I Jiurrande sono un duo acustico calabrese. Un duo di cugini, Ettore e Luca, che fin dalla scuola superiore hanno condiviso l’amore per la musica, l’hobby di una vita messo da parte per parecchio tempo, per poi decidere, però, di riprendere in mano le loro canzoni, riarrangiarle, scriverne di nuove e registrarle in casa tra Lamezia Terme e Platania (Cz) all’inizio del 2012. Questa è la loro biografia stringatissima, come pochissime sono le loro pagine sul web e questo certo non aiuta a conoscere il progetto.
Ma andiamo avanti. Alla fine della registrazione viene fuori un Ep omonimo, il primo lavoro discografico dei Jiurrande, formato da sei brani. Il primo è “Demo Goldsound” che più che brano lo potremmo definire un piccolo intro stile musichetta dei giochi 8 Bit. Il tutto continua con “Elastici” con il suo intro di chitarra e la forma canzone pop-rock più ortodossa, rispetto anche all’intero lavoro. Nonostante l’homemade che si avverte fin da subito, il ritmo rimane l’elemento più piacevole del brano anche se qualche volta in maniera quasi impercettibile cade, al contrario della voce che non convince affatto fin dall’inizio,non amalgamandosi mai con la musica, con l’intonazione e con il ritmo. Un’alchimia che non c’è insomma. “In Dormiveglia” è il terzo brano che come inizio utilizza sempre la chitarra; la forma del pezzo è uguale al precedente, le impressioni della parte strumentale sono positive al contrario di quelle vocali, che peggiorano nettamente in “Autunnando”, quarta canzone nella quale si percepisce qualcosa di strano anche a livello strumentale (saranno stati gli strumenti scordati?) e naturalmente anche a quello vocale, il cui lamento diventa insostenibile. Penultimo passaggio è “Il Saggio” che, come prima, lo potremmo definire una poesia con sottofondo musicato al contrario dell’ultimo pezzo “Deliri”, in realtà ghost track che non aggiunge niente e non toglie niente.
Insomma Jiurrande, avete aspettato ben dieci anni prima di riprendere a suonare la vostra musica, potevate aspettare un altro anno, altri due anni, prima di registrare e mettere in giro il vostro lavoro perché comunque il tempo è l’unica cosa davvero importante; parlo del tempo per studiare, per perfezionarsi, per creare uno stile. Questo a mio parere non è un Ep pronto; allora qual è il senso di mettere in circolazione un lavoro nel quale gli elementi positivi sono ben pochi rispetto a quelli negativi? Non certo per pubblicità o per creare con la musica una prospettiva. Forse per gioco, ma anche il gioco allora deve essere fatto bene altrimenti a nessuno andrà più di giocare.