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CambiaMò Musica: Dalla Terra dei Fuochi alla Terra dei Suoni
Una serata all’ insegna del Reggae e all’amore per la città di Napoli, questo il succo del CambiaMò Musica che ha visto esibire Martedi 22 Luglio tantissimi artisti partenopei. In una serata grigia e piovosa quasi autunnale (a Luglio?) si cela al Sea Legend di Pozzuoli un evento veramente memorabile che vede protagonisti artisti di un certo rango come: Marcello Coleman che in passato ha fatto parte degli Almamegretta, Valerio Jovine uno dei favoriti di J-Ax alla trasmissione The Voice finita circa un mese fa e fratello di Massimo “JRM” Iovine un membro membro dei 99 Posse e i Capone Bungt Bangt che sono una chicca dell’ Underground napoletano. L’evento vede effettivamente l’esibizione di tanti artisti ma per svariati problemi riesco ad arrivare a metà serata, per mia fortuna nel momento più caldo, pensate solo che hanno cominciato a suonare dalle 19:30. Appena arrivato al locale mi ritrovo Pino Mosca presentare l’artista che dovrà esibirsi, è Marcello Coleman con il suo Reggae. Coleman è un musicista di un certo calibro noto anche per le sue capacità di mantenere il palco, in questa data ha dato prova di se con canzoni come “Terra Morta”, la stupenda “Acqua Santa” e “Babilon Will Fall”; lui un ragazzo alla mano e appassionato del genere, abbraccia, stringe la mano e dedica calorosamente del tempo ad amici e fan alla stessa maniera. Subito dopo arriva il momento di Valerio Jovine, molto acclamato dal pubblico; anche lui spende stupende parole per la nostra bella Napoli incitando i cittadini a non trascurarla e lo fa con “Napulitan” e “O’ Reggae e Maradona”. E’ il turno di Mariotto Maylon F.B.M. In questo momento troviamo un palco sovraffollato, il Rap di questi ragazzi è eccezionale, si sente la rabbia e lo sfogo con canzoni come: “Terra Nostra”, “Trip’N’Roll”, “Nennella”, “Amianto” e “Wè Carmè”. Arriva il momento di un gruppo che da tempo ero curioso di ascoltare: Capone & Bungt Bangt. Questi ragazzi pionieri dell’ eco music mondiale suonano con tubi, fusti e percussioni di diversi tipi, a detta da loro con i materiali riciclati e la prova di Maurizio e soci è stata a dir poco stupefacente. Senza dubbio la canzone che più ha emozionato è stata, almeno per il sottoscritto, “Napule Simme Nuje” ma comunque hanno fatto la loro splendida figura anche “Lisca di Pesce” e “Bianca”. Il successivo gruppo Aldolà Chivalà unisce musica e teatralità, anche il loro show è stato ammirevole, ci hanno fatto divertire con il loro sarcasmo e la loro ironia. I pezzi presentati sono: “Nu’ Voglio Ascì”, “Veleno” e “Discontinuo”, insomma un ottima prova anche per loro. La chiusura della serata spetta a gran sorpresa ai Peppesmith del Prof. Ciro Mattei. Dico a gran sorpresa perchè essendo il gruppo nato da poco mai mi sarei aspettato facessero da headliner dell’evento. Ad ogni modo con i Peppesmith arriva un pò di sano Rock, la band è in forma e piena di grinta, peccato che a fine serata in molti si sono persi la loro esibizione perchè ritornati nelle proprie tane, Mattei e soci infatti si sono ritrovati a suonare dinanzi ad un pubblico dimezzato. A dirla tutta è stato un peccato per gli assenti, i Peppesmith prima con “Soul Sacrifice”, poi con “L’ Uomo Sulla Luna” ed infine con “Spread & Belfegor” hanno divertito e fatto ballare oltre che accendere qualche lampadina riflessiva nelle menti dei presenti. Durante la serata infine, c’è stato un piccolo show del comico Emiliano Petruzzi che tra una battuta e l’ altra ha strappato un gioioso sorriso al pubblico napoletano. Prima di concludere non dimentichiamo gli artisti che hanno suonato prima di questi citati, che purtroppo non sono riuscito ad ascoltare per cause di forza maggiore; ad ogni modo ricordiamo anche: O Xangò con Iermano e Sollo, Federica Cardone e Ornella Mancini ovvero le due donne della serata, Marco Zurzolo, Luigi Iannuzzi e La Maschera in collaborazione con Raffaele Bruno. E’ terminata cosi una magnifica serata all’ insegna dell’ Arte e della Cultura Partenopea, un omaggio alla bella Napoli che non smette mai di sperare.
