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King of Stoned vol.2 @ Cellar Theory, Napoli 30/04/2016
Sabato 30 Aprile è stata una serata all’insegna dello Stoner al Cellar Theory di Napoli. Possiamo dire che è stato quasi tutto perfetto, dalle band all’atmosfera. Prima di parlare dell’evento, delle fantastiche band e della magnifica atmosfera, è doveroso spendere due parole per l’organizzazione che ha avuto il coraggio di mettere su uno show del genere, i Cattivi Guagliuni, che già da un po’ di tempo punta su diversi locali partenopei, proponendo ciò che molti non si azzarderebbero a fare.
Anche questa volta ci propongono un delizioso show degno di nota: il King Of Stoned Fest Vol.2. I gruppi protagonisti sono cinque: Lee Van Cleff, Tuna De Tierra, Teverts, Diana Spencer Grave Explosion e i possenti Kayleth. Mio malgrado, a causa di diversi intoppi non sono riuscito ad ascoltare i Lee Van Cleff e i Tuna De Tierra, sono arrivato al locale intorno la mezzanotte, giusto due minuti prima che cominciassero a suonare i Teverts. Premetto che mi ritrovo in un ambiente carico, con un pubblico colmo di adrenalina e voglioso di divertirsi. La band di Phil e soci si presta a suonare, in questo show, tutto il loro ultimo disco, intitolato Towards The Red Skies. I Teverts sono un gruppo con la testa sulle spalle, sanno ciò che fanno, dunque sanno come divertire, e con “Control” e “The Sanctuary” mettono in ginocchio un locale. “Charles Dexter Ward” ti teletrasporta in un mondo che probabilmente solo uno fatto di allucinogeni può comprendere, mentre con “Shine” ci si scuote e si tira avanti a ritmo di riff. Finisce lo show, passano circa dieci minuti, il tempo di una sigaretta e si sentono le sinistre atmosfere create dai Diana Spencer Grave Explosion. La band proveniente da Bari propone uno Stoner che si mescola ad atmosfere elettroniche e sinistre. Anche loro, come la band che li ha preceduti, suonano per intero il loro EP d’ esordio, 0. La band dimostra di saper tenere il palco, sulle note di “Space Cake” si percepisce la bravura tecnica dei ragazzi, sia per l’ uso delle chitarre che degli effetti. Con “Long Death To The Horizon” ci sono momenti calmi ed altri più aggressivi, anche qui c’è uno strepitoso uso delle chitarre che in sede live fa un grande effetto. “Avalanche” invece, rispetto alle altre due tracce, ha delle atmosfere più marcate. Ascoltata ad occhi chiusi in compagnia di una birra ed una sigaretta riesce ad essere magica. Ci dirigiamo verso la fine del mini festival, si prepara il palco per l’ultimo gruppo: gli attesissimi Kayleth. La band è carica, pregna di grinta e desiderosa di scatenare il Cellar Theory. Tutti i pezzi suonati dal gruppo hanno suscitato forti emozioni, per ragioni di tempo si è scelto di suonare pezzi di Space Muffin e The Survivor ed onestamente ci sono un po rimasto nel non essermi trovato qualche traccia di Rusty Gold. Ad ogni modo i Kayleth non si smentiscono affatto, presentano uno show degno di nota che avrebbe fatto gola perfino agli Orange Goblin. “Mountains” definisce un po lo stile attuale del gruppo, questa canzone dal vivo fa venire la pelle d’ oca con i suoi possenti giri di chitarra. “The Survivor” è un’ altra traccia che ti fa scuotere, il gioco di luci ha aggiunto un tocco di classe non indifferente. Su “Swamp Lovers” il pubblico comincia a spintonarsi e a proporre la sua danza rabbiosa a base di spintoni e spallate. L’apice si è raggiunto con la fantastica “Secret Place”, una traccia possente dall’atmosfera baritonale. Insomma, questo secondo King Of Stoned Fest è stato un grande successo, un evento coi fiocchi che ha accontentato molti fan del genere.