Ep Tag Archive

Paura di Tutto è il nuovo Ep de Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere

Written by Novità

È un vero e proprio prologo al concept album di prossima pubblicazione.

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Raniss – “Neve” [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

“Neve” è un brano diretto, in stile grunge anni ’90. Una visione decadente che è una delle marce di questo EP: una contrapposizione di idee tra la rinascita e l’abbandono sulle tematiche che toccano tutti, più o meno direttamente, ogni giorno.

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Landlord – Aside

Written by Recensioni

Scrivere dei Landlord senza citare la loro partecipazione ad X-Factor sarebbe inutile e controproducente, nonché sintomo di incoerenza intellettuale. Se spesso queste “fortune” si rivelano in realtà controproducenti per artisti e band, stavolta stiamo assistendo ad un’interessante eccezione.
Portatori di un sound pulito e preciso, di soluzioni melodiche interessanti – anche se non rivoluzionarie – e di una delicata voce femminile (Francesca Pianini), i quattro di Rimini hanno potuto, grazie alla enorme cassa di risonanza della prima serata, portare nelle case degli italiani un sound diverso dal solito prodotto impacchettato e pronto all’uso da consumarsi in pochi mesi. I Landlord hanno davvero qualcosa da dire e cominciano a scrivere la loro storia con un EP dal titolo sibillino Aside fuori per INRI (e scusate se è poco).
Cinque tracce per poco più di venti minuti sono sufficienti a scrollarsi di dosso la pesante eredità televisiva: Let me tell you I don’t care about it / Leave it behind, get by, get by è il ritornello dell’opener “Get by” e sembra ribadire più volte questo concetto. I Landlord confidano nella bontà del proprio progetto e non abbandonano la strada maestra (in “Still Changing” il termine “stay” è ripetuto molte volte) facendo di un’elettronica sapientemente addolcita il proprio marchio di fabbrica. Royksopp, Arcade Fire e The National sono tra gli ispiratori del quartetto ma nessuna di queste influenze è così evidente da risultare sgradevole o troppo presente, tutto appare in perfetto equilibrio.

Aside è solo un assaggio di qualcosa che si preannuncia esplosivo, nonché il perfetto compromesso tra Electro, Trip-Hop e Pop, laddove quest’ultimo fa rima con ricercatezza e distinzione.
I Landlord preferiscono restare, almeno per ora, volutamente Aside e far leva sulle proprie possibilità, forti di una capacità compositiva superiore alla media e di un’attitudine elegantemente Pop che li rende padroni di un linguaggio di respiro internazionale.

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #13.05.2016

Written by Playlist

Bruuno – Belva

Written by Recensioni

Tra screamo e post-hc, la band esordisce con l’EP su etichetta V4V.
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #29.04.2016

Written by Playlist

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #22.04.2016

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Dardust – Birth

Written by Recensioni

Dardust è un nome d’arte che racchiude in sé le anime del pianista e compositore Dario Faini. Una vera e propria crasi che eredita una buona percentuale di stelle, non solo per l’esplicita citazione a Ziggy Stardust di Bowie, ma soprattutto per il valore del lavoro di Dario come compositore e autore per molti artisti del panorama mainstream come Marco Mengoni, Francesco Renga, Irene Grandi, Fedez Luca Carboni, per citarne alcuni.

Birth è il secondo album di una trilogia iniziata nel 2014 con 7. Il progetto nasce con la volontà di raccontare attraverso tessiture di suoni elettronici e melodie minimali paesaggi e scenari di tre città Berlino, Rekiavik e Londra.
Il secondo capitolo è quindi dedicato all’Islanda e alla sua proverbiale natura esoterica e magica. Il freddo, l’isolamento, il cielo stellato percorso dell’aurora boreale sono solo alcune delle suggestioni che le note dei dieci pezzi di Birth lasciano trasparire. Come l’Islanda pacifica e desolata in superficie, ma che ribolle di vita al suo interno, il disco mette in scena uno schema musicale metodico: cinque brani neomelodici, nei quali il pianoforte e gli archi rappresentano i pilastri portanti, e cinque brani “loud” nei quali i suoni diventano elettronici e ritmi incalzano l’ascoltatore. Apparat, John Hopkins, Apex Twins si mescolano in un costante gioco di ruoli. I brani melodici sono rotondi, pieni, caldi tanto da scaldare il pungente freddo islandese. Uno sguardo delicato all’interno di un piano sequenza tra lande innevate, gyser di vapore e strade che sembrano perdersi all’orizzonte.  L’elegante “Slow Is The New Load” e la leggera “Næturflüg” sono l’esempio di questa voglia di rallentare e assaporare l’istante, coglierne l’essenza, lasciando che la natura faccia la sua magia.  I brani “rumorosi” invece, pulsano di vitalità e racchiudono in sè vere e proprie esplosioni di synh e drum machine. Il ritmo a volte incalza, e le stratificazione dei suoni raggiungono momenti al limite come in Bardagin (The Battle), a volte si dispiegano e si sviluppano progressivamente nel corso del brano, come nell’eterea“Á Morgun” oppure si fanno esplodere all’improvviso mostrando la potenza e la fierezza di un lupo in corse, “The Wolf”.

