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Jumping Shoes

Written by Interviste

Intervista con Carlo Tabarrini, chitarrista degli Jumping Shoes, freschi del nuovo lavoro “Non Contate su di me” nel momento chiave della loro carriera. Un band che ha fatto della classe uno stile di musica, della musica uno stile di vita.

Ciao Carlo. Per prima cosa, come stai?
Bene grazie.

Togliamoci qualche curiosità. Chi ha scelto la copertina dell’album “Non Contate su di me”? E’ quanto di più lontano ci sia dalla vostra musica e, per questo, alcuni hanno criticato la scelta. Io l’ho trovata geniale.
Diciamo che è stata una scelta di gruppo, anche se qualcuno ha storto un po’ il naso, ma volevamo distaccarci dalle solite cose e volevamo colpire. Penso di esserci riusciti in fondo.

Sono ormai oltre vent’anni che suonate. Come siete cambiati voi e com’è cambiata la vostra musica?
Logicamente siamo maturati come persone e questa maturazione si è manifestata anche nella musica e nelle scelte musicali. Diciamo che venti anni fa eravamo forse più istintivi e poco logici nella composizione dei pezzi, difatti le prime demo erano un po’ caotiche com’era caotica la vita a venti anni, ora la giusta follia è rimasta ma con un briciolo di razionalità e di maturità che ha portato la nostra musica ad essere secondo me un buon prodotto. Con ciò non rinnego niente fatto precedentemente; semplicemente non mi ci ritrovo più almeno in parte.

Cosa avete guadagnato e perso con l’innesto della voce di Samuele Samba Bracone al posto di quella di Amir Billal?
Devo dire che il nostro gruppo ha avuto sempre sfortuna con i cantanti. Amir il nostro primo cantante era un vero animale da palcoscenico, la gente veniva a vederci per la musica e per vedere cosa avrebbe combinato sul palco, e la cosa è andata molto bene per diverso tempo. Abbiamo vinto vari concorsi, apparizioni in varie compilation, apparizioni televisive moltissimi concerti in tutta Italia, ma poi problemi di scelte musicali e problemi d’interazione tra noi hanno portato all’abbandono di Amir e allo scioglimento del gruppo. Poi dopo circa quindici anni ci siamo ritrovati dopo esperienze varie e abbiamo registrato dei pezzi che sono divenuti il nostro primo cd ufficiale “Limbo Like a Bubble” prodotto dalla Nlm record. Appena uscito il disco, la convivenza con Amir era impossibile cosi abbiamo deciso di cambiare vocalist e la scelta si è concretizzata su Samba un ragazzo dalle notevoli capacita secondo me che ha portato ai Jumping nuova vitalità e voglia di spaccare. In poco tempo abbiamo registrato “Non contate su di me” completamente in italiano anche per tagliare con il passato e fare tabula rasa. Speriamo che ora vada tutto bene. Sicuramente con Samuele abbiamo guadagnato dal punto di vista creativo e professionale, perso assolutamente niente.

In tutti questi anni avete prodotto un numero molto esiguo di album. Scelta artistica o difficoltà pratiche?
Come dicevo prima il nostro gruppo è stato molto instabile dal punto di vista dei cantanti e ciò ha frenato notevolmente lo sviluppo e la composizione dei pezzi comunque è sempre valido il detto poco ma buono quindi siamo contenti cosi.

Nel vostro ultimo lavoro avete deciso di cantare in italiano. Un modo per avvicinarvi al pubblico nostrano o cosa?
E’ stata una scelta ponderata a lungo, ma cambiare dall’inglese all’italiano era la scelta più logica da fare sia perche si cuciva meglio sulle corde di Samba e poi perche siamo italiani e vogliamo che la gente ci capisca. Ciò non toglie che qualche prossimo pezzo non sia in inglese o magari in francese, chi può dirlo.

