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Macbeth – Neo-Gothic Propaganda

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I Macbeth hanno ottenuto buonissimi consensi negli ultimi anni, sono riusciti a crearsi una propria fetta di pubblico sia in Italia che all’ Estero. La loro consistente carriera iniziata più o meno nel 1995 ed il duro lavoro svolto in questi anni li ha portati ad essere in un certo senso gli antagonisti dei Lacuna Coil nonostante i tanti cambi di formazione subiti all’ inizio. Nei loro lavori Fabrizio e soci hanno sempre dato un tocco di qualità e per questo si sono distinti ottenendo una notorietà di un certo spessore portandoli sulla bocca di molti addetti ai lavori. Ora a distanza di sette anni dall’ ultimo e interessante Superangelic Hate Bringers la band torna con un lavoro che già dal titolo pone le prime riflessioni e a sua volta i primi dubbi, questo è Neo-Gothic Propaganda. Partiamo proprio dal titolo, azzardoso in certi versi perchè da l’ impressione di richiamare ad un nuovo stile, un nuovo modo di proporre il Gothic Metal. Un’ arma a doppio taglio, una mossa ad alto rischio che sulle stesse opportunità può soddisfare come può deludere. Nel caso di questo nuovo album dei Macbeth purtroppo è la seconda ad aver avuto la meglio, la band non ha assolutamente proposto nulla di nuovo, anzi, il disco in questione sembra il continuo del precedente con addirittura qualcosa in meno nelle melodie. Personalmente dopo quasi sette anni di silenzio mi sarei aspettato qualcosa in più dall’eccellente band di Milano, invece mi ritrovo un lavoro ripetitivo e privo di idee se non un illusione sul titolo. Indubbiamente i ragazzi sanno come si lavora sulla stesura e sulla composizione di un pezzo ma tutto ciò è troppo poco, non c’è un pezzo che ti rimane impresso come non c’è la voglia di ascoltarlo una seconda volta. Il duetto tra Morena ed Andreas pare non funzionare più come una volta, in questo concept danno l’ impressione di aver perso quell’ intesa che tanto funzionava nei dischi precedenti.

La produzione è senza ombra di dubbio buona, stesso discorso vale per il lavoro di registrazione, il rafforzamento del sound non giova però alla pochezza delle idee. Neo-Gothic Propaganda suona piatto senza emozioni e la traccia più in vista almeno per il sottoscritto è “Scient of Winter”, quella d’apertura insomma che mostra in grande stile riff e giri di chitarra. Per il resto del disco non si può dire lo stesso, troviamo ad esempio brani come “Last Night in Shangai” e “Little Spark” che ti lasciano con l’ amaro in bocca e quel senso d’ insoddisfazione ogni qual volta si conclude una canzone. Suonare Gothic oggi giorno è un’arma a doppio taglio soprattutto se ci si affida a sonorità moderne, chiaramente non è un problema dei Macbeth in quanto tecnicamente sanno bene il fatto loro e non hanno certo bisogno di consigli, ma nel mondo del Gothic attuale la concorrenza è spietata e sbagliare può costare veramente caro. Detto questo spero nel prossimo disco dei Macbeth, capacità e talento sicuramente non mancano e fare molto di più non è certo un’utopia.

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Crematory – Antiserum

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Potrei dire che i Crematory li conosco più per i loro anni di attività, la loro gavetta e i loro tredici dischi piuttosto che per un lavoro in particolare che si sia fatto notare rispetto agli altri.  Il difetto di questa band sta nel non voler azzardare; il gruppo teutonico è sempre stato sulle sue, a cavallo di una proposta Gothic Metal fatta di chitarroni e tastiere, standardizzato e prevedibile. Potremmo dire che il loro fu un andazzo rischioso se teniamo conto  che in terra dovevano fare i conti prima con pilastri come i Lacrimosa e i Lacrimas Profundere e successivamente con Eisheilig, ASP, Leichnweter e L’ Ame Immortelle.

