Fine Before You Came Tag Archive
Live Rock Festival 2022: line up, info e biglietti
Il festival toscano torna dal 7 all’11 settembre prossimi con una line up ricca di nomi italiani e internazionali.
Continue ReadingMary in June – Tuffo
“La necessità di seguire i nostri impeti ci ha reso esili e stanchi ma ha anche illuminato con consapevolezza e determinazione le nostre vite”. Sono alcune delle parole che i Mary in June usano per descrivere il loro nuovo album Tuffo, che arriva cinque anni dopo l’EP Ferirsi. Difficile trovare una definizione migliore, Tuffo è un album verace, che ti trasporta come un direttissimo nella provincia, quella desolata e assonnata, dove i confini sono labili, le emozioni si disciolgono e si mischiano, e le vite delle persone scorrono lente e immutabili. I Mary in June, non intendono sopportare oltre e lanciano la loro personale bomba irrompendo in questo moto perpetuo con energia e decisione. Nei dieci brani di Tuffo, infatti, c’è il Rock, quello emozionale e tirato di gruppi come Fine Before You Came e Gazebo Penguins, c’è il racconto frammentato e per immagini dei cantautori degli anni zero come Vasco Brondi, ma soprattutto c’è la regia del maestro Giorgio Canali in veste di produttore. Tutti questi elementi, coadiuvati da un forte impeto espressivo, si riversano sui brani che sono carichi, passionali, incazzati quanto basta. Musicalmente vitali, ricchi di saliscendi melodici, accelerazioni ed esplosioni ritmiche. La voce è sempre tirata, acre, incazzata. Si percepisce la volontà di esprimersi a pieno, senza vincoli e compromessi, ogni volta scegliendo quale natura far emergere. Ci troviamo, così, di fronte ad un album che da un lato definisce chiaramente l’identità del gruppo, ma che al tempo stesso mostra eterogeneità e varietà. Molte sfaccettature della stessa medaglia: quella elettronica in “Dimenticati”, quella emo in “Nuova Fine”, e quella classica e rock in “Combustibile”. Senza dimenticare di rallentare e tirare il fiato con ballad come “Perfetto” e “Qualcuno con cui Correre”. Tuffo è un album genuino, viscerale, dove le emozioni ti esplodono dirette in faccia, ti travolgono e ti conquistano. Ti viene voglia di urlare insieme a loro, di correre sulla scogliera e lanciarti ad occhi chiusi verso il mare.
Flowers and Paraffin – Ricordati di santificare le feste
Pubblicato il 27 Marzo, domenica di Pasqua, Ricordati di Santificare le Feste è il secondo lavoro dei Flowers and Paraffin, giovane band campana che due anni fa realizzò un breve Ep (5 pezzi in 12 minuti) che faceva ben sperare per questo seguito. I sei ragazzi provenienti dalle province di Salerno ed Avellino in questo nuovo lavoro, che si sviluppa in 7 pezzi che scorrono via in 19 minuti, non solo non hanno disatteso queste speranze ma sono riusciti a fare un buon passo avanti evolvendo il loro sound. Questo secondo capitolo porta infatti a maturazione la ricetta del buon esordio accompagnandola a soluzioni strumentali ora divenute più ricche soprattutto nei momenti in cui la band cerca soluzioni diverse (Post Rock, Math Rock, Shoegaze) che diventano ben più dei brevi inserti che si potevano trovare in Caduta e che suonate con la loro inclinazione Emo Post-Punk (senza dunque perdere in immediatezza) portano ad un buon guadagno in intensità. Non manca inoltre una crescita anche nelle liriche sempre basate sulla sublimazione di confusione, incertezze e paure della terra di mezzo dei ventenni nonché sull’immancabile ed altrettanto confuso argomento amore, che in questa seconda prova, nonostante qualche piccolo passaggio a vuoto, guadagnano comunque indiscutibilmente in spessore.
In quasi ogni brano della scaletta vedremo alternarsi momenti musicalmente soffusi ad altri ben più tirati ad accompagnare liriche ora espresse con uno spoken abbandonato a sé stesso ora urlate come per liberarsi da pesi troppo pesanti da portare per una sola schiena (come dichiarato nella conclusiva “Maledetta Gioventù”). Troveremo i momenti migliori nelle ben coese “Conta”, “Cosmo (Andrea)” e “Autoritratto”, brani dove l’incastro tra musica e parole risulterà pressoché perfetto, dove le chitarre ora carezzevoli ora graffianti pur facendo la parte del leone non ruberanno la scena a tutto il resto: una sezione ritmica sempre puntuale e pronta a pestare nei momenti più tirati, un synth che decora con precisione e senza risultare invasivo. In questi brani, che sono anche quelli dalle liriche più intense, troveremo gli incontri meglio riusciti tra l’innato animo Emo Punk della band e le deviazioni in altri territori di cui si parlava sopra e sarà sicuramente possibile sentirci una riuscita fusione, tra i tanti, di Marlene Kuntz, Fine Before You Came e Massimo Volume.
L’idea di terapia di gruppo tra amici segnalata dalla cartella stampa descrive bene l’intenzione dei sei ragazzi e si fa viva anche durante l’ascolto, i testi sono spesso delle confessioni, delle (ri)scoperte di sé che la band accompagna con complicità e riuscendo a creare una discreta tensione, considerando tra l’altro che stiamo parlando di ragazzi ancora giovanissimi che ad oggi in due lavori ci hanno regalato mezz’ora di quel che sono, mezz’ora di questa sofferta crescita che li porterà ad essere quel che saranno.
In estrema sintesi: promossi.
Nient’Altro Che Macerie, le prime date del tour e nuovo estratto da Hai Perso.
