Jester at Work Tag Archive

Il primo progetto audiovisivo de I Mori #2 “È un Sasso”

Written by Anteprime

Per questo secondo brano La band si è lasciata ispirare dalle immagini di Valentina Natarelli, una videografa attiva da diversi anni.

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Il primo progetto audiovisivo de I Mori #1 “Ispirati Ispiranti”

Written by Anteprime

Come vi abbiamo spiegato la scorsa settimana, la nostra webzine si fa promotrice di una iniziativa che mira ad unire in maniera innovativa l’arte musicale a quella visiva.

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Il primo progetto audiovisivo de I Mori presto in anteprima su Rockambula

Written by Anteprime

La nostra webzine si fa per la prima volta promotrice di una iniziativa che mira ad unire in maniera innovativa l’arte musicale a quella visiva. Protagonista di questo nuovo progetto è la band abruzzese I Mori del trio Alessandro Sergente (Zippo, HTCOS, Hergott Sakrament) Gino Russo (Santo Niente, Fiftyniners, Isterica) Antonio Vitale (Worm Morning 616, Jester at Work).

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Fede ‘n’ Marlen live al Garbage Live Club

Written by Senza categoria

Continua la programmazione Live del Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ). La stagione concertistica è ripartita con le esibizioni del pescarese Jester at Work, dei Deathwood aperti dagli Only Ten Left e dell’australiano Phillip Bracken. Questa volta tocca al duo napoletano tutto al femminile Fede ‘n’ Marlen.

SABATO 10 OTTOBRE ORE 22:30
FEDE ‘N’ MARLEN
Garbage Live Club
PRATOLA PELIGNA (AQ)

Di seguito la programmazione completa del Garbage Live Club fino a dicembre.

lives

Fede ‘n’ Marlen, il suono gitano di una fisarmonica ed il legno duro del folk di una chitarra. Napoli, Granada, Buenos Aires, Rione Sanità. Da questi luoghi nascono i suoni che nel 2012 danno vita al sodalizio tra le due cantautrici FEDE ‘N’ MARLEN.
Suoni catturati tra il Mediterraneo e il Sud America, sotto i vulcani o nei respiri del vento australe, distillati poi in tredici brani, fra uno scoglio tufaceo steso sul mare di Bacoli e l’ombrosa foresta di Cuma. Fede ‘n’ Marlen è uno sposalizio a tre sulla spiaggia: un trait d’union tra l’italiano, lo spagnolo e il napoletano; lo strascico bianco su cui si lascia trasportare un bambino in calzoncini fra le sirene che accorrono dai fondali. Il suono gitano di una fisarmonica, il legno duro del folk di una chitarra, fanno si che le due voci trovino un’unica dimensione. Già distintesi in aperture prestigiose ad Appino, Cesare Basile, Bastian Contrario e Boxerin Club, il 29 marzo é stato pubblicato il loro EP ufficiale d’esordio “Stalattiti” prodotto dall’Ikebana Records.

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Tree60 – Night Tunes Collection

Written by Recensioni

Sotto il nome di Tree60 si nasconde in realtà Stefano D’Incecco, dj e beatmaker pescarese emigrato nella splendente Barcellona. Nonostante il titolo ci possa trarrein inganno, Night Tunes Collection non è in alcun modo riconducibile a una raccolta o a un Greatest Hits. Questo disco è un insieme di progetti irrealizzati, bozze completate nelle insonni notti spagnole di Stefano. Sono accenni creati tra il 2003 e il 2013, quando insieme all’amico fidato Fabrizio Tropeano portavano avanti il duo MUI, che svariava concretamente tra musica etnica ed elettronica. Ricapitolando, questo disco è il frutto di una scrupolosa scrematura ad opera dell’artista, che ha deciso di lavorare e portare a compimento dieci beat, con l’accorata collaborazione di diversi musicisti venuti a contatto con il talento di Tree60.

Le sperimentazioni Ambient di “6Rhodes”, con quei suoni liquefatti, mi risultano ostiche, sconclusionate. Idem per la successiva “Urbass”, dove regna ancora un costante piattume di fondo. “Tance” potrebbe segnalare la svolta con l’introduzione d’interessanti percussioni, ma dopo un po’ lo schema si ripetee ci si omologa alle tracce precedenti. La fusione tra Jazz e Dub di “Lazy Saturday Afternoon” è già più godibile, ma è pur sempre un episodio isolato, come scoprirò continuando l’ascolto. Neanche più la novità rappresentata dai ritmi latini di “Mevo Latin” mi cattura, non riesco ad auto-coinvolgermi. Persino la voce di Antonio Vitale (a.k.a. Jester at Work), solitamente avvolgente e disciplinata, mi appare fredda e distante. E così anche “Desert Fashion” viene accantonata in compagnia delle altre canzoni. Non mi resta, quindi, che la curiosità di chi ha cominciato la visione di un film non nelle sue corde e ormai, per inerzia, vuole andare fino in fondo per vederne il finale. Un film che sinceramente mi sarei volentieri risparmiato.

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