giuliano sangiorgi Tag Archive
Fink @ Teatro Quirinetta, Roma 28/01/2015
Resoconto del live nell’intima sala nei sotterranei di Palazzo Sciarra.
Continue ReadingL’Ame Noir – Lo Specchio
Quando ho iniziato ad ascoltare Lo Specchio dei L’Ame Noir ho subito pensato: “No, dai! Un altro gruppo (l’ennesimo!) che studia gli album ed i pezzi dei Litfiba e li saccheggia ben bene”. Il motivo? “E Adesso tu” sembra troppo da vicino una rilettura di “La Preda”, uno dei grandi classici del famoso gruppo fiorentino, avendo metriche e ritmi fin troppo simili. Per fortuna andando avanti coi brani mi sono dovuto ravvedere e torna un briciolo di originalità già dalla seconda traccia (che dà anche il nome al disco) che riprende un po’ il sound delle boy band italiane moderne quali Modà e Velvet, composte da ottimi musicisti, per carità, ma pur sempre rivolte a un pubblico giovanile che raramente supera i vent’anni. Che sia questo allora il target verso cui si intendono orientare i L’Ame Noir con le dieci canzoni che compongono questa loro terza prova discografica che va a seguire l’ep Il Deserto e il full lenght Les Ames Noires? Probabilmente no, perché “Ti Rivedrai” e “Atomizzazione” che vede la partecipazione del duo siciliano Canone Inverso non avrebbero sfigurato certamente se fossero uscite dalla mente di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. La linea Rock torna a farsi viva con “Plastica” con sonorità e giri musicali che sembrano presi in prestito dagli Stiltskin, il gruppo di Ray Wilson che raggiunse la notorietà con l’hit “Inside”, che permise al predetto cantante di entrare persino a far parte per un breve periodo dei mitici Genesis. “Lo Puoi Capire” rivela invece il lato più oscuro, quello che finora era rimasto un po’ occultato, che probabilmente è anche quello più valente. “Il Nichilista” è di grande impatto pur essendo disarmante e semplice (per citare alcuni versi della canzone), così come la seguente “Immobile” in cui è ospite Giuseppe Scarpato, da anni fido collaboratore di Edoardo Bennato. La cover di “While my Guitar Gently Weeps” è l’unico esperimento in lingua inglese e forse avrei preferito vedere come sarebbe stata tradotta in italiano. La grande forza di questo disco infatti è, oltre che negli arrangiamenti impeccabili, nelle liriche che si contraddistinguono nel panorama musicale odierno. “Stranieri in Paradiso” è un alternarsi tra grinta, energia e calma ed è la degna conclusione di un album partito col piede sbagliato ma che guadagna punti dalla terza traccia in poi già al primo ascolto. Un ultimo elogio lo meritano infine un artwork e un mastering molto curati. Tanto impegno sotto ogni profilo va pertanto premiato con un voto alto che sarebbe potuto essere persino maggiore se il gruppo non avesse peccato di poca originalità in principio. Ma come si dice: “Errare humanum est”…
laMalareputazione – Panico
laMalareputazione, con la minuscola ché ci tengono, escono con il loro secondo disco, Panico, e ne fanno una sorta di concept un po’ oscuro su “le contraddizioni della vita, che si incastra in una routine, uno schema di gesti ripetuti quasi a diventare ossessivo compulsivi, come a voler scacciare il pericolo di un attacco di panico, dovuto proprio all’incapacità di avere tutto sotto controllo”. Lo impacchettano in un Rock Cantautorale senza troppi guizzi, riuscendo solo parzialmente a mescolare un impianto che vorrebbe apparire “colto” con un’energia neanche troppo graffiante, dal filo forse consunto, comunque troppo morbida e prevedibile per scuoterci dal torpore cantilenante che predomina (ci provano: ogni tanto appare una chitarra ruvida, una batteria meno ovvia – “Irene e il suo Cavallo” – ma l’esperimento riesce poco).