Dopo l’Ep autoprodotto Circostanze (2012), l’Ep Al Vento (V4V-Records 2013) e dopo aver condiviso il palco con band come Crash Of Rhinos e Fine Before You Came, i milanesi Nient’Altro Che Macerie tornano il 23 novembre su etichetta V4V-Records e Controcanti con Hai Perso. Disponibile in Cd e in tutti i digital store. “Facile” è la traccia d’apertura di Hai Perso. e mostra l’altra faccia dell’album, quella slowcore/post-rock che, alternata alla rabbia e urgenza hc, rivela una band versatile, in grado di rinnovarsi e di spaziare nei generi restando sempre ancorata all’estrema sincerità emozionale che li contraddistingue.
– 11 Dicembre Release Party Kuki Soundlab Milano w Guest
– 18 Dicembre Cellar Theory Napoli w La Via Degli Astronauti
– 19 Dicembre V4V-Night Beat Cafè Live San Salvo Marina w Guest
– 20 Dicembre OnlyFuckingLabels, Festival Etichette Indipendenti Macerata
Auden – Some Reckonings
Dopo un anno denso di musica elettronica di produzione nostrana – che peraltro personalmente ho molto apprezzato – metter su un album come Some Reckonings è un po’ come tornare alla realtà. Il fascino delle possibilità che i mezzi contemporanei offrono a chi fa musica genera una corsa all’originalità che riesce spesso, di proposito o per caso, a far passare in secondo piano altri aspetti non meno rilevanti nel processo compositivo, quali immediatezza e genuinità.
Gli Auden seguono un percorso anomalo, e dalla scena romana Hardcore di fine anni ‘90, senza passare mai per un reale esordio, dopo un decennio in stand-by inaugurano la collaborazione con V4V Records. A distanza di due anni dall’EP Love is Conspiracy arriva ora il long playing, che ha la faccia di un nuovo inizio piuttosto che di un ritorno, con background sonori e personali più ingombranti e fecondi. Lo è a tutti gli effetti, perchè la genesi dei brani che compongono l’EP dato alle stampe nel 2013 risale in realtà ai primi anni ‘00, ed è facile immaginare che per il quartetto all’epoca la vita, musicale e non, fosse assai diversa.
Mi incazzo sempre un po’ con gli italiani che scelgono l’inglese, ma non ho il tempo necessario per decidere se sono disposta a perdonare o meno l’esterofilia palese degli Auden, perchè “The Day of Reckoning” viene fuori urgente con chitarre in abbondanza che aprono i giochi senza preamboli. L’eco dei Fugazi è limpido, così come quello delle declinazioni nostrane (Fine Before You Came), fino a coprire tutto lo spettro delle derivazioni del Punk con episodi più orecchiabili e scanzonati alla Maximo Park (“False Restart”, “Better Than Not Believe It”).
Che sia il momento della resa dei conti è chiaro da subito nelle liriche. I’d like to be like Ian C. | fourty years old | outlived to himself | with grace in feeling | and sweer despair in spirit: In “Next Regrets” gli spettri del passato adolescenziale si aggirano tra le note ma la consapevolezza è un’altra, adulta e disillusa.
Qualche sbavatura nella pronuncia sgualcisce un po’ l’apprezzabile naturalezza con cui creano ambientazioni oscure ed energiche. L’apparato strumentale ridotto al minimo sindacale è più che sufficiente a convincere in meno di trenta minuti complessivi di ascolto che i ragazzi hanno imparato bene la lezione. Qualche guizzo negli arrangiamenti arriva con “Back and Forth” e in chiusura, con i virtuosismi di “Curtain”. Ne avremmo gradito qualcuno in più ma non importa, per il resto si può attendere perchè gli Auden ci hanno già dimostrato che non è mai troppo tardi, che si tratti di inizi, ritorni o evoluzioni.
Don Boskov – Istruzioni Per Allontanarsi Ancora Un Po’
I Don Boskov vengono da Terni, Umbria, la regione che fa Stato a sé tanti sono i gruppi che dà lì provengono, tutti autori di un sound di una qualità che scavalca di parecchio quello della musica odierna sfornata nel nostro Paese. L’EP d’esordio Istruzioni Per Allontanarsi Ancora Un Po’ ci regala un succulento Emo/Postcore sulla scia dei Gazebo Penguins e dei Chambers. A differenza di quest’ultimi la componente Math Rock è ridotta al minimo, a favore di sonorità più dirette, come dirette sono le liriche che, senza troppi giri di parole, ci vengono sputate in faccia brutalmente. E’ facile riconoscere gli At The Drive-In nel brano di apertura “Tutti Hanno Già Deciso Per Gli Altri”, anche se le loro influenze vengono mescolate in un calderone arricchito dai diktat dello Screamo italiano. La successiva “Caverna” ha un inizio soffuso con la chitarra armoniosa che stona piacevolmente con le parole disperate gridate da Matteo. La più calma delle cinque canzoni presenti sul disco è senza dubbio “La Miseria Dell’Inverno”, dove la batteria rimane silente in disparte prima di emergere ruvida in tutta la sua violenza. “A Casa Anche Oggi” ci regala un po’ di melodia senza destabilizzare l’ascoltatore, ormai preda di spasmi sonori irrefrenabili. L’ultimo brano “Antenna” è anche il più articolato visti i numerosi cambi di tempo ed atmosfera, mostrandoci il lato camaleontico del sestetto umbro, capace di passare dai Glassjaw ai Fine Before You Came con una naturalezza disarmante. Un EP che sa già di consacrazione. Alla faccia del mainstream e di chi si ostina a sottovalutare la scena indipendente italiana.