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Todays Festival | Torino 26-27-28/08/2016
E così l’autunno è arrivato, ed il TOdays festival è stato ancora un’ottima occasione per salutare l’estate in maniera degna. Il festival torinese che, tra le tante cose, mira anche a valorizzare la periferia di una città ormai sempre più ricca di architetture post-industriali soggette ad opere di riqualificazione, si è svolto in ampia parte, come l’anno scorso, in uno dei centri nevralgici della musica torinese: Lo Spazio 211. Altra sede riconfermata è quella del Museo Ettore Fico, che ha ospitato le esibizioni al chiuso di Calcutta (con coro Gospel a seguito) e AtomTM e Robin Fox in Double Vision, eventi gratuiti e a numero chiuso, in teoria accessibili a tutti coloro in grado di ritirare un biglietto in sede, nella pratica inaccessibili (causa sold out) a chi si è goduto il finale del live allo Spazio 211. Tra le nuove entrate, parlando di location, vi è l’ Ex Fabbrica Incet, edificio appartenente al patrimonio architettonico industriale ormai in disuso e riconsegnato alla popolazione quale sede di eventi all’aperto, comoda per i suoi ampi spazi e generosa per la sua acustica. E ancora il Parco Aurelio Peccei, che ha ospitato in anteprima, nella giornata di domenica 28 agosto, uno degli spettacoli più emozionanti di tutto il festival: Viaggio al Termine della Notte di Elio Germano e Teho Teardo, liberamente tratto dal capolavoro di Louis Ferdinand Céline. Spettacolo intenso, nelle musiche e nei testi (rivisitati e completamente inediti), ricco di momenti di riflessione e di introspezione, aspetti purtroppo vanificati dal forte caldo (probabilmente la causa che ha fatto slittare l’orario di inizio dalle 16.00 alle 17.00, con immensa gioia per i puntuali) e dal luogo non proprio adatto al tipo di spettacolo, (non a quell’ora, almeno), anche se le urla di sottofondo dei bambini dediti ai giochi pomeridiani sono almeno sintomo di un quartiere vivo!
Si comincia puntuali, quasi sempre (qualche ritardo nell’ultimo giorno) e la scaletta fortunatamente non prevede sovrapposizioni. Lo schema è lo stesso per le tre giornate: aprono le band del posto per poi passare ad altre realtà nazionali ed internazionali.
La prima giornata si apre con i suoni de il Pugile seguiti dall’elettronica dei Niagara, freschi di pubblicazione della loro ultima fatica, Hyperocean, e da Iosonouncane, ancora impegnato nella promozione di Die, uno dei dischi più belli del 2015 ma che purtroppo (ormai dopo 4 ascolti dal vivo posso dirlo) perde tantissimo nella bellezza del suono in versione live, ed è destinato a spezzarmi il cuore ogni volta. A chiudere la serie di concerti allo Spazio 211 ci pensa il Dream Pop degli degli M83.
Dopo il set di Calcutta al Museo Ettore Fico il festival si sposta all’Incet, dove ad attenderci ci sarà John Carpenter preceduto dalla chitarra di Paolo Spaccamonti accompagnato da Gup Alcaro (live electronics) del collettivo Superbudda, scelta a mio avviso riuscitissima, perché le cupe atmosfere e le distorsioni che la chitarra di Spaccamonti è riuscita a creare sono state il preambolo perfetto per poter entrare col cuore pronto nella musica visionaria di The Master of Horror. È incredibile pensare che John Carpenter abbia davvero quasi settant’ anni, la sua presenza scenica sul palco è enorme. Le colonne sonore dei suoi capolavori (tra i tanti: “Fuga da New York”, “Essi Vivono” e “Halloween”), rigorosamente accompagnate da video e dal conseguente boato del pubblico, si alternano ai pezzi appartenenti alla sua “nuova carriera” di musicista, sfociata nella pubblicazione prima dell’album Lost Themes e poi, nel 2016, di Lost Themes II. Si chiude così, col botto, questa prima giornata, e non meno carichi si passa alla seconda.