Questo per dire che la proposta dei Crematory non è mai cambiata più di tanto nel corso degli anni anche se c’è stata qualche variazione in cui, il più delle volte, si riscontrava sulla melodia dell’ album e sulla lingua madre ma per il  resto non sono andati mai oltre; forse una speranza la diedero con Revolution nel 2004 ma non fu più di una illusione, si trattava di fumo negli occhi. Il problema reale è che non hanno mai spiccato per originalità, non dico che dovevano essere innovativi ma almeno un pizzico di personalità dovevano averla. Ora a distanza di quattro anni dal sufficiente Infinity, la band si rimette sul mercato con Antiserum un lavoro che ancora una volta non smentisce l’immobilità della band, anzi, addirittura sembra siano regrediti.

In questo disco sembra che i Crematory si siano addirittura adattati alla moda del Gothic Metal attuale: potenti riff che sono tutti dello stesso andazzo, un cantato in growl  che si posa su delle banali melodie create per la maggiore dalle tastiere ed un sound rimbombante degno delle più alte tecnologie del momento. Insomma anche in questo nuovo capitolo dei ragazzi teutonici non c’è nulla di nuovo, tutto è rimasto come era: nessuna nuova idea, nessun cambiamento solo musica trita e ritrita. Detto con sincerità, durante l’ ascolto non sono riuscito neppure ad individuare una traccia di spicco che facesse la differenza rispetto ad un altra. Sono all’ incirca venti anni che i Crematory sono in circolazione; saltando una piccola pausa che si sono presi verso il 2000, la band è comunque restata ferma senza cambiamenti o per esser più cattivi miglioramenti. La cosa dispiace perché in sede live i Crematory sono degli assi: sanno tenere un palco, sono bravi ad interagire con il pubblico e soprattutto sono degli ottimi musicisti. Speriamo di non ritrovarci in un “eterna illusione”, io personalmente continuo a  sperare, certo la fiducia e pochissima  ma non è mai detta l’ ultima parola.

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Mandragora Scream – Luciferland

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Effettivamente se ascoltiamo con attenzione i primi dischi  dei Mandragora Scream e li confrontiamo con questo nuovo Luciferland notiamo che qualche cambiamento lo hanno avuto. Non possiamo dire se in bene o in peggio  perché ci spostiamo sul gusto personale: gli inizi sono più duri e  schiacciasassi ora invece abbracciano un alone electro, più Industrial che ha dato un colorito diverso al gruppo che, detto sinceramente, non è affatto male. Luciferland è il quinto disco dei Mandragora Scream ed esce a distanza di tre anni dall’onesto Volturna; in questo lavoro si nota sempre di più la tendenza della band verso nuove sonorità che in un modo o nell’ altro sono molto piacevoli. “Medusa”, ovvero il singolo che lancia il disco, la dice lunga con la sua melodia e i suoi particolari riff e synth; stesso discorso con la sinistra “Anubis”.

Proprio queste due tracce sono quelle che fanno notare il leggero mutamento di Morgan e soci.  Questo ultimo disco della band mette in risalto, a parer di chi scrive, le grandi doti canore di Morgan e ciò la porta in vetta alla classifica delle più candide voci femminili italiane. Se ascoltate “Night’s Master (Azrhan & Sivesh)”, come il sottoscritto, rimarrete incantati dalla sua sensuale voce che ti rapisce, t’incanta. Morgan ha la capacità di alternare un cantato dolce e pulito ad uno più duro; detto sinceramente, ritengo che sia la migliore in Italia. Altro pezzo da novanta è “Six Grains of Pomegranate”, questa volta cantata da Terry Horn, in una prova a dir poco eccellente. In generale tutto il pezzo è interessante, vanta di una dolce  melodia e l’uso della chitarra è strabiliante, trattasi di una traccia che si fa ascoltare più volte ripetutamente per come suona bene. I Mandragora Scream sono un gruppo di grande valore ed ottime qualità tecniche; come ho già accennato prima Morgan Lacroix è per il sottoscritto la miglior voce Italiana perché riesce a trasmetterti rabbia e sensualità, dolore e passione insomma si parla di un altro livello.

Luciferland probabilmente può distaccarsi un po’ dal sound che la band propose agli esordi, ma a volte bisogna aver fiducia nel cambiamento che in questo caso non è stato affatto malvagio perché il disco in questione si lascia ascoltare con gran piacere.

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