culiduri – Ci Hanno Rubato il Disagio
Una band dal nome altamente discutibile. Nasce a Padova il trio culiduri, dall’incontro fra Il Signorino, Il Disagio e Il Conte (così si fanno chiamare). Una formazione inconsueta: basso, voce e batteria. Una musica di cui dirò nelle prossime righe. Ci Hanno Rubato il Disagio è un EP che in circa dieci minuti riesce ad esibire una tracklist di ben cinque capitoli, il che conduce, attraverso un banale calcolo, a stimare una durata media dei brani pari a due minuti. Tuttavia, abbiamo un outlier: “Il Germe si Lamenta del Mondo”, traccia numero quattro, che vanta ben 2’34’’ di impegno. Ma noi, attenti e crudeli recensori, non badiamo a queste cose ed in presenza di scarsa quantità puntiamo dritti alla qualità dell’opera. Premessa: la musica Post Punk mi garba; la musica Post Hardcore mi garba ancor più. Ma veniamo a noi… L’extended play realizzato dai ragazzi padovani propone un titolo altamente interessante ed una copertina hardcore al punto giusto. Tutto sembra iniziare per il meglio e mi fiondo sulla traccia numero uno: “Tonietta”. Non mi è ben chiaro se si tratti di una blasfemia celata o di una sofisticata critica alla di certo più nota Maria Antonietta, ma in entrambi i casi i tre ragazzi padovani hanno scelto un’apertura che lascia alquanto spiazzati. Non che io mi scandalizzi innanzi a tali situazioni (no di certo!), ma il ripetere instancabilmente la stessa frase funziona solo se la frase stessa funziona. Mi spiego meglio: sai che c’è? Ti dico una bugia! Se fai la spia sei figlio di Maria (Tonietta) è un esempio lampante di frase che non funziona. Vero, la storia della ripetitività è classica del genere (e di questo i ragazzi abusano un po’ in tutto l’EP), ma vorrei che in testa mi entrasse un messaggio e non una frase da cui estrarre qualcosa di utile proprio non mi riesce. Ma noi non siamo mica così superficiali! Andiamo avanti e ci concentriamo sul resto del testo e dello strumentale, che riporta i nostri ricordi ai tempi in cui, nel garage di Peppe, io mi mettevo alla batteria, lui alla chitarra ed improvvisavamo pezzi stonati fino all’arrivo delle luci blu. Se è vero che non ci è concessa una seconda possibilità di fare una straordinaria prima impressione, è pur vero che non ho pregiudizi e passo al brano numero due: “Super Perfetto”. Questo sembra un brano seriamente funzionante! Autocritica alternata fra canto e parlato che ci dona una gran bella carica e ci gasa al punto giusto per dire “Ok! Mi ero sbagliato! ‘sti culiduri sanno quel che fanno!”. Nei limiti artistici imposti dal genere, la suddetta traccia è senza dubbio uno sfogo interessante e degno di pogo. Un capitolo messo lì per far saltare la gente e divertire…e ci riesce bene! Anche il testo sa il fatto suo: critico, interessante, si fa ben seguire. Bella, la prossima me la sento buona. Tuttavia, “Finestre” è un pezzo che definirei ambiguo. Sono a quota cinque ascolti e non riesco ancora a capire se è un buon pezzo o se segue la scia di “Tonietta”. Ma non voglio credere che la precedente traccia sia un caso isolato, così mi concentro e scopro un giro di basso di notevole spessore. Isolo la voce e ritorno per un attimo indietro negli anni, alla ricerca di una band che mi ricordi tale sound, ma il ritornello incalza, mi distrae e mi spiazza. Il basso si adagia su una distorsione eccessiva, la cassa fa vento e crolla il mio castello di carte. Per un attimo avevo pensato ai Tre Allegri Ragazzi Morti. Peccato. Chiudiamo un occhio e dedichiamoci al precedentemente definito outlier. Ora definibile delusione. L’apertura incuriosisce e, una volta accettata l’idea che i testi siano messi lì tanto per riempire spazio, si riesce a percepire uno strumentale ben pensato crescere lentamente e donare ottime aspettative all’ascoltatore. Il basso, incredibilmente lavorato, si articola in un giro perfettamente orecchiabile, accompagnato da una batteria tutt’altro che prepotente. Ops, è saltato il disco e adesso graffia di brutto. Ah no, è solo il ritornello. Ultima chance per i ragazzotti in questione. Bruciata. La quinta ed ultima traccia spegne ogni possibile speranza, riproponendo un testo noioso e ripetitivo ed un sound che in nessun frame cattura la mia attenzione.