Il 27 agosto si comincia con i con i portentosi Stearica e con i pezzi tratti dal loro ultimo album, Fertile, che ho ascoltato diverse volte e che nella sua versione live raggiungono vette di potenza egemonica notevoli, arricchendosi di sfumature, dettagli, suoni, che lo rendono diverso di volta in volta, a dimostrazione che le loro esibizioni live sono qualcosa di prezioso e notevole.
A loro seguono i romani Giuda, acclamatissimi dal pubblico ma non di certo quanto Francesco Motta, in arte semplicemente Motta, protagonista indiscusso dei festival estivi italiani (insieme a Calcutta ed a I Cani, ovviamente). Sebbene l’ascolto de La Fine dei Vent’Anni mi abbia fatto pensare a sonorità più vicine al Pop nostrano, dal vivo la sua esibizione diventa decisamente più graffiante e godibile alla mie orecchie. Una nota di disappunto la provo quando rifletto sul fatto che sia proprio lui ad esibirsi prima degli headliner (la stessa sensazione che avrò per I Cani che si esibiranno prima dei Soulwax). In un festival di questo calibro mi sarebbe piaciuto qualche colpo di scena in più (vedi Spaccamonti che si esibisce prima di Carpenter), che venisse data ad altri artisti nostrani, probabilmente meno pubblicizzati in questo periodo ma sicuramente non meno validi, la possibilità di potersi esibire in presenza di un pubblico più corposo. La scelta dei sopra citati (Motta, I Cani), sarà pure stata strategica, ma di certo non può definirsi originale.
The Jesus and Mary Chain salgono sul palco e come spesso capita con i grandi nomi dei veterani della musica, l’attesa si carica di curiosità e aspettative che nella maggior parte dei casi si riveleranno esagerati. In questo caso ci siamo trovati davanti un live godibile, ma con moderazione, senza picchi di esaltazione.
Saltando AtomTM e Robin Fox causa sold out, ci spostiamo direttamente all’Incet per l’esibizione de I Cani e a seguire dei Soulwax, autori di uno spettacolo che difficilmente mi toglierò dalla testa. In tutto sul palco sono in sette. Tra loro, tre batterie, una delle quali suonata da Igor Cavalera dei Sepultura. Il colore predominante è il bianco ghiaccio. Il suono è un misto di elettronica e percussioni primitive. Il risultato è uno spettacolo di suoni e luci al quale l’intera Incet non può fare altro che piegarsi e cominciare a muoversi, senza sosta. E finisce così il secondo giorno.
La terza giornata vede il pubblico un po’ stanco, e lo si intuisce dal numero di coperte sul prato in notevole aumento. C’è però chi ha ancora un po’ di energia per farsi trasportare dal sound eclettico di Victor Kwality, e chi anche sotto il sole ancora cocente delle sette di sera non rinuncia a guadagnarsi le prime file per godersi The Brian Jonestown Massacre, che hanno sostenuto uno spettacolo di altissimo livello, anche se ha perso un po’ di fascino a causa dell’orario.
Abbandonate le atmosfere più cupe ci si sposta ad atmosfere più Indie e “danzerecce” prima con i Local Natives, e successivamente con i Crystal Fighters, autori di Electro-Folk che li ha portati ad addobbare il palco in modo tale da trasformarlo in una giungla. La chiusura è in bellezza con i Goat, e anche se ci si arriva un po’ stanchi e stremati, nulla può contro i loro ritmi viscerali ed il loro suono sinuoso. Finisce così il TOdays 2016, tra questi suoni e luci che sprigionano un calore che speriamo ci accompagni a lungo, almeno fino alla prossima estate.
Il TOdays vince anche quest’anno. L’offerta musicale è stata enorme e di certo questo festival, ancora molto giovane, già compete in popolarità con altri eventi (nostrani e non) di fama internazionale. I presupposti ci sono e la strada su cui ci si è incamminati è quella giusta, i progressi si sono visti. Manca ancora però un ultimo slancio finale verso l’alto, per alcuni motivi che ho citato sopra. Auguro al TOdays di arrivare ad avere gambe fortissime, di prendere la giusta rincorsa e di spiccare, infine, il volo.