Birth è un album ambizioso e originale, una terra di mezzo, dove vige la continua e costante ricerca del compromesso tra melodico ed elettronico. La voglia di trovare il modo per far dialogare due anime, un lavoro in divenire volto alla creazione e alla sperimentazione. Aspettiamo, ora, il terzo capitolo per apprezzare l’opera nel suo complesso.

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“Mi Sento Indie”, un progetto per far spazio alla nuova musica italiana

Written by Novità

Continua “Mi Sento Indie”, il progetto di sviluppo della produzione musicale indipendente promosso da Radio Coop, IRMA records, M.E.I. (Meeting delle etichette indipendenti) e Librerie Coop.

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Karoshi – Libellula [FREE DOWNLOAD]

Written by Anteprime

Karoshi stanno per tornare con il loro secondo EP, Antera, quattro brani tra sperimentazioni psichedeliche e post-rock, in uscita l’8 marzo prossimo. 

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Nadj – Ep

Written by Recensioni

Dopo diversi lavori alle spalle, tra cui l’ottimo Lp del 2007 e il comunque interessante L’Oeuvre au Noir del 2012, torna la francofona Nadj con un Ep che prova a rispolverare lo spirito di un tempo senza troppa convinzione, a dirla tutta. Con una vita fatta di musica che ormai supera i due decenni, il suo stile è sempre stato contraddistinto da una notevole astrattezza e da una continua ricerca di indipendenza sonora che l’hanno portata a scegliere sempre la strada dell’autoproduzione, pur, in questo caso, con la collaborazione di artisti membri del ben noto Il Teatro degli Orrori e la presenza non invadente della piccola ALMeidA, creatura della stessa Nadj del resto. Tutte le premesse lasciano supporre un lavoro stimolante, decisamente fuori dagli schemi e con notevoli spunti d’interesse eppure l’ascolto lascerà ben più d’un sapore amaro in bocca. Le quattro tracce fanno una fatica pazzesca ad amalgamarsi tra loro, creano un sound confuso, in cui elementi Blues e Grunge si mescolano al più classico Alternative Rock anni 90 ma senza mai scorrere in maniera fluida e gradevole ma piuttosto arrancando mal supportati dalla voce monotona e quasi cacofonica di Nadj e del suo francese fuori luogo. Sembra aprirsi in un demoniaco Avant Folk l’Ep quando partono le prime note di “Le Ciel de Nuit” ma il brano non prende mai consistenza, risolvendosi nella più completa banalità sonora. Non fa meglio la successiva “Le Fièvre” che dovrebbe garantire una certa potenza senza riuscirci mentre saliamo leggermente di livello con “Le Lion” che tuttavia resta di una insipidezza e d’una prevedibilità imbarazzante. Assolutamente senza senso l’ultima traccia, “Toutes les Fountaines”, buona solo a complicarci la comprensione d’un Ep che faccio davvero fatica a giustificare.

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McKenzie, il 22 gennaio esce l’ep omonimo

Written by Senza categoria

Il trio McKenzie, formato in Calabria nel 2015 e composto da Frank (batteria), Luke (basso, voce) e Renato (chitarra, voce), fa il suo esordio discografico con un ep, omonimo: cinque brani (500 giorni in fiele, Alba nera, Fenice, L’ultimo, Negli occhi il gesto) per ventidue minuti di durata che rappresentano questo primo periodo della band. L’ep, con evidenti influenze dei gruppi anni ‘90 che il trio ama ascoltare e miscelare, è stato realizzato a mano, copia per copia. “Il suono è istintivo e sporco di saletta, – spiega il trio – i testi (in italiano) non sono proprio leggeri, nei nostri primi brani si parla di dinamiche relazionali che improvvisamente non funzionano più e lasciano con la nera incertezza del “cosa rimane”. Con la produzione artistica di Vladimir “Kayadub” Costabile, l’ep è stato registrato in casa a Falerna Marina con uno studio mobile (KayaStudio Mobile), mixato al Dissonanze Studios, coprodotto da McKenzie e LaLumacaDischi con la “amichevole supervisione” di Black Candy record, con distribuzione digitale Audioglobe.

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