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Billy Bragg – Tooth & Nail
Non gli sono andate tutte per il verso giusto, molte le fuoriuscite stilistiche, abbastanza gli scazzi col mainstream da sempre tenuto ai bordi della sua esistenza e qualche tirata populista che lo ha messo alle corde per averci troppo creduto, ma come tutti i grandi, quando ritornano sui propri passi non c’è altro che inchinarsi e restare all’ascolto in deferente silenzio.
Col passo Folk di certe origini, il musicista inglese Billy Bragg è in giro con il nuovo album Tooth & Nail, album che pur conservando all’interno le prese coscienziali dell’anti-fascismo e di un socialismo immortale, vira verso i campi fragranti del Folk-Country, il vecchio amore dell’artista del Sussex, ed è un suonare dolce/malinconico, depurato dalle asprezze e dalla scorza dura per assecondare ricordi e profondità d’animo vere e straordinarie, nuova vita ispirata da una sua permanenza nello studio di registrazione di Joe Henry in quel di Pasadena, e anche un nuovo ascolto di un capolavoro che si elegge da sé.
Esistenzialismo e suoni splendidamente “americani” per un disco stupendo e ammaliante, esplicito nella stesura e amarognolo nel gusto, amori e dissolvenze che vanno e vengono a ripetizione, il tutto imbastito con i fili field della campagna come essenza atmosferica o fedeltà delle origini, un salto a ritroso dei tempi per fare il passo in avanti nel domani, e dove Bragg ritira fuori la vena poetica spesso sacrificata per i nervi politicians; in questo disco anche grandi firme delle strumentazioni yankee come David Piltch basso e contrabbasso, Greg Leisz chitarre, Patrick Warren tastiere e Jay Bellerose alla batteria e percussioni, tutti insieme per ripercorrere un piccolo e fedele culto country e tenere viva sempre la figura, la parola e la parabola di Woody Guthrie come padre spirituale.
Disco senza fretta d’esecuzione, ballate e passeggiate in solitaria col senso della vita che scorre “No One Knows Nothing Anymore”, gocce di Mississippi sliddato “Handyman Blues”, profumi del Mid-West in fiore “Chasing Rainbows”, il jack innestato per una sola volta nella politica sottocutaneamente incazzata “There Will be a Reckoning” o il passo leggero dei pensieri che si incolonnano per una notte fitta fitta di visioni “Home”, e una piccola meraviglia è servita, una trama che con le nebulose di Wilco e tenui passaggi alla Hiatt, crea quello stato giusto e speciale per l’ascolto in tutta tranquillità. Un altro passo importante nel quasi impeccabile percorso di Bragg, un artista sanguigno capace di aprirsi a nuovi scenari senza mai svendere la propria integrità.