Siren Festival 2016, Vasto (CH) | 22-23.07.2016
Quello di periferia è un concetto tra i più relativi ma in Italia la periferia musicale è inscrivibile nello stesso perimetro che individua quella geografica, quello stivale appeso all’Europa e alla speranza di vedere gli artisti internazionali varcare latitudini al di sotto di quelle padane.
(foto di Francesca Santacroce)
Blonde Redhead @ Onde Sonore Festival, Pescara 19.07.2016
Dev’essere stato così che l’ingegner Liberi immaginò l’anima della Pineta Dannunziana all’inizio del secolo scorso, quando la città di Pescara era ancora tutta da inventare.
Un po’ di foto dal Siren Festival 2016
In attesa di potervi raccontare tutti i dettagli della splendida terza edizione del Siren Festival di Vasto appena conclusasi, eccovi un po’ di scatti della due giorni musicale più intensa dell’Adriatico.
Enjoy!
(foto di Francesca Santacroce photography | fsantacroce@tiscali.it)
Siren Festival 2016 | line up, orari e location
Manca pochissimo al Siren Fest 2016 di Vasto, che avrà inizio questo giovedì 21 luglio.
Oltre al programma già annunciato e ai palchi in centro storico ci sarà un’altra location, la Siren Jäger Beach, presso il Lido Sabbia D’Oro a Vasto Marina, che il giorno ospiterà dj set e incontri e la notte si trasformerà in dancefloor con i dj set di Clap Clap, Krsn Brasko, Francisco e Miz Kiara (Female Cut). Per chi volesse rimanere in paese, sappiate che dopo i concerti anche al Cortile D’avalos ci sarà da ballare, coi dj set di Low.e – Harmonized, Marco Passarani, Rino Leonio – Zu Bar e il live di Gold Panda.
Radio2 Rai sarà media-partner e radio ufficiale del festival e trasmetterà la serata di venerdì 22 in diretta da Piazza Del Popolo!
Le location di questa edizione saranno quindi Piazza del Popolo, il Cortile di Palazzo D’Avalos, Porta San Pietro (Tuborg Stage), i Giardini di Palazzo D’Avalos, il Siren Jäger Beach e la Chiesa di San Giuseppe.
Ecco la line up dei 4 palchi con gli orari definitivi.
Sarà possibile salire ai concerti in paese dalle 18 e poi la notte scendere ai DJ set presso la Siren Jager Beach servendosi della navetta gratuita:
ORARI FREE SHUTTLE BUS
18:00 – 22:00 // 00:00 – 04:00
da Piazza Rossetti (via Giulia) – Piazza Fiume (Vasto Marina)
Anohni @ Flowers Festival, Parco della Certosa Reale, Collegno (TO) 12/05/2016
Il Flowers Festival, giunto alla sua seconda edizione, ospita quest’anno, nella cornice del Parco della Certosa Reale di Collegno, un paio di appuntamenti molto importanti, tra questi uno dei più attesi è sicuramente quello con Anohni. La transgender ha da poco pubblicato Hopelessness, disco dove a supportare la sua splendida voce troviamo i suoni creati da Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never) e Ross Birchard (Hudson Mohawke), coproduttori del disco.
Un nuovo nome dunque, che l’artista usa da tempo in privato per mettere in risalto il suo lato femminile, ed nuova partenza, a sei anni dall’ultimo lavoro firmato Antony And The Johnsons, con un disco urgente, dai forti messaggi politici e dalle parole apparentemente semplici, più collettive che individuali, eppure intime, profondamente coscienti, estremamente dolorose e universali.
