Quando una band è diversa dalle altre si vede da subito, non serve a niente sperare in miglioramenti futuri, partire con il piede giusto è fondamentale nella musica come in qualsiasi altra disciplina. I Santo Barbaro registrano dischi dal 2008, da quel Mare Morto che da subito aveva fatto notare le spiccate capacità artistiche del gruppo, composto originariamente dal cantautore Pier Alberto Valli e dall’arrangiatore Franco Naddei. Il nuovo, Geografia di un Corpo, è stato realizzato con il contributo di svariati musicisti, Giuseppe Righini, Michele Bertoni, Roberto Villa, Francesco Tappi, Lucia Centolani, Diego Sapignoli, Matteo Teio Rosetti, Michele Camorani, oltre ai due membri originali. Bene, abbiamo finito le noiose presentazioni da comunicato stampa, quelle obbligatorie, quelle che nella maggior parte dei casi irritano il naso, adesso iniziamo a parlare del disco. Se qualcuno afferma ancora che la New Wave è morta può anche iniziare a smettere di farlo, Geografia di un Corpo è un lavoro di matrice nettamente New Wave (almeno nelle sue iniziali intenzioni). Ascoltando “Lacrime di Androide” è inevitabile fare paragoni con i mostri sacri della New Wave, le chitarre e la batteria suonano in perfetto stile Joy Division, la voce molto ferrettiana armonizza in stile Post Punk. Questo pezzo tira maledettamente bene, viaggia dura e longilinea per tutta la durata, non poteva esserci miglior modo per iniziare il disco. Mi sono anche emozionato, in certe occasioni ancora riesco a farlo, ascoltando la melanconica “Cosmonauta” è inevitabile, il cuore si stringe nel petto, la lacrima ci scappa. Ho pensato al mio funerale, potrei benissimo usarla per sostituire, nel caso non fosse disponibile, la già scelta “Atmosphere”(Joy Division). In questo disco i Santo Barbaro sono in grado di rigenerarsi ad ogni occasione, c’è sempre il colpo di coda che non ti aspetti, la sterzata brusca ma decisamente gustosa (nei limiti!). Infatti, quando Geografia di un Corpo arriva più o meno verso la metà, precisamente alla traccia “Corpo non Menti”, le sonorità assumono riff indiscutibilmente più Rock. I Santo Barbaro decidono di aprire le finestre, fuori ha smesso di piovere, il sole brilla alto nel cielo, perché non lasciarlo entrare a scaldare le nostre anime? (“Ora il Presente”). Ma i temporali non si fanno certo annunciare, tutto diventa nuovamente scuro, piove insistentemente, ancora. Con la conclusiva “In Memoria di Nessuno” il viaggio finisce cavalcando il brivido della disperazione, questa canzone mi rende triste, insicuro, e questo non significa certo negatività. Geografia di un Corpo suona in maniera meravigliosa a volte, meno brillante in altre, soprattutto quando senza volerlo accosto quello che ascolto a qualcosa di poco originale. Adoro la loro foga New Wave, quando suonano in questa maniera riescono ad entrarmi dentro, quando decidono di far entrare la luce non mi colpiscono affatto. Un bel disco, la presa diretta trasmette tante emozioni, i Santo Barbaro si confermano un’interessante realtà del panorama musicale italiano, sanno sempre rimettersi in gioco elaborando ogni volta roba diversa, onore alla loro musica.