Il tempo passa inesorabile per tutti, è inutile cercare di ingannarlo. I Diaframma dell’ormai super testato Federico Fiumani sembrano portare sulle spalle il fardello fastidioso della primissima (e bellissima) New Wave italiana non senza qualche cedimento. A proposito, Siberia (disco che non ha bisogno di ulteriori presentazioni) quest’anno compie trent’anni ed esce con una edizione delux da veri intenditori nostalgici. Si era annunciata e poi subito smentita una reunion live con Miro Sassolini saltata (o forse mai accordata) a colpi di interviste e post su facebook che non possono fare altro che far sorridere noi sfegatati “fen”. Ma sorridere a volte non basta. Questo duemilatredici dalle condizioni climatiche impazzite porta alla luce l’ultima fatica dei Diaframma chiamata Preso nel Vortice e attesa non senza un filo di scetticismo vista la prolifica attività del Fiumani che sforna dischi come fossero pagnotte. E qui una situazione imbarazzante si viene a sovrapporre tra la mia curiosità (resa irresistibile dalla personale passione per la band) e la delusione con la quale non vorrei tornare nuovamente a fare i conti visti i deludenti dischi precedenti. La mia paura è giustificata dal fatto che non ascoltavo qualcosa di molto buono dal 1994, anno in cui usciva Il Ritorno dei Desideri fatta eccezione per il personalissimo Donne Mie del 2006 targato interamente Federico Fiumani e qualche altro rarissimo episodio rilegato a singoli pezzi di altri dischi. Bene ma siamo qui per cercare di analizzare Preso nel Vortice. Il primo ascolto è stato di una delusione impressionate, non riuscivo a trovare parole per quello che stavo ascoltando, pensavo e ripensavo a quale fosse stato un elemento positivo ma più mi sforzavo e più la mia mente produceva merda in quantità industriali. Ho veramente iniziato ad avere paura. Una altra delusione non era poi così impossibile, anzi. Poi mi sono ricordato che Federico Fiumani ha bisogno di fiducia e che quel mio terrorizzante ascolto non era altro che figlio dei miei insensati pregiudizi (alimentati dai precedenti lavori), dovevo recuperare quella maldestra situazione e rendermi conto velocemente del disco che potevo perdermi, la situazione era diversa dalle ultime volte e questo disco nascondeva sorprese, non sensazionali ma comunque piacevoli sorprese. Ascolto nuovamente e qualcosa già sta cambiando, poi affino l’ascolto e le cose vanno sempre meglio. Preso nel Vortice inizia a prendere una forma degna dell’artista che lo ha scritto. Preso nel Vortice si apre con “Atm”, una genialata pazzesca con la capacità di passare in pochi ascolti da pezzo pietoso a pezzo importante, gli arrangiamenti sempre e comunque ridotti all’osso confermano lo stile compositivo che ormai appartiene al songwriter fiorentino. I testi sono sempre bellissimi e in “Claudia mi Dice”e “Luglio 2010” questa spietata caratteristica trova ancora consensi favorevoli come fosse la prima volta. Con la partecipazione di Max Collini degli Offlaga Disco Pax in “Ho Fondato un Gruppo” il disco vuole stringere compromessi con le nuove generazioni musicali mantenendo vivo il ricordo di vecchi compagni come Marcello Michelotti (Neon) e Alex Spalck (Pankow) che danno la loro partecipazione al disco. Poi tanto valore con le capacità artistiche di Gianluca de Rubertiis e Enrico Gabrielli. Esiste anche una canzone che per qualche assurdo motivo è dedicata all’ormai più show man che musicista Piero Pelù (“Ottovolante”), e con questa abbiamo cercato di accontentare veramente tutti. Preso nel Vortice non resterà alla memoria come il disco dell’anno e per quanto mi riguarda non trova spazio neanche nella top tre dell’ultimo mese, rimane comunque una piacevole riscoperta alla quale in qualche modo riesco a sentirmi legato, la continua voglia di Federico Fiumani di rimettersi in gioco non deve mai essere sottovalutata, lui è l’artista immortale che riesce a tirare fuori cose bellissime e cagate pazzesche con una disinvoltura allucinante, Preso nel Vortice rimane un disco senza paura ma purtroppo le cose inevitabilmente cambiano e gli eroi non sono sempre gli stessi.