Il numero dei presenti accorsi alla Certosa Reale è piuttosto significativo ma lontano dal sold out che credevo di trovare nonostante questa sia l’unica data italiana per godere di Anohni. Perchè si tratta di una musicista importante che, oltre che questo buon esordio con la sua nuova identità musicale, già in passato ha regalato signori dischi, perchè i due musicisti che la accompagnano fanno parte dei nomi indubbiamente di rilievo della musica elettronica contemporanea, perchè credo che in qualunque altro paese con una cultura musicale quantomeno discreta una data unica di questo trio in uno spazio come questo avrebbe fatto il tutto esaurito, probabilmente già da giorni prima dell’evento. Credo che in Italia in futuro dovremo accontentarci, ben più di quanto già non si faccia oggi (quanti artisti girano intorno al nostro paese senza mettervi piede?) se queste sono le risposte che i promoter hanno dall’organizzare un evento come quello di stasera, ma tant’è… Perdonatemi la divagazione e torniamo alla musica suonata.
Il live inizia, puntualissimo, alle 22,15 quando un rumor bianco avvolge la Certosa. Bisogna però attendere ancora parecchio prima di sentire la voce di Anohni, infatti dopo 5 minuti abbondanti di questo suono, mentre nulla accade sul palco, ecco che per altri 15 (veramente troppi) lo sentiremo andare avanti con piccole modulazioni accompagnato dalle immagini del maxi schermo situato a centro palco di una Naomi Campbell, a tratti ammiccante, che si muove all’interno di un garage nell’abito succinto col quale appare nel video di “Drone Bomb Me”. Dopo questi 20 lunghissimi minuti, quando ormai buona parte del pubblico ha perso la speranza (e la pazienza) ecco partire giustappunto “Hopelessness”. Anohni non è ancora visibile ma finalmente la sua presenza si sente, mentre ai lati del palco Lopatin e Birchard sono già alle loro postazioni e lo schermo che proiettava la Campbell lascia spazio ad un volto di donna dallo sguardo intenso ma sfinito, il viso truccato di bianco, quasi come arrivasse dall’aldilà, mentre nella zona degli occhi sino a scendere su alcune zone delle gote il colore è un rosso piuttosto marcato, come a farci immagnare delle tumefazioni o delle lacrime di sangue sul suo viso; sembrerà quasi sia lei ad intonarci il pezzo, muovendo le labbra proprio come le muoverebbe Anohni se potessimo vederla. Sulla successiva e bellissima “4 Degrees” (pezzo presentato al Primavera Sound 2015 coi Johnsons) Anohni fa il suo ingresso sul palco, un mantello nero con cappuccio a coprire la testa e sul volto un velo dello stesso colore.
Questa sera Anohni sarà solo una presenza fisica, la sua sublime voce sarà prestata alle donne che scorreranno sullo schermo, saranno loro a rappresentarla mimando le parole dei testi, frequentemente come a cantare insieme a lei, oltre che per loro stesse e per tutti i presenti, altre volte interpretandole coi loro occhi (spesso in lacrime) e le loro espressioni del viso. Saranno queste donne, artiste di varie etnie ed età, insieme alla voce di Anohni le protagoniste della serata. Il martellamento denso ed epico di “4 Degress” scalda l’atmosfera (ma in casi come questo non credo la Terra ne risenta, anzi) e si inizia a vedere anche qualcuno che in qualche modo balla.
Dal riscaldamento globale si passa alla sorveglianza globale con la bellissima “Watch Me” dove Anohni muove eloquentemente le braccia, allargandole e portandole al cielo, come ad attirare ancor più l’attenzione di questo Daddy, sorta di grande fratello, con la consapevolezza di chi sa di essere controllata. Tra due brani inediti (molto bello “Paradise”, il primo dei due, dove Anohni sfoggia tutta la sua capacità vocale su un tappeto elettrico ora soffuso ora scosso a intermittenza senza mai risultare invasivo) trova posto “Execution”, brano sulla pena di morte dove la voce e soprattutto il gioco di synth caldi e ballabili contrastano fortemente con l’argomento toccato.
Su “I Don’t Love You Anymore”, forse il brano più puramente Pop, nonché più personale del disco e dunque del concerto, sullo schermo sarà Anohni stessa ad essere proiettata, ma solo una parte del viso, esclusa la bocca, a quella donna non c’è bisogno di dar voce, ne ha già una, bellissima, ed è lì sul palco a farcela ascoltare.
