Iosonouncane Tag Archive

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #08.09.2017

Written by Playlist

Lettere da Barcellona | Primavera Sound Festival 2017

Written by Live Report

Anche questa edizione appena trascorsa ha confermato il Primavera Sound Festival come il punto di incontro fondamentale per gli amanti della musica da oltre 125 paesi. Si stima che gli spettatori di questa diciassettesima, tra i concerti al Parc del Fòrum e le performance collaterali in centro città, siano stati oltre 200 mila. Ai 346 live in cartellone se ne sono aggiunti una ulteriore quindicina, annunciati a sorpresa durante i tre giorni della kermesse. Ma basta ragionare in numeri, che non sono mai lo strumento migliore per dipingere atmosfere.

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10 SONGS A WEEK | speciale Primavera Sound 2017 #02.12.2016

Written by Eventi, Playlist

Mercoledì mattina, dopo 12 ore di countdown sul sito ufficiale del festival catalano, è stata svelata la line-up dell’edizione 2017 del Primavera Sound. Dedicare la playlist settimanale agli artisti che si esibiranno sui palchi del Forum del Mar è d’obbligo!
Rileggetevi com’è andata l’anno scorso e affrettatevi con le prevendite.

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Todays Festival | Torino 26-27-28/08/2016

Written by Live Report

E così l’autunno è arrivato, ed il TOdays festival è stato ancora un’ottima occasione per salutare l’estate in maniera degna. Il festival torinese che, tra le tante cose, mira anche a valorizzare la periferia di una città ormai sempre più ricca di architetture post-industriali soggette ad opere di riqualificazione, si è svolto in ampia parte, come l’anno scorso, in uno dei centri nevralgici della musica torinese: Lo Spazio 211. Altra sede riconfermata è quella del Museo Ettore Fico, che ha ospitato le esibizioni al chiuso di Calcutta (con coro Gospel a seguito) e AtomTM Robin Fox in Double Vision, eventi gratuiti e a numero chiuso, in teoria accessibili a tutti coloro in grado di ritirare un biglietto in sede, nella pratica inaccessibili (causa sold out) a chi si è goduto il finale del live allo Spazio 211. Tra le nuove entrate, parlando di location, vi è l’ Ex Fabbrica Incet, edificio appartenente al patrimonio architettonico industriale ormai in disuso e riconsegnato alla popolazione quale sede di eventi all’aperto, comoda per i suoi ampi spazi e generosa per la sua acustica. E ancora il Parco Aurelio Peccei, che ha ospitato in anteprima, nella giornata di domenica 28 agosto, uno degli spettacoli più emozionanti di tutto il festival: Viaggio al Termine della Notte di Elio Germano e Teho Teardo, liberamente tratto dal capolavoro di Louis Ferdinand Céline. Spettacolo intenso, nelle musiche e nei testi (rivisitati e completamente inediti), ricco di momenti di riflessione e di introspezione, aspetti purtroppo vanificati dal forte caldo (probabilmente la causa che ha fatto slittare l’orario di inizio dalle 16.00 alle 17.00, con immensa gioia per i puntuali) e dal luogo non proprio adatto al tipo di spettacolo, (non a quell’ora, almeno), anche se le urla di sottofondo dei bambini dediti ai giochi pomeridiani sono almeno sintomo di un quartiere vivo!

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Si comincia puntuali, quasi sempre (qualche ritardo nell’ultimo giorno) e la scaletta fortunatamente non prevede sovrapposizioni. Lo schema è lo stesso per le tre giornate: aprono le band del posto per poi passare ad altre realtà nazionali ed internazionali.

La prima giornata si apre con i suoni de il Pugile seguiti dall’elettronica dei Niagara, freschi di pubblicazione della loro ultima fatica, Hyperocean, e da Iosonouncane, ancora impegnato nella promozione di Die, uno dei dischi più belli del 2015 ma che purtroppo (ormai dopo 4 ascolti dal vivo posso dirlo) perde tantissimo nella bellezza del suono in versione live, ed è destinato a spezzarmi il cuore ogni volta. A chiudere la serie di concerti allo Spazio 211 ci pensa il Dream Pop degli degli M83.