Nella vostra musica si notano le più disparate influenze, dai Faith no More ai Jane’s Addiction e una miriade di contaminazione dell’Alternative Rock con il Funk, il Rap, il Pop, il Progressive, la Psychedelia. Quali sono le vostre radici? Chi vi ha influenzato maggiormente nello sviluppo del vostro percorso artistico?
I gruppi da te citati fanno parte dei nostri ascolti quotidiani quindi penso che inconsciamente ci abbiano influenzato ma comunque diciamo che ci viene abbastanza spontaneo mescolare varie influenze, non ci poniamo limiti cercando comunque di dare un senso a ogni singolo pezzo. Personalmente il mio gruppo preferito sono stati i Janes’Addiction, magari quelli vecchi un po’ meno quelli attuali, anche se li ritengo veramente geniali. Il modo di suonare di Navarro mi ha influenzato totalmente difatti è uno dei miei chitarristi preferiti.

L’ultimo disco che hai ascoltato? E il tuo preferito?
Attualmente devo dire la verità non ho più trovato un gruppo che mi abbia colpito, ce ne sono vari ma non vedo più il gruppo che rimarrà negli annali della storia della musica, tipo U2 per intenderci, quindi non so dirti l’ultimo cd ascoltato e l’elenco dei miei preferiti è troppo lungo quindi te lo risparmio.

Hai visto Sanremo? Cosa ne pensate? Che cosa pensate dell’industria e del mondo musicale italiano?
Ti dico la verità, ho visto San Remo, e non me ne vergogno a dirlo anche se sono un metallaro incallito. Qualcosa di buono secondo me c’e’ ma molto poco. Ma oramai San Remo fa parte della tradizione italiana come gli spaghetti, tutti lo criticano e ne parlano male ma lo guardano lo stesso me compreso. Una cosa è certa, se avessero le palle di rischiare con canzoni più particolari anziché’ la solita minestra potrebbe essere veramente una vetrina anche per gruppi metal o punk, sarebbe veramente uno spettacolo. Un anno se non sbaglio ci sono andati anche gli Iron Maiden e i Kiss. La stessa cosa vale anche per l’industria discografica, bisogna rischiare ed investire sul rock e sui giovani e sono sicuro che il mercato discografico risalirebbe alla grande.

Da un punto di vista tecnico siete a livelli molto alti. Quanto considerate quest’aspetto importante e preponderante su altri elementi caratteristici della vostra musica?
Diciamo che la preparazione tecnica sia sullo strumento sia nelle linee vocali è importante, ma deve essere sempre messa a disposizione del pezzo per esprimere al meglio ciò che si vuole dire e trasmettere con il pezzo stesso. Il virtuosismo fine a se stesso a me personalmente non piace o per lo meno dopo un po’ mi annoia. Per quanto riguarda poi in particolare i Jumping Shoes non ci riteniamo assolutamente dei virtuosi, cerchiamo solo di fare al meglio quello che ci piace sperando che piaccia pure agli altri.

Avete scelto la lingua italiana eppure i testi sembrano non reggere il confronto con l’aspetto musicale. A dispetto della copertina di “Non contate su di me” non riescono quasi mai a essere ironici (anche quando ci provano come in “Caramelle”) e non riescono nemmeno a essere pungenti. Non vi sembra che dovreste dedicare maggiore attenzione a questo fattore?
Come sai questa è la nostra prima prova in italiano e ti posso assicurare che scrivere in madre lingua non e’ affatto semplice. Su molte recensioni è stata notata questa cosa quindi sicuramente è vera. Sicuramente nei prossimi pezzi cureremo molto di più questo fattore sperando di riuscirci a migliorare.

Hai un idolo, fuori dal mondo musicale?
Un idolo no, diciamo una persona a cui darei la mia stessa vita, mia figlia.

Il vostro sogno?
Il nostro sogno è poter vivere di musica e noi cercheremo di riuscirci impegnandoci al massimo, se non si avverasse, va comunque bene lo stesso.

Non so se avete saputo delle recenti “guerre” tra musicisti (Capovilla, il Piotta, ecc…) e critica. Che rapporto avete con la critica?
Nella vita ci sono le cose che piacciono e cose che piacciono un po’ meno, quindi anche nei confronti della nostra musica è la stessa cosa. Anche tu nel tuo mestiere di recensore elogi o stronchi un gruppo in base al tuo gusto musicale, ma sicuramente la tua valutazione può essere in disaccordo totale con un altro recensore. Comunque basta che se ne parli nel bene o nel male secondo me.

