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L’Industria Musicale Internazionale in Numeri.

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Visto che ormai siamo rimasti vivi anche dopo la profezia Maya, non è male guardarsi alle spalle e capire che cosa sia successo nel 2012 all’interno del mondo musicale in crisi. Insomma parliamo di numeri, vendite e nomi.
Non possiamo dunque non ricordare Adele, che non contenta del suo successo planetario con l’album 21 (8.3 milioni di copie vendute nel 2012 e 18.1 nel 2011) fa fuori anche nel 2013 la concorrenza vincendo il premio come Best Original Song ai Golden Globes con “Skyfall”. Scendendo di classe ed età, non si può non ricordare il fenomeno Carly Rae Jepsen con la sua fastidiosa “Call Me Maybe”, che piazzandosi al primo posto dei singoli più venduti del 2012 (12.5 milioni di copie) ci ha distrutto le orecchie per un bel po’ di mesi, olimpiadi comprese. Per fortuna che nelle classifiche c’è spazio anche per le canzoni non proprio pop, e infatti, sorprendendo anche i più scettici, “Somebody That I Used to Know” di Kimbra & Gotye raggiunge un meritatissimo secondo posto con 11.8 milioni di copie vendute. A concludere il podio e confermare il rigetto per la musica di una certa raffinatezza, ci pensa il coreano PSY con “Gangnam Style”, che nel 2012 ha venduto “solo” (si fa per dire) 9.7 milioni di copie del suo estenuante tormentone musicale.
Per dare un po’ di senso a questi numeri, il report annuale della Federazione Internazionale dell’Industria Fonograafica (IFPI) fotografa il 2012 come un anno in salita, stimando un guadagno per l’industria musicale di 5.6 bilioni di dollari, pari al 9% in più rispetto al 2011(5.2 bilioni) e sottolineando come le vendite digitali ormai abbiano preso il sopravvento, raggiungendo più del 50% delle vendite totali in Norvegia, Svezia e U.S.A.

Per concludere dunque, sembra che l’industria musicale stia pian piano riuscendo a far fronte alla pirateria (era ora che si svegliassero!), ma che la gente disposta a pagare per utilizzare formati musicali digitali, sia prevalentemente interessata a fenomeni musicali frivoli e poco impegnati. Basti pensare a Taylor Swift e ai One Direction, oppure ai singoli sopra citati “Gangnam Style” e “Call Me Maybe” e ciò non mi sorprende. Quello che però dovrebbe far riflettere, è che i singoli più venduti siano anche quelli che si rivolgono al target d’audience più critico per la pirateria: i giovanissimi teenager. Sono loro infatti i soggetti più all’avanguardia nell’utilizzo delle nuove tecnologie (smartphone, tablet, app, …), ma anche quelli che più abbracciano la filosofia del “download facile”. Se la linea promozionale dell’industria musicale in questo 2013 seguirà la retta via verso l’innovazione, distaccandosi ancor più dai media tradizionali e dal concetto di “proprietà privata”, per abbracciare invece il concetto di “proprietà collettiva” di internet e dei suoi servizi, credo proprio che combatterà ad armi pari la battaglia contro la pirateria.
Staremo dunque a vedere cosa succederà, e io mi auguro vivamente che i nuovi servizi di streaming come Spotify o il vecchio Last.fm riescano finalmente ad essere un buon compromesso tra le esigenze di artisti e consumatori, diventando un modo alternativo per non rubare, ma nemmeno regalare.

Fonte: Digital Music Report 2013 by IFPI

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