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Dopo il set di Calcutta al Museo Ettore Fico il festival si sposta all’Incet, dove ad attenderci ci sarà John Carpenter  preceduto dalla chitarra di Paolo Spaccamonti  accompagnato da Gup Alcaro (live electronics) del collettivo Superbudda, scelta a mio avviso riuscitissima, perché le cupe atmosfere e le distorsioni che la chitarra di Spaccamonti è riuscita a creare sono state il preambolo perfetto per poter entrare col cuore pronto nella musica visionaria di The Master of Horror. È incredibile pensare che John Carpenter abbia davvero quasi settant’ anni, la sua presenza scenica sul palco è enorme. Le colonne sonore dei suoi capolavori (tra i tanti: “Fuga da New York”, “Essi Vivono” e “Halloween”), rigorosamente accompagnate da video e dal conseguente boato del pubblico, si alternano ai pezzi appartenenti alla sua “nuova carriera” di musicista, sfociata nella pubblicazione prima dell’album Lost Themes e poi, nel 2016, di Lost  Themes II. Si chiude così, col botto, questa prima giornata, e non meno carichi si passa alla seconda.

Il 27 agosto si comincia con i con i portentosi Stearica e con i pezzi tratti dal loro ultimo album, Fertile, che ho ascoltato diverse volte e che nella sua versione live raggiungono vette di potenza egemonica notevoli, arricchendosi di sfumature, dettagli, suoni, che lo rendono diverso di volta in volta, a dimostrazione che le loro esibizioni live sono qualcosa di prezioso e notevole.

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A loro seguono i romani Giuda, acclamatissimi dal pubblico ma non di certo quanto Francesco Motta, in arte semplicemente Motta, protagonista indiscusso dei festival estivi italiani (insieme a Calcutta ed a I Cani, ovviamente). Sebbene l’ascolto de La Fine dei Vent’Anni mi abbia fatto pensare a sonorità più vicine al Pop nostrano, dal vivo la sua esibizione diventa decisamente più graffiante e godibile alla mie orecchie. Una nota di disappunto la provo quando rifletto sul fatto che sia proprio lui ad esibirsi prima degli headliner (la stessa sensazione che avrò per I Cani che si esibiranno prima dei Soulwax). In un festival di questo calibro mi sarebbe piaciuto qualche colpo di scena in più (vedi Spaccamonti che si esibisce prima di Carpenter), che venisse data ad altri artisti nostrani, probabilmente meno pubblicizzati in questo periodo ma sicuramente non meno validi, la possibilità di potersi esibire in presenza di un pubblico più corposo. La scelta dei sopra citati (Motta, I Cani), sarà pure stata strategica, ma di certo non può definirsi originale.
The Jesus and Mary Chain salgono sul palco e come spesso capita con i grandi nomi dei veterani della musica, l’attesa si carica di curiosità e aspettative che nella maggior parte dei casi si riveleranno esagerati. In questo caso ci siamo trovati davanti un live godibile, ma con moderazione, senza picchi di esaltazione.

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Saltando AtomTM Robin Fox  causa sold out, ci spostiamo direttamente all’Incet per l’esibizione de I Cani e a seguire dei Soulwax, autori di uno spettacolo che difficilmente mi toglierò dalla testa. In tutto sul palco sono in sette. Tra loro, tre batterie, una delle quali suonata da Igor Cavalera dei Sepultura. Il colore predominante è il bianco ghiaccio. Il suono è un misto di elettronica e percussioni primitive. Il risultato è uno spettacolo di suoni e luci al quale l’intera Incet non può fare altro che piegarsi e cominciare a muoversi, senza sosta. E finisce così il secondo giorno.

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La terza giornata vede il pubblico un po’ stanco, e lo si intuisce dal numero di coperte sul prato in notevole aumento. C’è però chi ha ancora un po’ di energia  per farsi trasportare dal sound eclettico di Victor Kwality, e chi anche sotto il sole ancora cocente delle sette di sera non rinuncia a guadagnarsi le prime file per godersi  The Brian Jonestown Massacre, che hanno sostenuto uno spettacolo di altissimo livello, anche se ha perso un po’ di fascino a causa dell’orario.

