L’elefante è un animale imponente legato dall’alba dei tempi alla cultura religiosa e alle credenze mistiche dei popoli. Emblema di una natura originaria, contatto con una saggezza primordiale, intersezione d’infinita grazia e immensa potenza. Congiungersi a questo mondo simbolico e ancestrale è una dichiarazione d’intenti sfidante. I Majakovich ci avranno pensato bene affidando al grande pachiderma il nome del loro terzo lavoro in studio, uscito a due anni di distanza da Il Primo Disco Era Meglio. Questa nuova avventura, realizzata per la V4V Records, rappresenta un’importante tappa per il gruppo, nella quale consolidare quanto realizzato nelle esperienze precedenti e al quale aggiungere elementi di crescita stilistica e musicale. L’apertura del disco è affidata al brano “Elefante”, potente e maestoso, dal ritmo marcato, addolcito dalla scelta degli archi, che donano un alone solenne e arioso al pezzo. La voce in secondo piano, quasi sommessa e confusa con i suoni crea immediatamente un saldo legame con il loro animale totem. Sembra quasi di vedere il lento procedere, il passo pesante, la polvere alzarsi e disperdersi all’orizzonte. Se l’inizio apre le porte a una cerimonia sacra, dai toni pacati, la rottura è imminente e improvvisa, si viene buttati nella fossa dei leoni, con due brani nubilosi, sanguigni, in un crescendo di energie e cassa. “Diecimila Ore” e “Aprile” ricordano molti elementi che li accomunano ai loro compagni di regione Fast Animal and Slow Kids e ai milanesi Ministri. La miccia però è stata accesa e la furia dei brani non intende dare tregua all’ascoltatore, il ritmo s’incazza e le chitarre s‘inferociscono andando in territori vicino allo stoner come in “Piero Potami a Scuola”. Un’attitudine che li avvicina, invece, al sound dei Gazebo Penguins. Come ogni tempesta, però, arriva il momento della quiete, in cui il respiro rallenta un pochino e i suoni si ammorbidiscono lievemente. Spetta infatti, a “L‘ultimo Istante Prima di Partire” e “Meledetto Me” ridarci fiato, moderando l’impeto e il ritmo generale dei pezzi , che spogliati della ferocia lasciano un velo di malinconia. Elefante ci lascia con l’ultimo colpo di coda, per non dimenticare la forza con cui si è stati travolti poco prima, col brano di chiusura “Salvami”. I Majakovich con questo disco confermano il buon percorso intrapreso e si dimostrato all’altezza del panorama musicale in cui si muovono. Il disco beneficia di una scelta equilibrata e dosata di calma e impeto, all’interno di una parabola ascendente più ampia che incornicia tutti i pezzi del disco. Una sequenza che rispecchia l’ordine naturale delle cose e che riesce ad essere convincente ma non completamente.