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Bruce Springsteen & The E-Street Band. LONG WALK HOME.

Written by Live Report

31 maggio 2013 @Padova

È sembrato proprio un lungo e inaspettato ritorno a casa quello che Bruce Springsteen ci ha regalato nelle prime tre notti italiane del suo tour europeo (23 Maggio a Napoli, 31 a Padova e 3 Giugno a Milano; abbiamo ancora da gustare l’11 Luglio a Roma). Qualcuno pensa che possa essere l’ultimo viaggio con la sua adorata band. Più che una band ormai una famiglia, sempre più larga negli anni come è largo il loro sorriso sul palco, unito non solo dalle note che fluiscono comode ma anche dagli sguardi, da come si toccano e come si parlano. E anche chi non c’è più (Dani Federici ci ha abbandonati nel 2008 e il “Big Man” Clarence Clemmons nel 2011) risplende di luce riflessa. La musica pare essere solo un pretesto, ormai, per farci osservare una delle più grandi meraviglie della musica pop: The E-Street Band.

Il Boss però a Padova sorprende tutti e sale sul palco da solo, quasi a farci capire come l’atmosfera sia diversa tra ciò che è un uomo e ciò che è un uomo con la sua famiglia. Ci spezza il cuore dal primo rauco verso di una versione struggente di “The Ghost of Tom Joad”. Chitarra e voce, solo lui e il suo pubblico, 40mila persone ammutolite dalla poesia durissima e dall’armonica che taglia l’aria fredda del capoluogo veneto. Doveva essere una data diversa e i presupposti ci sono tutti. Anche quando sale la migliore band live al mondo (non mi stuferò mai di dirlo, sono la migliore ancora oggi dopo 40 anni!). Attaccano “Long Walk Home”, non di certo una hit, ma uno di quei pezzi che metti in secondo piano e poi dopo tanti anni lo ascolti dal vivo e ti appare come un lampo nel cielo. Everybody has a neighbour, everybody has a friend, everybody has a reason to begin again, facile e diretta, capace di toccare con un solo gesto le radici e le ultime foglie dell’albero.

Si, è vero, si torna a casa e a casa ci torna pure Bruce, con la sua famiglia; è tutto amplificato. Pure le emozioni. La setlist e la band lo assecondano: “My Love Will Not Let You Down” e l’inconfondibile piano Roy Bittan, “Two Hearts” e Little Steven si diverte come un bambino gracchiando al microfono, “Sprit in The Night” e gli spiriti del gospel coprono lo stadio, che nel mentre si copre pure di nuvoloni terrificanti. Niente di grave se qui la E-Street Band suona tutto Born to Run e “Jungleland” vale da sola il prezzo del biglietto. La voce di Springsteen è in ottima forma, meglio che mai. Sempre più viscerale, sempre più vecchia e saggia. Le sue storie di sogni e di glorie rubate hanno ormai quasi 40 anni, ma oggi sono più penetranti della pioggia. Ci bagniamo volentieri.

L’acustica è uno schifo e l’organizzazione di Padova peggio (giusto per cronaca ho parcheggiato in uno svincolo autostradale camminando sul guardrail per arrivare in loco), ma lo spettacolo per fortuna non manca e non mancano i classici di questo tour come “Shackled and Drawn”, “The Rising” e la spensierata “Waiting on a Sunny Day” con la solita scenetta del bambino che canta il ritornello (per altro a questo giro intonatissimo e spavaldo!).

Sembra quasi che questo live si stia avvicinando al solito ed epico finale. Ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Così la prima tra le encore è “Pay me my Money Down” suonata con Caterino (curioso personaggio raccattato da Bruce tra il pubblico) alla washboard (quell’asse per il bucato che viene suonata anche da Karim degli Zen Circus, avete presente?). Caterino è nella band, è scatenato, su di giri, ma fa divertire tutti compreso Little Steven che smette di suonare per ridere di gusto. La forza di questa band sta nell’emozionare sempre, anche con le cazzate. E così il prevedibile finale sbracato con “Twist And Show” ci lascia con il sorriso, la pelle d’oca e con tanta acquolina in bocca per un concerto di (solo?) 2 ore e 45, volato via nel vento insieme ai suoi “spiriti della notte” che da lassù proteggono e custodiscono la prima meraviglia del mondo del Pop.

Certo per noi e per la band è difficile andare via da questa casa, una casa i cui mattoni sono parole di lotta e suoni di speranza.

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