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Bakunin – Bakunin EP

Written by Recensioni

Ispirati forse dal padre russo dell’anarchia moderna, i Bakunin, con questo nome e album omonimo, ci presentano un extended play d’esordio Garage Punk che va a pescare spuntinelle vecchie generazioni rocker degli anni Settanta. Di strada da fare i Bakunin ne hanno tanta; non riesco a trovare elementi innovativi nella loro musica. Chitarra, basso, batteria non fanno nulla in tutti e cinque  i brani per uscire dalla canonicità di un ci “stiamo provando” e risuonano già sentiti e noiosi alle mie orecchie. Ora il lavoro va sempre premiato ma in questo caso non sento né ricerca del suono, né nel ritmo, né un modo originale di cantare a squarcia gola. I gruppi Garage Punk in Europa e USA stanno facendo passi in avanti in questi ultimi anni, cercando sempre nuovi modi per spiattellarti la realtà addosso; provate ad ascoltare i canadesi Metz o i più vicini danesi Ice Age (anche se tacciati di essere filo Nazi per i tatoo) per avere conferma. Questo lavoro non ha niente d’esaltante se non la voglia di emergere della band e la spensieratezza tipica del Punk.

I Bakunin hanno ancora molta strada da asfaltare. Soprattutto dovrebbero discostarsi, se intendono ampliare il proprio pubblico e cercare di farsi spazio nelle solite litanie Punk Rock improvvisate. Chiariamo un concetto: non è che se il Punk è facile da suonare allora basta un ritmo serrato, una chitarra distorta, voce urlata e spensieratezza. Potrebbe bastare tutto ciò ma se non ti muovi dalle “solite cose” non fai passi avanti e vieni percepito come “scontato” da chi ascolta. Nel complesso l’album è pieno di licks, refrain, riff e triads già sentite e superate. Ascoltate “I Wanna Get You” per un lik scandito a 4/4 sul rullante, “I Love You” per un refrain che sa di già ascoltato o il riff iniziale di “Mum” e “Street” per le triads. Di certo non manca la grinta ma da sola non basta, non ci si può fermare alle apparenze ma bisogna andare oltre e creare un progetto con un’idea ben precisa.

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