Panico suona come i Negramaro senza Giuliano Sangiorgi, o come dei Modà che però apprezzano Modigliani (il dittico “Il Talento di Modigliani” e “Parigi” è dedicato proprio all’artista) e citano Jean-Luc Godard (“Conosco il Tuo Segreto”). Questo non vuol dire che suoni male, intendiamoci: è un disco fatto con tutti i crismi, e laMalareputazione ne esce a testa alta, almeno per quanto riguarda l’aspetto dell’esecuzione e della composizione più puramente tecnico. Ma a Panico mancano le ali, manca il salto, quello vero, che ci farebbe stringere lo stomaco e appannare lo sguardo: paga lo scotto di un’eccessiva codardia (musicalmente parlando), che lo rende noioso e floscio (vedi “La Folle Corsa”, primo singolo, o “Ora che è Semplice”). Ci sono degli spunti molto interessanti (“La Parte Più Sana” ha degli attimi che forse sarebbe bello vedere sviluppati altrove: sarà che qui non fanno finta di voler fare Rock, abbracciando invece un sound più rarefatto, più lieve), ma nel complesso il secondo disco de laMalareputazione scorre abbastanza innocuo, ed è un peccato, date le indubbie capacità della band. È triste dirlo, ma di dischi del genere non abbiamo proprio bisogno.
Aa. Vv. – Streetambula
Streetambula è la compilation, di ben 20 pezzi in due dischi, che è stata prodotta in seguito all’ottima riuscita del concorso omonimo, svoltosi l’estate scorsa a Pratola Peligna (AQ). Prepariamoci quindi ad una carrellata dei brani presenti nei due dischi della compilation: due canzoni per gruppo più alcuni extra affidati ai De Rapage, vincitori del concorso. Aprono le danze The Old School, che, come da nome, regalano una ballabilissima “Rock’n’Roll All The Night” da vera vecchia scuola, sorprendentemente solida e frizzante. Nulla di nuovo, ma di certo un Rock’n’Roll che sta in piedi e che avrà fatto agitare una buona fetta di pubblico. Ci spostiamo in zone più raccolte con “Gloom” de A L’Aube Fluorescente, che invece, a dispetto del nome altisonante, si buttano su un Rock alternativo lineare e molto inglese, anche piacevole se vogliamo, suonato con coscienza e scritto con criterio, ma senza guizzi particolari.
Doriana Legge ci fa prendere una piccola pausa con “Palinsesti”, arpeggi in delay, pad iridescenti di synth in sottofondo, voce alternativamente sospesa e teatralmente piena (anche troppo, a volte) accompagnata da cori leggerissimi, e poi si sale a cercare l’esplosione, il climax, che però non arriva: viene solo suggerito da una chitarra distorta e dall’andamento vocale (pesa forse il non avere in organico qualcosa di percussivo – una batteria – che sostenga il crescendo). I De Rapage, vincitori della kermesse, infiammano tutto con l’energica “Il Grande Rock In Edicola”. Sembra di essere tornati a cavallo tra gli anni 80 e 90, sommersi da riff in distorto sostenuto e batterie ossessive, dove rullo e charlie fanno da padroni, a combattere una guerra assai rumorosa con le voci, sguaiate e sporche, come ben si confà all’impianto ironico-divertito dell’ensemble. La potenza live della band è fuori discussione: granitici, anche se non danno molto di più dell’energia grezza che producono.