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Abbandonate le atmosfere più cupe ci si sposta ad atmosfere più Indie e “danzerecce” prima con i Local Natives, e successivamente con i Crystal Fighters, autori di Electro-Folk che li ha portati ad addobbare il palco in modo tale da trasformarlo in una giungla. La chiusura è in bellezza con i Goat, e anche se ci si arriva un po’ stanchi e stremati, nulla può contro i loro ritmi viscerali ed il loro suono sinuoso. Finisce così il TOdays 2016, tra questi suoni e luci che sprigionano un calore che speriamo ci accompagni a lungo, almeno fino alla prossima estate.

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Il TOdays vince anche quest’anno. L’offerta musicale è stata enorme e di certo questo festival, ancora molto giovane, già compete in popolarità con altri eventi (nostrani e non) di fama internazionale. I presupposti ci sono e la strada su cui ci si è incamminati è quella giusta, i progressi si sono visti. Manca ancora però un ultimo slancio finale verso l’alto, per alcuni motivi che ho citato sopra. Auguro al TOdays di arrivare ad avere gambe fortissime, di prendere la giusta rincorsa e di spiccare, infine, il volo.

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A Night Like This Festival @ Chiaverano (TO) 15-16-17/07/2016

Written by Live Report

Quando si torna a casa dopo un festival di tre giorni, la sensazione è sempre quella di aver mangiato troppo. E così è stato anche al ritorno da Chiaverano. Ho seguito 22 concerti in una location mozzafiato, in compagnia di gente splendida, nutrita da ottimo cibo, alla presenza di un cielo che il Piemonte non è solito regalare così facilmente! Il senso di appagamento che mi ha dato A Night Like This Festival è stato tanto anche se, musicalmente parlando, non ho mai raggiunto un’apice di piacere durante nessuna delle esibizioni. Ho confermato alcune ipotesi, rafforzato delle certezze, confutato vecchie teorie, fatto qualche bella scoperta e provato anche disappunto e turbamento. Di seguito riporterò alcuni degli stati d’animo che ho vissuto durante le esibizioni live. Mi concentrerò sulle band che mi hanno maggiormente colpito, nel bene e nel male. Qualche gruppo purtroppo non sono riuscita a seguirlo, vuoi a causa di qualche sovrapposizione, vuoi per la necessità di espletare le mie funzioni vitali. Non me ne vogliate, sono umana anch’io. Dovranno perdonarmi anche tutte le band che si sono esibite sul “Palco dell’Esploratore”. L’acustica era pessima, e a causa di ciò non me la sento di esprimere pareri su qualcuno di voi. Prometto di venirvi a cercare, per ascoltarvi ancora.

“LE CERTEZZE DELLA VITA
WE ARE WAVES | di certo non hanno bisogno di presentazioni qui su Rockambula. Fabio Viax Viassone come al solito non si è risparmiato sul palco, e Cesare Corso, nascosto come sempre dietro un cappuccio, ha creato la magica atmosfera synth che tanto amiamo. Redoglia e Menegatti, batteria e basso, non da meno degli altri due, per regalarci un’esibizione carica di energia.

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♦BE FOREST | è un’immersione nella quiete notturna di un bosco, la loro esibizione. Qualcuno tra il pubblico ha il coraggio di gridare“siete mosci”, forse perché la loro esibizione arriva subito dopo quella, decisamente più energica, dei The Temper Trap. Ma che cavolo dici? Sono i Be Forest! Che t’aspettavi? Un attacco con le maracas e poi subito dopo “Maracaibo” cantata dal vivo? Ok, mi ricompongo. I Be Forest sono un po’ agitati per via di qualche discussione con i fonici. Poi tutto passa, ed è magia.

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“UN’ILLUMINAZIONE DIVINA”
♦LUMINAL | fino ad oggi, alla fine di un concerto dei Luminal, mi facevo sempre la solita domanda: ma perché hanno bisogno di fare tutte quelle scene, non possono suonare e basta? Già. Perché chi è stato ad un concerto dei Luminal sa bene in che modo viene coinvolto il pubblico, un modo che va ben oltre l’attitudine Punk di scendere da un palco e cercare un forte contatto col pubblico. Carlo Martinelli  ti si appiccica addosso dopo aver strisciato a terra come un verme, e Alessandra Perna improvvisa Valzer con ignare (?) pulzelle. Finalmente ho una risposta a tutto questo: i Luminal prendono per il culo, dall’inizio alla fine, le nostre vite piatte e insignificanti. E ho dovuto assistere ad una loro esibizione davanti ad un pubblico probabilmente assiduo ascoltatore delle canzuncelle “Indie” nostrane per capirlo. I Luminal ci dicono di fare qualsiasi cosa pur di movimentare le nostre vite, anche prenderci una malattia venerea, piuttosto. Per qualcuno dei presenti la loro esibizione è forse una delle maggiori emozioni musicali che hanno vissuto in tutta la loro vita. Per altri è un ritorno al Punk che ascoltavano durante l’adolescenza, declassato e messo da parte chissà quando, chissà perché. Per altri sono la feccia alla quale non assomiglieranno mai. Un esempio? La ragazza che mi sta accanto, e che in faccia ha una maschera a forma delle facce di tutte le donne citate in “Donne (Du  Du Du)” guarda schifata Alessandra e dice Ma come cazzo si è vestita?. Chissà da quanto tempo non si schifava così. Che momento di pura umanità. Quanta bellezza.

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LE PIACEVOLI SCOPERTE
♦BIRTHH | si, Birthh l’ho scoperta a Chiaverano. Prima dalle parole di un’addetta ai lavori del settore Radio, poi dal vivo. Questa donna, di corporatura minuta, conserva dentro di sé un enorme patrimonio emotivo che ben riesce ad esprimere e a trasmettere sul palco. Non ero pronta, in quel momento ho raccolto il maggior numero di percezioni e me le sono tenute strette. Born in the Woods me lo sono gustato a casa, per bene. È stato bellissimo.

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♦BONETTI | intuisco che Bonetti è di Torino, o del Piemonte, o nessuno dei due, ma poco importa. Nella mia impegnativa attività di frequentatrice di concerti non mi era mai capitato di incontrarlo. Il suo è un Cantautorato Pop apparentemente semplice, che però riesce ad emergere dal coro per qualche strana alchimia. Mi tengo stretto questo suono, e studierò meglio il fenomeno. Ad A Night Like This Festival si è esibito accompagnato dai Van Halen.

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♦LO STRANIERO | a dire il vero avevo già ascoltato il loro disco omonimo e a Chiaverano abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere che presto leggerete su questi schermi. Piemontesi anche loro, si esibiscono con grinta, ma il loro suono è lontano da quello del disco, che tanto mi è piaciuto. Complice di sicuro l’acustica pessima de “Il Palco dell’Esploratore”, come dicevo sopra (ho ancora in mente l’esibizione dell’anno scorso di Iosonouncane, uno dei più bei dischi italiani torturato da un suono pessimo). Ed è un vero peccato. Spero di poterli riascoltare ancora, in condizioni più favorevoli, e che il loro Elettro-Pop emerga forte e vigoroso, come sono sicura che sia.

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PENSAVO FOSSE AMORE, E INVECE NO
♦THE TEMPER TRAP | lo ammetto, arrivo al concerto impreparata su di loro, ma di tanto in tanto mi piace farmi sorprendere dalla musica. Li avevo ascoltati molto ai tempi dell’immortale “Sweet Disposition”, dopo di che li ho persi di vista. Sono loro i veri headliner della serata, gli artisti di fama internazionale, mi aspetto scintille. La loro esibizione è stata di certo notevole, ma scintille a mio avviso non ce ne sono state.

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♦VERANO | Verano si esibisce venerdì sera, ma ci arrivo in ritardo, il montaggio della tenda ha richiesto più tempo del dovuto. Al “Palco del Quieto Vivere” c’è questa rossa indemoniata che brandisce una chitarra e ci dichiara guerra a colpi di suono. Ma la guerra per me dura pochissimo, il concerto finisce subito dopo. Non so niente di lei, mi prometto di tornare a casa e documentarmi, lo faccio. Scopro che Verano è il nuovo progetto di Anna Viganò de l’ Officina della Camomilla. Ascolto. E che fine ha fatto la guerra? Dov’è quella chitarra brandita con così tanto vigore? Decisamente meglio in versione live.

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Torna il TOdays Festival, a Torino dal 26 al 28 agosto 2016

Written by Eventi

L’ultimo week-end di agosto, dal primo pomeriggio a notte inoltrata, Torino passa dall’essere corpo al dare corpo a un crocevia di suoni che si propagano lungo le spine architettoniche e l’archeologia industriale riqualificata della periferia urbana che li contiene, li custodisce, li rimescola, li riverbera e lascia che si diffondano.

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La Band della Settimana: Blindur

Written by Novità

Blindur è un duo nato nella primavera del 2014 da Massimo De Vita (cantautore, polistrumentista e produttore) e Michelangelo Bencivenga (polistrumentista). Il duo napoletano nei primi 18 mesi circa di attività ha già collezionato più di 100 concerti tra Italia, Belgio, Islanda, Francia e Irlanda (prendendo parte ad importanti festival internazionali come ad esempio il Body and Soul a Westmeath), prodotto un Ep dal vivo “Casa Lavica live session”, vinto l’edizione 2014 del premio Donida, il premio Muovi la Musica 2014, il premio Nuova Musica Italiana 2015, il premio Pierangelo Bertoli 2015; il premio Fabrizio De Andrè 2015. Blindur è tra i 40 convocati per l’edizione 2016 di Musicultura. Ha aperto i concerti di numerosi artisti del panorama indipendente italiano come Tre Allegri Ragazzi Morti, Dellera, Dimartino, Giorgio Canali e Rossofuoco, Cristiano Godano, Il Disordine delle Cose, Iosonouncane, Dente.
Blindur ha collaborato in ambito internazionale con artisti irlandesi come Johnny Rayge con il quale ha realizzato un mini tour di 11 date in Italia nel novembre 2014, ha condiviso il palco con il poeta e cantautore canadese Barzin nella data napoletana del suo ultimo tour europeo, ha inoltre lavorato con Birgir Birgisson, storico fonico e produttore di Sigur Ros e non solo.
Il sound del duo si ispira alle atmosfere del Folk e del Post Rock, con un piede a Dublino e l’altro a Reykjavík.
Per quanto riguarda i testi invece, il riferimento è sicuramente la tradizione e la poetica del cantautorato italiano.
Nonostante siano solo 2 i musicisti in scena, il suono è ricco e articolato e l’ampio set up (chitarre acustiche ed elettriche, banjo, glockenspiel, effettistica ed elettronica minimale, cassa, rullante e tamburello, il tutto rigorosamente a pedale) contribuisce a dare la sensazione di stare ascoltando una band al completo.
Vincitori, lo scorso 5 marzo, del Premio Buscaglione 2016 e del Premio Tempesta Dischi sempre per “Sotto il cielo di Fred”, sono la Band della Settimana di Rockambula.

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Chi Suona Stasera – Mini guida alla musica live – Marzo2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento,  soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

Savages
13/03@Magazzini Generali, Milano
Unica data italiana per le londinesi, in tour per la presentazione del loro nuovo lavoro: Adore Life
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Hate & Merda
11/03@Cellar Theory, Napoli – 12/03@Dal Verme, Roma
18/03
@Artlab Occupato, Parma –  26/03@Wave, Misano Adriatico (RN) –
27/03
@CPA, Firenze
Il rumoroso duo fiorentino in tour con La Capitale del Male, il loro ultimo album
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Marnero
18/03@C.S.A. Next Emerso, Firenze – 19/03@Checkmate, Genova –
23/03@Artificerie Almagià, Ravenna – 24/03@TNT, Jesi (AN) –
25/03@La Mancha, Ruvo di Puglia (BA) –  06/03@Eliogabalo, Fasano (BR) –
27/03@Indian Bikers, Matera – 28/03@Masseria Foresta, Crispiano (TA)
In tour con l’ultimo capitolo (La Malora) della loro trilogia del fallimento
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Guignol
03/03@Rock’n’Roll, Milano – 12/03@Lilith Lab, Genova –
18/03@C.S.O.A. Cox 18, Milano (con Ulan Baltor) – 19/03@Open Book, Milano 24/03@Marmo, Roma – 25/03@Freedom Book and Music Bar, Battipaglia (SA) 26/03@Fashion Colls, Genova
La rock band milanese guidata dal suo leader Pier Adduce porta in cammino per la penisola il recentissimo Abile Labile
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Ulan Bator
11/03@Init, Roma – 12/03@Faq Live Music Club, Grosseto –
18/03 C.S.O.A. Cox 18, Milano (con Guignol)
i postrockers francesi guidati da Amaury Cambuzat in tour con il loro ultimo lavoro Abracadabra
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Lubomyr Melnyk
04/03@Masada, Milano – 05/03@Spazio Aereo, Venezia –
06/03@Panic Jazz Club, Marostica (VI)
Questi gli appuntamenti col compositore ucraino imperdibile per chi ama il minimalismo neoclassico
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Martello + Dr. Quentin
05/03@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Il primo è il vincitore di Arezzo Wave Marche dello scorso anno, il secondo è il vincitore di Arezzo Wave Abruzzo dello scorso anno. Insieme, al Garbage Live Club, per un live imperdibile
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Iosonouncane 
03/03@Metropolis, Bibbiano (RE) – 04/03@Officine Corsare, Torino – 05/03@Serraglio, Milano
Jacopo Incani ancora in tour con l’acclamato DIE tra i dischi più acclamati della scorsa annata
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Brothers in Law 
04/03@Gratis Club, Senigallia (PN) – 05/03@Ohibò, Milano
I pop-shoegazer pesaresi in tour col loro nuovo Raise, lavoro della definitiva consacrazione
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The Flying Madonnas
26/03@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Ancora qualche data Live per gli psichedelici romani, prima dell’uscita del loro nuovo album in aprile – video

Money
07/03@Magnolia, Segrate (MI)
Unica data italiana per uno dei gruppi e dei lavori (Suicide Songs) più positivamente chiacchierati del periodo
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Anna Von Hausswolff
08/03@Circolo Meme, Padova – 09/03@Monk Club, Roma – 11/03 ARCI Bellezza, Milano
L’artista sevdese porta in Italia il suo neoclassicismo a tinte scure, da non perdere!
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Matt Elliott
10/03@Freakout, Bologna – 11/03@Astroclub, Fontanafredda (PN)
Per chi non pensa assolutamente che un concerto solo voce e chitarra sia solo capace di annoiare, e per tutti gli amanti della musica che emoziona
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Sorge
04/03@PnBox, Pordenone – 12/03@Glue, Firenze – 19/03@Covo Club, Bologna –
31/03 Latteria Molloy, Brescia
Nuovo progetto di Emidio Clementi per questa nuova avventura accompagnato da Marco Caldera
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Jon Spencer Blues Explosion
10/03@Locomotiv Club, Bologna – 11/03@Serendipity Playground, Foligno (PG) – 12/03@Auditorium Flog, Firenze – 14/03@Spazio211, Torino
Punk Rock Blues Noise e quant’altro con la storica band statunitense
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Bellows + Lippok 
14/03@Auditirum San Fedele, Milano
Imperdibile data unica, i Bellows sono il duo elettroacustico formato da Nicola Ratti e Giuseppe Ielasi, Lippock è artista elettronico di casa Ruster-Norton
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C’mon Tigre
10/03@Monk Club, Roma – 11/03@Teatro La Nuova Fenice, Osimo (AN)
Due appuntamenti con la musica dei C’mon Tigre e i cortometraggi d’animazione del maestro Gianluigi Toccafondo fusi in un unico corpo
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Battles
30/03@Piper Club, Roma
Il supergruppo newyorkese presenta il suo ultimo album in occasione della preview di Spring Attitude Festival 2016
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Terzo Piano
7/03@CellarTheory Live, Napoli – 17/03@Zazzabar di Miglia, Carpi
18/03@Valvola, Orvieto – 19/03@Garbage Live Club,Pratola Peligna(AQ)
25/03@Cafè Retro,Petramelara (CE) – 26/03@LongoTherapy,Longobardi(CS)
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A Night Like This Festival 18/07/2015

Written by Live Report

A Night Like This Festival @ Chiaverano (TO) – 18/07/2015
Foto di Andrea Bordoni

Quando arrivo alla location che ospita i tre palchi del A Night Like This Festival è ancora presto. Il posto è molto bello: appena supero l’ingresso trovo il Palco del Quieto Vivere, il più piccolo, dove sta per iniziare Giorgieness, che inaugura un po’ tutto il festival (se escludiamo il concerto per organo di Carlot-ta nella chiesa di S. Silvestro che però mi sono perso) e già l’atmosfera è magica, stanno tutti seduti sul prato e ascoltano con attenzione le canzoni chitarra elettrica e voce di questa specie di Maria Antonietta più soave e meno sopra le righe, con una voce che sa alternare il graffio e la carezza. Partiamo bene.

Faccio due passi per rendermi conto della situazione. Oltre il primo palco si stende il prato, circondato dalla zona ristorazione e da quella del mercatino, che mi pare tenuto bene e organizzato con gusto, but I’m no expert. In fondo c’è il Palco delle Colline, il grande palco centrale, mentre incuneato dentro uno stanzone con i banchetti degli artisti e delle etichette si trova il Palco dell’Esploratore. È divertente farsi due passi nell’erba e nella quiete e curiosare in giro. La situazione è tranquilla, in giro c’è ancora poca gente, più artisti che spettatori. Io tra l’altro ne riconosco pochissimi, giusto quelli con gli outfit più strambi: gli Abiku con le loro camicie sgargianti o Pernazza (già Ex-Otago e Magellano, qui con i Victoria Station Disorder), canotta e tatuaggi. Davanti a Giorgieness c’è Iosonouncane che si fuma una sigaretta serissimo, ma me lo devono indicare…

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Sempre in un clima di grande tranquillità inizia ad arrivare più gente e i palchi prendono vita. Da sotto il Palco delle Colline mi godo gli Albedo che pompano un bel Rock morbido ma allo stesso tempo compatto, senza sbavature, e nel frattempo comincia a piovere. Io sono felicissimo: meno caldo, meno zanzare, ma mi rendo conto che per il festival potrebbe significare meno affluenza. Mi concentro sul palco principale e scopro gli Stearica, trio torinese di Post-Rock strumentale che tiene con decisione il palco semplicemente suonando bene una sequela di brani energici ed esaltanti. Personale rivelazione del giorno.

Inizio a fare avanti e indietro tra Palco delle Colline e Palco dell’Esploratore, ignorando la pioggia e godendomi la frescura. Vado a sentire gli Abiku e il loro Pop-Rock cantautorale molto sixties che rapisce e convince, anche se a fine set i pezzi mi sembrano un po’ tutti uguali. La brevità delle esibizioni è il modo perfetto per gustarsi generi così diversi in una line-up che ignora i confini di genere provando però a creare un’atmosfera che oltre ad essere sincretica sia anche indirizzata ad un certo tipo di ascoltatore: curioso ma sereno, che ha voglia di divertirsi ma senza strafare. Sulla stessa linea i C’mon Tigre, sul palco principale. Farfisa, fiati, vibrafono, per un Etno-Jazz che è la colonna sonora perfetta di quella che a me pare la fine di un pomeriggio estivo super-rilassato ma che in realtà inizia a essere sera piena. Mi aspettavo un sound molto diverso e invece mi stupiscono portandomi in un viaggio molto chill intorno al globo. Promossi.

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Segue una mia pausa cibo in cui ho modo comunque di seguire i Girls Names, band dell’Irlanda del Nord che fa un Rock bello dritto e noiosetto. Si inizia a sforare leggermente gli orari del programma: sul Palco dell’Esploratore un loop ossessivo e delle inquietanti luci blu ci fanno attendere con ansia l’apparizione di Iosonouncane ben oltre l’orario d’inizio. Quando finalmente Jacopo Incani sale sul palco ci spiega di aver aspettato (inutilmente) che la band dirimpetto finisse di suonare, ma l’ora è tarda e si va comunque. Set continuo e intensissimo, Iosonouncane ci suona DIE usando loop, sample, campioni, fermo dietro un banco pieno di strumentazione e cantando con una voce che pare soprannaturale. A livello scenico risulta uno show abbastanza piatto, ma recupera ampiamente con le canzoni e soprattutto con l’interpretazione, fenomenale.

Da qui in poi la situazione si fa confusa: l’ora inizia ad essere tarda, ha smesso di piovere da un po’ e la gente inizia a sdraiarsi sull’erba a metà del prato per godersi i concerti al fresco della sera, sotto le stelle. La parte più bella del festival è probabilmente proprio questa: si sta rilassati, si ascolta musica ma senza ansie o ressa, l’atmosfera è tranquilla e la line-up si presta all’ascolto sognante e, se si vuole, anche meno attento. Io che soffro parecchio il caos e la folla qui mi trovo benissimo: la pioggia ha forse contenuto l’affluenza di pubblico, ma se anche fossimo stati il doppio o il triplo ci sarebbe stato spazio per il relax. Steso sull’erba ancora un poco bagnata mi lascio rapire dai ritmi elettronici dei Drink To Me, scatenati e divertiti, per poi rimanere a bocca aperta davanti al live folle e senza regole degli strepitosi Jennifer Gentle. La serata finisce col botto dopo l’una e mezza: salgono sul palco gli A Place To Bury Strangers ed è Rock vero, quello con le chitarre che volano di qua e di là dal palco, con pezzi densissimi e scuri, che ti caricano e ti aprono e ti fanno volare via lontano, quella strana psichedelia de facto che ti scuote le orecchie e la fantasia. Un ottimo finale.

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Che finale poi non è, perché raccolti armi e bagagli con estrema calma e concentrazione data l’ora e lo stato psicofisico mio e in generale del pubblico, ci si dirige al camping dove dalle tre all’alba ci sarà tra gli altri Capibara a mettere musica per l’afterparty. Se prima la situazione poteva essere confusa, da qui in poi mi muovo nel sonnambulismo più estremo: ho ricordo di uno spiazzo con la musica a palla dove si è ballato con pochissima grazia ma molto divertimento, e quando i primi raggi del sole hanno fatto capolino sono crollato in me stesso e ho raggiunto la tenda per farmi almeno un paio d’ore di sonno.

Non contenti, i ragazzi del festival hanno pensato di organizzare un simpatico post-evento a mezzogiorno del day after: affettuosamente denominato Lake Me Up, prevede tre mini-live acustici su un pontile che dà sul Lago Sirio. Idea scenograficamente eccelsa, è un po’ più scomoda di quanto mi sarei aspettato. Apre le danze Morning Tea, bravissimo chitarrista che ci dà dentro di fingerpicking, ma che ha lasciato la voce a casa e tiene maluccio il “palco” (che poi è un pontile, per l’appunto). Seguono Bea Zanin e Fade, che però non ho potuto seguire perché il caldo era troppo e… vi ho detto che il lago è balneabile?

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Insomma, dal mio punto di vista A Night Like This è stato un successo, una scoperta, un festival piccolo ma che di questa dimensione si bea e si fregia, come un gioiellino luccicante dove la natura si mescola alla musica lasciando spazio alla tranquillità e al divertimento in egual misura. Festival ce ne sono tanti, magari con nomi più altisonanti e con cartelloni-bomba, ma queste quasi ventiquattr’ore di leggerezza ed esplorazione hanno una loro identità che difficilmente troverete altrove. Da rifare assolutamente.

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