Electric Ofelia non è sicuramente un disco “facile” da ascoltare, ma non privo di spunti interessanti. Innanzitutto è ben suonato e, quando il progetto è strumentale, è un requisito fondamentale. L’architettura rock fornita da un uso equilibrato della chitarra si sposa bene con uno sfondo che pare più classico e tenebroso che ci accompagna in ogni traccia; non a caso il disco è influenzato da un universo musicale molto vario, che va dalla musica classica al metal.
Inoltre la mancanza del testo è ben sostituita dal concetto di musica come evocazione: sul sito web di ForasdominE possiamo trovare un immagine associata ad ogni canzone; intento dell’autore è lasciar che la musica ci trasporti, e queste immagini sono le sue trasposizioni visive di ciò che per lui le sue stesse canzoni rappresentano. Quando dico che non è un disco “facile” da ascoltare alludo proprio a questo, e credo che vada preso nella sua totalità per essere gustato al meglio. The last but not the least, la scelta dei titoli. Penso sia necessario in un disco strumentale trovare la giusta armonia tra musica e titolo, se questo concetto di musica evocatrice vuole essere portato a termine. Electric Ofelia (Ofelia dell’Amleto di Shakespeare), Lilith Fatmah (Lilith è un demone femminile mesopotamico associato alla tempesta), rendono bene l’idea di come il dramma e l’oscurità traccino una linea guida a tutto l’album e alle sue sonorità.
Curiosità: ascoltate Classic Variation and Themes di Timo Tolkki cantante degli Stratovarius, album pubblicato nel 1994. Electric Ofelia me lo ricorda molto nelle sonorità cupe e per questi richiami al classico reinterpretato. Un plauso a ForasdominE perché creare da zero e da solo, essendo polistrumentista, un disco di questo genere non è affatto impresa da tutti.