Esattamente a metà concerto, nella stessa posizione che occupa nel disco arriva il funereo mantra “Obama”, per l’esecuzione di questo brano anche OPN e Hudson Mohawke, entrambi in felpa nera, copriranno la loro testa col cappuccio. Il brano live ha una resa ancora più incredibile, come se il suo fascino ipnotico e conturbante abbia la capacità di fermare tutto, a muoversi (e veramente molto se paragonata al resto del concerto) è invece Anohni che lo interpreta dando per buona parte della canzone le spalle al pubblico regalando ancor più l’idea di tradimento espressa nel pezzo. Altro momento straordinario arriva con l’intensa e struggente ballata “Why Did You Separate Me From the Earth?” che risulta ancor più bilanciata che su disco e dona l’ennesima grande prova vocale della Nostra ed un finale più Ritual-Trance.
Segue un inedito che risulta essere tra i momenti più puramente elettronici del live ad anticipare la meravigliosa ed empatica autocritica di “Crisis”, probabilmente il brano dalla costruzione elettronica più varia, e senza dubbio magistralmente costruita, dell’intero set. Il live va a terminare con “Marrow”, forse il pezzo rimasto più fedele all’esecuzione su disco, per quanto nulla sia stato stravolto, seguito dalla splendida “Drone Bomb Me”, inizalmente legata ad un breve inedito (“In My Dreams”) che porta nuovamente sulla schermo il viso di Anohni (questa volta completo) durante la dolcissima parte strumentale, viso che scompare lasciando lo schermo nero nel momento in cui l’artista anglo-americana inizia ad intonare le parole del brano (semplicemente quelle che formano il titolo) inginocchiata a terra, come in preghiera. Ed ecco che sulla prima nota di “Drone Bomb Me” sullo schermo ritorna la Campbell, questa volta solo il suo viso, in lacrime, mentre il brano scorre via confermando tutta la sua grandezza.
Il mio sangue, il mio sangue, scegli me stanotte, su queste parole Anohni lascia il palco e la modella lascia lo schermo facendo posto ad un’altra artista, un’anziana signora di colore capace di riassume perfettamente tutti gli argomenti trattati da Anohni stasera, un volto perfetto anche per rappresentare la natura, l’artista si dice preoccupata per quanto accade nel mondo e timorosa per come possa svilupparsi il futuro, mentre intorno la musica sfuma facendosi silenzio.
Un saluto accennato da parte di Lopatin e Birchard, il buio totale e poi le luci ad illuminare il Parco della Certosa Reale.
Un live coraggioso, perfettamente in linea con il disco pubblicato. Non ci sono state parole se non quelle delle canzoni, non si sono visti effetti speciali su quello schermo a centro palco, nessun gioco di luce particolare, tutto è stato emotività ed intimità, al centro di tutto un’artista, questa sera senza volto, dalla voce seducente e penetrante, dal vivo ancor più capace di mettersi (e mettere) a nudo, dando ancora più senso a quanto cantato. Il pubblico lascia la Certosa consapevole di aver assistito ad un concerto importante, significativo, e se ne va a casa, ognuno con la sua anima, un po’ più pesante, ma anche un po’ più pulita.
La speranza é ancora viva anche se per l’Italia la vedo male, ma fortunatamente, stando a quanto dice Anohni, siamo tutti americani (perdonatemi anche questa divagazione, collegata a quella di sopra).
Al via la decima edizione di Onde Sonore, con Blonde Redhead e Salmo
Si è tenuta ieri mattina presso il Comune di Pescara la conferenza stampa di presentazione di Onde Sonore X, la rassegna abruzzese giunta alla decima edizione, alla presenza di Giovanni Di Iacovo e Giacomo Cuzzi, assessori rispettivamente alla cultura e ai grandi eventi. Il festival nasce a Lanciano, come il suo direttore artistico Paolo Paolucci, e nel tempo si è mossa in tutta la regione ed oltre, lavorando con artisti emergenti e grandi nomi del panorama internazionale indipendente. Da qualche anno Onde Sonore è stabile a Pescara, e insieme all’Indie Rocket Festival ne arricchisce l’estate musicale.