Via le cuffie, è ora di tirare le somme. Disse J-Ax che il rap è come il porno: ci nasci. Io non voglio essere così drastico e dico che il genere oggetto di analisi sia un genere arrivabile; pertanto scartiamo la possibilità che il problema dei culiduri sia il genere. L’assenza di chitarra è certamente una trovata interessante, che non di certo condanna, anzi, genera un buon numero di apprezzamenti. La voce calza perfettamente su un sound così crudo come quello generato da un basso portante. Il problema allora dove sta? Beh, il problema sta nel fatto che a me ‘sti tre ragazzi hanno trasmesso voglia di far casino e non voglia di far musica. E se è vero che il Punk è anche far casino, è pur vero che la musica è anche il trasmettere un messaggio. Isolare i testi infantili alla ricerca di note positive è stato quasi snervante. Le note ricercate le ho trovate, ma sulla bilancia pesano poco più della copertina e del titolo dell’EP. Si consigliano maggiore impegno nel realizzare omogeneità all’interno delle singole canzoni e più attenzione per i testi; si consiglia, inoltre, di lavorare sulla totalità della traccia e non di limitarsi ad un’intro funzionante. E se in giro si vanta la rapidità con cui è stata tirata fuori “Tonietta” (soli due giorni, dicono), io questa rapidità la percepisco nella sua accezione negativa. Han citofonato! Lascio un biglietto sul tavolo e vado via: “Ritenta, sarai più fortunato”.
Roberto “Freak” Antoni R.I.P.
Roberto “Freak” Antoni ci ha lasciato questa mattina a sessant’anni esatti. E chi se lo aspettava. Non è per usare parole banali, non lo faremmo anche per rispetto al personaggio fuori dagli schemi e alla sua persona ma veramente “Freak” Antoni è uno di quelli che non ti aspetti che un giorno o l’altro possa morire. Se non altro perchè dopo una carriera strepitosa con una delle band più irriverenti e anticonformiste d’Italia, forse anche un po’ troppo snobbata, non si è mai spaventato a prendere nuove strade. Diverse collaborazioni, il posto di leader degli Skiantos lasciato solo due anni fa e un lavoro con J-Ax subito dopo e una carriera solista. Scrittore, cantante, artista, attore, dj. Eppure Roberto “Freak” Antoni era anche un uomo malato che oggi ha dovuto arrendersi alla vita. Come direbbe lui stesso:”Dio c’è ma ci odia!”
Di seguito un video dove “Freak” Antoni parla di morte e non solo.
“Il secchio e il mare”, il nuovo album di Pico Rama
Con il suo nuovo nome, lanciato a marzo con un semplice tweet, PICO RAMA firma Il Secchio e il Mare, album di 10 tracce in uscita il 21 maggio 2013, che si avvale di prestigiose collaborazioni. La produzione artistica è di Marco Zangirolami, uno tra i più noti arrangiatori e produttori musicali italiani (come ad esempio di J-Ax, Fabri Fibra, Dargen D’Amico, etc.). Il disco è anticipato dal singolo Cani Bionici (Technotitlan), di cui potete vedere il video di seguito: