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My Drunken Haze – My Drunken Haze
Stavolta siamo diretti in Grecia, ma non per dire c’è la crisi! c’è la crisi!, né per acquistare titoli rischiosi ad elevato rendimento. Possiamo accontentarci dei nostri guai, per adesso. Di certo non si può dire lo stesso della musica, che, si dica quel che si voglia, si ritrova ad essere sparsa un po’ in tutti gli angoli della terra. Ed in un Paese di cui tanto si sente parlare negli ultimi anni, troviamo cinque ragazzi che di ‘sta crisi proprio non sanno che farsene e preferiscono raccontare la magnifica Grecia a colpi di chitarre e musica. Eh beh, d’altra parte finché c’è musica c’è speranza no?
I My Drunken Haze nascono nel 2010 da un’idea di Spir Frelini (regista e chitarrista della band), ovvero quella di “psichedelizzare” il sound degli anni 60 e le ritmiche del Pop. La ricerca della voce adatta si rivela essere impresa tutt’altro che banale e soltanto nel 2012 la band può beneficiare dell’apporto di Matina Sous Peau, perfetta interprete dei testi di Frelini. La produzione è affidata a King Elephant che presterà la sua arte ai giovani musicisti per dar vita al primo album di debutto, dall’omonimo titolo. L’album si presenta troncato in due di netto. I primi cinque capitoli si prestano bene a raccontare una sonorità parecchio datata, ma stagionata bene al punto da sembrare tutta roba nostra. La vena Psichedelica realizza un sofisticato meccanismo di “vigor” mortis, in grado di confutare il ben più noto rigor, annientando la rigidità e dando spazio all’energia dell’immortalità. Una rilettura personale di un’epoca fiorente in termini di musica, di cui si fa portavoce il nuovo singolo estratto dal disco: “Yellow Balloon”. La traccia successiva si prende il lusso di scomodare un Pop’n’Roll estinto oramai da qualche decennio. Il titolo stesso sembra voler riecheggiare vecchi schemi oggi abbandonati, proponendo una “Girl who Looks Like a Boy” come non se ne vedevano da tempo.
La seconda parte dell’opera si dona personalità attraverso suoni molto più scuri ed introversi, pur mantenendo il suo style retrò. La traccia numero sei prende il titolo di “Reflections of your Mind” e sembra quasi un brano scritto dai Silversun Pickups e bene arragiato dai geni dei Mars Volta. Lo stile cambia di netto e richiama in gioco gli Animal Kingdom, quando in “Paper Planes” la voce di Matina si fa spazio fra gli strumenti ed afferma la sua posizione rispetto alla musica. L’apice si ha in epilogo, con una “Endless Fairytale” che realizza un perfetto matching fra il New Age e la cupezza caratteristica della seconda sezione dell’opera. Il risultato è strabiliante. Una perfetta sintesi di arte e melodia. Il tema ricorrente (an album starring the character of a woman in search of love, longing, separation and redemption, set against a backdrop of daydreaming, drugs and the hot sand of a summer beach, dicono di sé I My Drunken Haze) conferisce omogeneità ad un’opera dal profumo di impresa. L’esito è positivo e se la Grecia lentamente affonda, ci pensano cinque teste calde a riportare il sorriso sulla bocca di tutti.