“Crazy Duck” dei Dem è una sorta di Blues che triangola tra percussioni povere e continue, riff elettrici pieni di ritmo e groove, e una voce femminile che non sbaglia una virgola. Esibizione stralunata e a mio parere molto, molto divertente, che si perde un po’ quando rallenta sugli accordi di chitarra ritmica – ma poi si riprende, folle come in partenza, in un inseguimento allucinato di chitarra e percussioni. Stravaganti il giusto per spiccare nella massa, orecchiabili quello che basta per farmeli riascoltare con piacere. Approvati. Di nuovo Rock energico, questa volta dai Too Late To Wake: “Smooth Body” parte infuocata, cassa in quattro, promettendo assai bene (zona Foo Fighters); poi rallenta, si appoggia su un Rock in inglese più smorto e banale, con una voce che, sebbene calda in basso, non brilla sulle alte. Niente di eccezionale, nel complesso, ma con qualche idea interessante sparsa qua e là.
Un intro sospeso tra gli anni 70 e gli Arctic Monkeys per i Ghiaccio1, che in “Roby” si lanciano in un brano veloce, con sezione ritmica indiavolata e una voce trasformista, che qua e là tocca la timbrica di un Giuliano Sangiorgi qualsiasi. Poi rallentano, si rilassano, e ripartono, con un basso che sembra rubato a prodotti vari di Lucio Battisti. Notevole il tentativo di miscelare mood e generi diversi in un brano di poco più di 4 minuti (la coda scivola verso sonorità Reggae, e aggiunge varietà all’esibizione). La canzone non rimane troppo impressa, ma nel complesso si fanno ascoltare con gusto. The Suricates aprono con un intro Noise a cui seguono arpeggi sognanti, in un racconto Post-Punk straniante e circolare (c’è un po’ di confusione in ambito vocale, ma verso la metà del brano la cosa inizia ad avere un senso e a suonarmi così com’è: una voce che grida, sporca, gonfia di delay, esagerata). Un delirio generale ammaestrato, che riesce a tratti ad ipnotizzarmi. Non male.
Il Disco 1 si chiude con due extra firmati De Rapage che appaiono senza titolo: il primo, che dovrebbe intitolarsi “To Be Hawaii”, è una ballad in cui la band abbandona l’energia grezza del Rock italiano primi anni 90 per darsi alla leggerezza – sempre ironico-demenziale ovviamente. Devo dire che il pezzo sta in piedi anche musicalmente, con quel giro di chitarra facilissimo e per questo bello, paraculo ma bello. E mi sento di dire che avrebbe funzionato alla grande anche ad avere un testo più serio (ma non staremmo parlando più, probabilmente, dei De Rapage). Il secondo extra torna un po’ sul sentiero del già visto, si canta e si sbraita e si picchia e si ride, ritornelli da quattro accordi e strofe goliardiche, sempre suonando sporchi & granitici insieme.
Passiamo dunque al Disco 2: ecco di nuovo The Suricates, stavolta alle prese con “New Islands”. Intro psichico e allucinato, qualche intoppo qua e là sul nascere nel reparto chitarre, per un brano che stenta a decollare, ma poi si riprende: lento, lungo, ipnotico. Soundscapes di pianoforti, chitarre che si rincorrono, ritmiche incalzanti. L’onda scende, poi risale. Strumentale ed allucinatorio. Torna Doriana Legge, stavolta con un bel palm mute ritmico di chitarre ad introdurre “Scambisti Alla Deriva”. L’impianto è abbastanza confuso, con qualche imprecisione sparsa. Si è sempre dalle parti di una canzone d’autore post: c’è molto Lo-Fi, c’è molta teatralità, manca forse un focus maggiore. Il pathos, invece, c’è tutto. “Lisergia” per i Ghiaccio1: abbandonate le velocità Indie-Rock, ci si butta su un simil-Western con copiosi bending e momenti di frizzante distorsione strumentale. Un po’ peggio, un po’ noia.