Il salto di qualità è arrivato già dallo scorso anno con Paolo Nutini, ma per celebrare il decennale della manifestazione ed accogliere al meglio i protagonisti di questa edizione la Città di Pescara mette a disposizione quella che è probabilmente la sua location più suggestiva, il Piazzale Michelucci all’interno dello Spazio ex Aurum, architettura industriale di inizio ‘900 recentemente recuperata nel cuore della Pineta Dannunziana.
Ad inaugurare la rassegna il prossimo martedì 19 luglio saranno infatti i Blonde Redhead, trio newyorkese di origini italo-giapponesi che non ha bisogno di presentazioni e di cui Di Iacovo in primis si è detto entusiasta, che eseguirà i brani di uno degli album più significativi della propria carriera, Misery is a Butterfly, per uno show inedito accompagnato da un quartetto d’archi.
La serata di giovedì 21, in collaborazione di Anastasio Karonis di Dada Live, sarà invece dedicata a tutt’altro genere e vedrà la presenza di Salmo, al secolo Maurizio Pisciottu, rapper nostrano pioniere di una nuova declinazione del genere, che abbraccia sonorità elettroniche e hardcore.
19 luglio, ore 21 | Blonde Redhead plays “Misery in a Butterfly” w/ String Quartet | ingresso 22 € + d.p.
21 luglio, ore 21 | Salmo “Hellvisback Tour” | posto unico 20 € + d.p.
To Lose La Track, torna il festival Italian Party, domenica 17 luglio a Umbertide (PG)
Segnate la data sul calendario, domenica 17 luglio 2016 dalle ore 16 avrà inizio la sedicesima edizione dell’Italian Party, il festival dell’etichetta To Lose La Track.
Sedicente e sedicesima, sedici gruppi, due palchi (Piazza San Francesco e Chiostro), banchetti merchandise e autoproduzioni (vinili, cd, magliette, libri), area ristoro con i mitici panini (onnivori, vegetariani e vegani).
L’ingresso è gratuito!
In caso di maltempo il festival si svolgerà presso il Cinema Metropolis Umbertide.
Di seguito i gruppi partecipanti (sono 16 e sono mazzate!)
1. Delta Sleep (Brighton, UK)
2. GIONA (Napoli)
3. DAGS! (Milano)
4. Labradors (Milano/Cantù)
5. Marnero (Bologna/Roma)
6. MINNIE’S (Milano)
7. Riviera (Forlì)
8. LEUTE (Milano)
9. LAGS (Roma)
10. SHINEBOX (Foligno)
11. Crtvtr (Genova)
12. Urali (Rimini)
13. Baffodoro (Sassuolo)
14. McKenzie (Lamezia Terme)
15. Tante Anna (Pesaro)
16. BENNETT (Toscana, con membri di Disquieted By e C H A M B E R S)
Altre info su come dormire e arrivare | https://www.facebook.com/events/1039912982752980/
Qualche informazione turistica su Umbertide, le piazze e i monumenti | http://www.comune.umbertide.pg.it/Citta-e-territorio/Monumenti
A Torino è tempo di Non-Frequenze 24h Festival
Non-Frequenze 24h Festival è un appuntamento annuale organizzato dall’Associazione Culturale Banda Larga per diffondere il processo di riappropriazione culturale attuato ogni giorno attraverso il canale radio web Radio Banda Larga e coinvolgere la comunità locale in una grande manifestazione concentrata nell’arco di 24 ore. Ad animare la maratona di intrattenimento non-stop saranno concerti e dj set su quattro palchi, programmi radiofonici dal vivo, performance poetiche, mercatino con dischi, vestiti e autoproduzioni, vari stand di street food attivi 24 ore su 24 e un torneo di beach volley 4vs4.
