Il mondo era bello e le caprette facevano ciao! Il modo adesso è brutto e le pantegane fanno ciao! Gli Etnia Supersantos arrivano al secondo disco L’Abominevole uomo delle fogne in forma smagliante e senza pensieri martellanti nella testa, come sentirsi non condizionati da tutto quello che quotidianamente ci percuote la testa. Un disco leggero nei contenuti e pesante nei significati, si “offende” con ironia, si suona tanto e decisamente bene. Se la voglia è quella di danzare, bere e lasciarsi andare questo è il disco giusto, se volete arrovellarvi il cervello con sentimenti nascosti e lacrimucce forzate lasciate perdere questo lavoro, non è roba dal cuore tenero. E’ roba per guasconi scaccia pensieri in cerca di divertimento.
Si balla dall’inizio alla fine respirando melodie esotiche (La Jungla, le Scimmie, le Liane), si fanno escursioni improbabili alla ricerca della componente ritmica (L’Escursione sul Monte Sinai) e tutto sommato perdo il filo della ragione quando (Soffro) il calo del desiderio è politico e non sessuale. Un Varietà a tutti gli effetti, una rappresentazione sciocca della vita, un modo simpatico per ingoiare bocconi amari ai quali siamo ormai costretti a fare la bocca. Bene, L’Abominevole uomo delle fogne rilassa la mia nervatura e prepara le labbra ad incontrare un sorriso ben voluto, certe cose sono fatte per questo. Non un disco simbolo della discografia italiana ma un momentaneo anti dolorifico e un calcio nelle palle alle sofferenze (almeno per qualche minuto). Un cast ricco di musicisti quadrati che danno spessore all’intero album, un disco da prendere nudo e crudo senza farsi troppe domande. Fondamentalmente un buon lavoro. Gli Etnia Supersantos sanno come fare per sentirsi importanti, sanno far ballare e soprattutto sanno far sorridere. Vi sembra poco? L’Abominevole uomo delle fogne bisognerebbe ascoltarlo in mutande sul balcone di casa sorseggiando un cuba libre e fregandosene altamente della merda che ci cade sulla faccia.