Odiosi, casinari, massicci, amari e roboanti, in poche parole strabilianti, una di quelle band che sono redditizie per ogni genere di orecchi: lanciatissimi da Volterra tornano Il Maniscalco Maldestro, il groviglio sonico che più di tutti porta a significato il senso delle ottime cose, affogando i minimalismi e le angosce di tanto nerdume intorno in un vortice di imprevedibilità e baldoria precostituita, un ascolto che una volta imbracciato il flusso delle loro canzoni, di redimersi ad altri stili non se ne parla proprio.
Solo Opere Di Bene non è un passaparola fittizio per nascondere una aspettativa di parole secche e pastrocchi non rifiniti, ma un disco esplosivo, scatenante e da corteggiare in quanto è vero, vivo e senza compromessi, una tracklist a “sceneggiate” musicali per una acty-band tra le più promettenti in giro. Deliziosamente squilibrato e fuori, alieno alle mode, il disco dei toscani stampa un caos variegato, uno Zappiano move-it che salta come un indemoniato al cospetto di certi vezzi Caparezziani, e in mezzo le eccitazioni distorte di gole arrossate, tastiere sixsteen, rockettate a taglio, teatralità e poesia a testa in giù, praticamente tutto quello che può trasmettere energia e simpatia brutale, dopodiché la stravaganza di un modo di concepire musica rifinisce questo magmatico dodici tracce, che più che tracce potremmo decifrarle in piccole esperienze sensoriali senza nessun THC a dare di manforte, a fare da ulteriore spessore “tecnico”.
Autentico bordello organizzato, i IMM sono una efficace quanto artistica quadratura alternative, quella dimensione anarco/jump-inducting che, esaltando le radici di una certa “commedia dell’assurdo”, riesce a colorare, trasmettere e (ri)trasmettere la condizione del teatro della vita, quei salti, urli e quadri iconoclastici delle “stanze di vita accanto” che sarebbero tanto piaciute ad un Pasolini se non addirittura ad un Malaparte; scaffalata nella mente la riproposizione personalizzata di “Nessun Dolore” di Battisti avanza il passo guascone e Gaetaniano di “Briciole”, lo zampettare Gipsy su aria alla Buscaglione “Niente d’Importante”, lo Swing da cartoons che sghembeggia divino in “Confessioni Di Un Italiano Medio” prima del Funk/Ska di “Declino Lento” per terminare la corsa in una murder-ballad “Resto Qui”, sibilo, confessione e coro scorato di un’anima/anime in pena che sigla alla grande questa impazzita scheggia di schiettezza di provincia.
Ce ne fossero! Il nuovo Signor Disco dè Il Maniscalco Maldestro, bello e rischioso come uno zig-zag sulla tangenziale di notte e senza lampioni.