I Too Late To Wake iniziano epici e brillanti la loro “Grey For A Day”, un Rock lento e malinconico, che, sempre senza sorprendere troppo, si dimostra composta con mestiere, mentre la voce ancora pecca nel registro alto (purtroppo). “Ngul Frekt Auà”, dedicata agli “alternativi del cazzo con la barba”, è il secondo pezzo “ufficiale” dei sempre più ghignanti De Rapage. La musica s’è ammorbidita e l’intento ironico è più preciso e affilato. Rischiano più volte di scadere nel cattivo gusto tanto per, ma qualche colpo di reni all’ultimo secondo sembra salvarli (il ritornello in dialetto, ad esempio – e chissà poi perché). Mi avevano lasciato con una simpatia inspiegabile nelle orecchie, ritornano un po’ meno luminosi e un po’ più piatti i Dem, che in “Ready If You Want Me” abbandonano la (bella) voce femminile per un cantato maschile più piatto, e un registro, in generale, più seventies. Sempre minimale, sempre percussioni leggere, chitarre frizzante e voci, il brano, sebbene sia sempre fuori di testa e pieno di arzigogoli ritmici e strutturali che proteggono lo spettatore dal disinteresse eventuale, non riesce a rimanermi incollato come quello del Disco 1. Sempre più inglesi e sempre più compatti gli A L’Aube Fluorescente (e più me lo ripeto, più il nome mi sembra figo – fuori di testa, ma figo). “Lizard” è un fascio di luce coerente e orecchiabile, che mi fa muovere la testa a ritmo, scritto bene e con una voce davvero poco italiana. Anche qui, niente di particolarmente nuovo, ma il lavoro è fatto bene, e potrebbe bastare.
Li abbiamo inquadrati nel Disco 1, non fanno che confermarsi qui: The Old School si presentano nella loro “We Are The Old School”, un Rock’n’Roll come dio comanda, e non c’è davvero bisogno che vi dica altro – nel bene e nel male. Chiudono il party, come sopra, i De Rapage, con due ulteriori extra: sempre Rock energico, sempre la demenza più spinta, con argomento, nello specifico, l’omosessualità e la terribile esperienza di terminare il rotolo di carta igienica (con una variazione-litania: “mestruo, assorbenti, ciclo, vomito”… ci siamo capiti).
Concludendo questa lunga carrellata di presentazioni varie: la compilation di Streetambula sorprende, e molto, perché una qualità mediamente così alta non era preventivata. Certo, l’audio non è dei migliori, le imprecisioni ogni tanto si fanno sentire, e tante band magari devono ancora mettere a punto qualcosa nei reparti tecnici: ma l’inventiva, la varietà e la passione che si possono trovare dentro questa compilation dimostrano che in giro c’è veramente tanta gente che ha qualcosa da dire. Il futuro sarà fatto di miriadi di band, che vivranno in una galassia musicale sempre più ampia e variegata, e ognuno di noi avrà mille sfaccettature da scoprire, senza doversi per forza aspettare la grande band dei nostri tempi. Iniziamo a guardarci intorno: date un’ascoltata a questa compilation e potreste incrociare qualcuno che vi convincerà a seguirlo con curiosità. Non si sa mai.
Al via a Torino Musica Incolta
Musica Incolta è la nuova edizione del _resetfestival che si terrà a Torino dall’11 al 14 settembre. Tra le moltissime novità, si consolida la partnership tra _resetfestival e Arezzo Wave Love Festival: il 12 settembre i Murazzi ospiteranno lo Psycho Stage, palco del Love Festival dedicato alla musica emergente, dove si esibiranno le band vincitrici dello storico concorso per emergenti di Arezzo Wave provenienti da tutta Italia. Tornano, inoltre, il 12 e il 13 settembre, dopo il successo della scorsa edizione, i workshop con gli addetti ai lavori seguiti da meet & brief con artisti di rilievo del panorama musicale italiano. Tra i nomi già confermati per i relatori dei workshop, quelli di Federico Dragogna (Ministri), Erica Mou, Piotta, Giordano Sangiorgi (Mei), Stefano Boeri (autore della petizione sulla musica dal vivo). Per il programma completo della manifestazione, visitate il sito internet.