Da oggi 20 Febbraio in tutti gli store il secondo disco del cantautore e producer abruzzese Paolo Tocco. Si intitola Il Mio Modo di Ballare pubblicato dalla Protosound Records. A distanza di 5 anni circa dall’esordio ottimamente accolto dalla critica – dal titolo Anime Sotto il Cappello – e dopo oltre 10 passati al fianco di Giulio Berghella nell’attività di produttore e promoter, Paolo Tocco torna a fare la sua musica portando con se tutta la squadra della Protosound Polyproject sotto la direzione artistica del producer Domenico Pulsinelli. Un nuovo disco, un concept che racconta le mille sfaccettature dell’ipocrisia. “Ognuno in questa vita ha il suo modo di stare al mondo…il suo modo di ballare” L’ipocrisia che subiamo o che viviamo coscientemente, l’ipocrisia che ritroviamo in un sentimento nobile come l’amore o nell’accettazione forzata di una malattia…ma anche l’ipocrisia che non credevamo ci potesse appartenere.” 11 nuove canzoni cariche di tante emozioni e di ricche simbologie, dalle ballate della classica canzone d’autore italiana all’elettronica contemporanea, da un certo tipo di etnia mediterranea all’Islanda dei Sigur Ross. E ancora: troveremo lo swing elegante con una voce realizzata col telefonino piuttosto che la romantica nenia pianoforte e voce, qualcosa del soft rock americano di Jackson Browne piuttosto che un sentore ruggine di pop rock nostrano. E tanto altro… Il Mio Modo di Ballare invita anche quell’ascolto attento pronto a soddisfare anche i palati fini di chi ha un’importante sensibilità tecnica perchè questo disco è anche il frutto di un prezioso artigianato sonoro cesellato con grande mestiere, un prodotto che oggi, con la crisi ormai imperante in ogni ambito sociale e culturale, raramente si ha modo di sviluppare. Fatta eccezione per Claudio Esposito (chitarrista e produttore napoletano che ha suonato tutte le chitarre acustiche ed elettriche oltre ad assistere la produzione in studio), per la cantante di origini etiopi Helen Tesfazghi che ha cantato nel brano “D’oro e di pane” e per il pianoforte di Vincenzo Murè (Ridillo, Vecchioni, Morandi), per il resto tutto il team di lavoro è Abruzzese a partire dalla produzione artistica firmata da Domenico Pulsinelli che ha suonato i sint e curato le programmazioni. E ancora l’immancabile Giulio Berghella al basso, ma anche Giuliano De Leonardis (Equipe 84) al basso fretless, Carlo Porfilio alla batteria, Walter Caratelli alla batteria swing e alle percussioni, Angelo Tracanna al contrabbasso, Gabriel Rosati ai fiati, Elena Dragani altra voce femminile, Simone Agostini alla chitarra fingerstyle e bouzouki greco, Daniele Di Diego alla chitarra classica 7 corde, Marco Di Blasio alla fisarmonica e Francesco Pulsinelli alla chitarra semi-acustica.
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Esce oggi Il Mio Modo di Ballare di Paolo Tocco
I Valium – Revolution
Si definiscono, abbastanza pomposamente, “new beat, un genere nuovo, maledetto ed elegante, fantasioso e noir, che scompone l’epoca beat e la dissacra, trasformandola in un fenomeno di costume contagioso e radical chic”: sono I Valium, band salernitana con dieci anni di vita, diverse demo e un disco alle spalle (l’esordio La Maledizione Sta Per Arrivare), tornati oggi con il nuovo Revolution, registrato nell’estate 2012 in presa diretta per dargli un calore vintage.E infatti il calore c’è tutto: il disco suona ruvido, a grana grossa, una trama spessa che dona la giusta intensità al loro Rock retrò, che prende a pieni mani (per l’appunto) dalla scena Beat italiana degli anni ’60 (“Cuore di Rubik”), sporcandola di Garage (“Io Sono un Punk”) con qualche richiamo (ma nemmeno troppi) all’indipendenza contemporanea (“15 Anni”) e al Rock italiano anni ’90, pace all’anima sua (“Tu Fai i Conti Con il Diavolo”). Ci sono chitarre taglienti, riff nostalgia, una voce piena di personalità, alta e teatrale, ed un impianto che, per la maggior parte, gioca, si diverte, ride e sorride; a volte sghignazza, più raramente ringhia, ma sempre con uno spirito da Secondo Dopoguerra, da musica suonata come una volta. Tastiere e cori ci riportano direttamente ai quei grandi gruppi italiani del passato che facevano del Rock oltre (-manica e -oceano) la loro diretta ed ovvia ispirazione (citati dagli stessi I Valium: Equipe 84, I Corvi, I Ribelli…).
Un disco per nostalgici? Certo, ma non solo. Un disco di buon Rock degli anni d’oro, fatto con mestiere e simpatia, e soprattutto senza prendersi troppo sul serio, che non fa mai male. Il New Beat? Secondo me non esiste, ma, ciononostante, perché non farsi una passeggiata sul viale dei ricordi con I Valium?