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A Nice Place To Stay – Reversion

Written by Recensioni

Ci sono delle realtà che hanno la modestia e l’onestà di rimanere incredibilmente pure. Di fermarsi davanti ad un amplificatore per ore e ore, per cercare il suono giusto. Per il gusto di assaporare quel suono tanto macinato nella testa. Suono che suda, che è mania, che è sfogo per i muscoli e per il cervello. Tutto qui. Niente photoshop, niente video elaborati, nessuna pretesa nel dare in pasto ai fan un’immagine di band accattivante. Niente che ha a che fare con quel luccicante mondo che noi suonatori egocentrici sogniamo da quando siamo bambini e che ormai sta succhiando al mondo della musica ogni goccia di sostanza. Così i tre romani che fanno parte dei A Nice Place to Stay ci ammaliano con il loro sound diretto ma meravigliosamente ricercato. Dentro un viaggio che presenta poca biografia e poche foto sul loro Facebook, ma che cattura spazi interminabili di suono sopraffino. Il loro Rock totalmente strumentale apre la mente, apre gli occhi e l’immaginazione. Potete provare a mettere le parole sotto i delay di “Envelopes”, potrebbe uscirci qualcosa che ai fan di Muse farebbe molta gola. I tre ragazzi insomma non scherzano, non è una semplice rimpatriata di amici del liceo in sala prove, non è puro divertimento o sfogo. Odio la parola hobby e non voglio credere che questo piccolo capolavoro si fermi davanti a questo stupido termine. Il basso in “Mars in Perspective” è roboante, una marcia tra le stelle a velocità supersonica, una perfetta colonna sonora per un film di fantascienza anni 70. Gli effetti speciali filtrano dalla musica, potente, precisa, incredibilmente convincente e credibile nel crescendo di “Mission to the Unknown Origin”. L’Elettronica sembra un androide impazzito, ma viene domato alla perfezione in incastri ritmici che strizzano l’occhio al Progressive, senza mai eccedere nel puro tecnicismo, evitando così facili e noiosi giochetti.

Le sfumature sono innumerevoli, senza mai perdere il filo del viaggio. Bellissima è la sensazione di passeggiata in mezzo ad una landa desolata in “Living in a Nice Place to Stay”, con un drumming maledettamente Indie Rock. Questo è il frutto sicuramente di una ricerca assillante, costante, meticolosa, quasi maniacale, che giustifica però un risultato centrato in pieno pure nell’eterna cavalcata “The Sound of a Freezing Dawn” (un buon nove minuti!) a chiudere il viaggio. Una giostra che va oltre qualsiasi attrazione 3D di Gardaland, che supera tutte le aspettative di una band con pochi “mi piace” e dal logo banalotto. Questo è un album di musica vera, di quella che supera i generi e le mode. E’ il suono puro di chi la musica la fa vivere ancora.

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