Cosa manca alla vostra musica per diventare qualcosa di diverso da tutto il resto dell’offerta musicale passata e presente?
Sinceramente non so cosa rispondere a questa domanda. Se riuscissi a sapere cosa manca alla nostra musica per renderla unica probabilmente starei a contare i soldi del mio conto in banca ora.

Il prossimo passo?
Il prossimo passo è suonare più possibile e promuovere il cd alla grande. Stiamo già abbozzando dei pezzi per il nostro prossimo cd ma ora è ancora tutto in fase embrionale. Il nove agosto suoneremo ad un grande festival in Austria con gruppi provenienti da tutto il mondo, il Worlds End Music festival, speriamo di suonare alla grande e speriamo di divertirci alla stragrande.

Dimmi quello che vuoi dirmi e non ti ho chiesto:
Diciamo che abbiamo detto tutto. Ti volevo ringraziare per quello che fai in primis cioè supportare la musica emergente alla grande e volevo ricordare che chi volesse il nostro cd basta mandare un messaggio su Facebook alla nostra pagina e noi saremo ben lieti di mandarlo.

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Jumping Shoes – Non contate su di me

Written by Recensioni

Non contante su di me. Ovvero, perfetto esercizio di stile.

Prima di parlarvi della musica volevo congratularmi con quel genio che ha scelto la copertina del disco. Nome di band e album in un bel font rosa, cinque soggetti che, cosi vestiti, potresti trovare insieme solo in una casa di cura (su tutti, eccezionale Sergio Bartolucci, batterista della band, col suo cappellino sempre in rosa girato a metà), espressioni che non sai se ti stanno prendendo per il culo o cosa. Poi giri il disco e la confusione peggiora.  Marco Radicchi, che nelle foto fa la faccia da duro pronto a picchiarti, fluttua nel sistema solare salutando ogni nostra certezza con l’aria tranquilla di chi non gli frega un cazzo. Geniale. Se non conoscete già la loro musica, ditemi che cosa ci si potrebbe aspettare da questo casino che ho tra le mani.

Ho ascoltato il disco e tutto ho trovato tranne quello avrei dovuto intuire. Prendete quattro ottimi musicisti e un altrettanto bravo cantante, fateli suonare insieme e il risultato sarà vicino alla musica dei Jumping Shoes più di quanto le immagini vi potessero suggerire.

Il gruppo nasce nel 1988 e da allora le novità più importanti sono l’innesto della seconda chitarra e il cambio di voce, da Amir Billal a Samuele Samba Bracone.  Non contate su di me è la quarta tappa del loro lento viaggio e a differenza dei lavori precedenti, “Out of the Window” demo autoprodotto, “Nightpieces II” compilation con la Dracma Records e “Limbo like a bubble” con la New LM Records, stavolta i brani sono proposti in lingua italiana.

La musica è puro Alternative Rock italiano con le radici negli anni novanta e soprattutto sempre aperto alle contaminazioni. Ascoltando l’album troverete Hard Rock, Funk Rock, sfumature Rap e accenni minimi di Elettronica, momenti Pop e schitarrate Metal, Psychedelia, Faith No More, Prog Rock, Jane’s Addiction (noterete una somiglianza anche nella voce di Samba oltre che nella musica) e tanto Rock puro. Eppure non ascolterete un incomprensibile calderone. Ogni innesto, variante sul tema, ogni riferimento, s’inserisce alla perfezione nel semplice puzzle della musica dei Jumping Shoes. A livello strumentale il lavoro è perfettamente ordinato e preciso e l’alternarsi di momenti più carichi, con altri intimi, i passaggi dal Pop meno impegnato alla maggiore ricercatezza, i continui cambi di colore dell’album avvengono tutti in perfetta armonia, legati dalla bellissima voce di Samba.  I testi rappresentano la parte meno importante del disco. Troppo banali, sia quando seri sia quando scelgono la strada dell’ironia come in “Caramelle” e comunque sovrastati dalla bianca magnificenza della musica.  A questo punto sarebbe opportuna una maggiore attenzione alle parole per dare un senso alla strada della lingua madre e soprattutto salire quel gradino che permetta di guardare la massa delle band italiane dall’alto ed evitare di essere fagocitati dalla calca della mediocrità.

È il quarto lavoro per la band e forse è questo il momento più importante della loro carriera. Ora è ora di fare sul serio.

 

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