La quarta edizione di Non-Frequenze 24h Festival avrà inizio sabato 2 luglio alle 12:00 per concludersi ventiquattro ore dopo a mezzogiorno di domenica 3 luglio. Tra gli artisti che saliranno sui quattro palchi del festival Dedalus (reunion della band jazz/prog formatasi a Torino nel 1973), Stump Valley, Indianizer, I Fasti, Ksoul, Gambo, Utku Tavil, Oslo, Renato Striglia. Tutti gli artisti che si esibiscono all’interno di Non-Frequenze 24h Festival hanno dei legami con Radio Banda Larga o con i suoi conduttori: la direzione artistica del festival segue un’ottica di rete contrapposta a quella di “guest star”.
F.A.Q.
Perché Non-Frequenze? Il termine non-frequenze proviene dal gergo utilizzato dagli speaker di RBL – “State ascoltando le non-frequenze di Radio Banda Larga” – e sostituisce il termine frequenze proprio delle delle radio a modulazione di frequenza.
Perché 24h? Radio Banda Larga trasmette tutti i giorni 24 ore su 24 e Non-Frequenze 24h Festival si pone come una giornata di palinsesto (molto) speciale.
Palchi e orari
● NFF Main Stage (open air*)
h 19:00 Apolide presenta I FASTI
h 20:00 OSLO
h 21:30 DEDALUS
h 06:00 PRIMO AMORE after party
● Bunker Stage ( indoor)
h 23:00 UTKU TAVIL
h 23:30 INDIANIZER
h 00:30 GAMBO
h 02:00 BLACK SEED
h 03:30 STUMP VALLEY
h 06:30 ANDREA MARINI pres SHELTER FROM THE MORNING
● Wakeboard Stage (open air*)
h 13:00 Intoducing NFF in diretta su www.radiobandalarga.it
NFF Radio Show w/ ESTEGÒ, NOWOLF, MAKEPOP, LIEDE NFF Poetry Slam condotto da Francesco Deiana e Davide Bava
h 16:00 NADER
h 17:00 KSOUL
h 18:30 TANGO & THE AMBASSADORS
● RBL Stage (open air*)
h 12:00 GALAS (Do The Reggae)
h 13:30 STE MOONY (Gimme My Radio)
h 15:00 ROBERTO LUPANO (Onde Martenot) h 16:30 AUDREY SINGER (Harmonin FM)
h 18:00 RENATO STRIGLIA (Pixel)
* In caso di maltempo i palchi saranno allestiti al coperto
Non-Frequenze 24h Festival – IV edizione del festival di Radio Banda Larga
2-3 luglio 2016
Bunker, via Paganini 0/200 Torino
Ingresso: 5€ prima delle 20, 7€ dopo
Inizio: sabato 2 luglio ore 12:00
Fine: domenica 3 luglio ore 12:00
Arriva la 14°edizione di AMBRIA MUSIC FESTIVAL
Mancano pochi giorni all’inizio di Ambria Music Festival 2016 che si terrà nel suggestivo territorio della Val Brembana, a 15 km da Bergamo nei giorni 8-9-10-14-15-16 luglio. Ambria dista soli 15 Km da Bergamo ed offre ben 2.300 mq di area coperta che permette lo svolgimento dei live anche in caso di maltempo.
Sul palco anche quest’anno si alterneranno grandi artisti di fama nazionale ed internazionale in sei serate durante le quali il meglio del rock e del reggae faranno da filo conduttore nel viaggio che, a colpi di musica, sfiora le nuvole. Di seguito il programma completo:
PROGRAMMA:
venerdì 8 luglio
Marlene Kuntz
+ Moostroo
sabato 9 luglio
#No Heroes.
Arcane of Souls
Rich Apes
Bangarang!
Durty Geeks
Gotto Esplosivo
Pinguini Tattico Nucleari
domenica 10 luglio
Teo e le Veline Grasse
giovedì 14 luglio
il Pan del Diavolo
+Endrigo
venerdì 15 luglio
Anthony B
& House of Riddim
+ Vito War
+ “Americana Exotica” danza show
+ dj set Shanty Sound, Rising Hope, Serious Thing.
sabato 16 luglio
Assassin a.k.a. Agent Sasco
& Dub Akom Band
+ “Americana Exotica” danza show
+ dj set Shanty Sound, Rising Hope, Serious Thing.