Kings of Convenience Tag Archive
Turin Brakes in Italia per 4 date
Quattro date in Italia per la band di culto inglese col nuovo album Invisible Storm, uscito il 26 gennaio scorso per Cooking Vinyl. Il tour è partito dall’Inghilterra e giungerà da noi la prossima settimana. Ad aprire le date italiane, il rock venato di blues e soul di Dog Byron.
Kings of Convenience, due date in Italia
Il duo norvegese, formato da Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe, celebre per aver incantato il pubblico di tutto il mondo e raggiunto le vette delle classifiche con indimenticabili melodie, torna in Italia per due live in cui eseguirà integralmente lo strepitoso album di debutto del 2001 Quiet Is the New Loud, in occasione della pubblicazione del libro del giornalista norvegese Ørjan Nillsson dedicato al making of di quest’opera. Gli spettacoli si articoleranno in una prima parte in cui un giornalista intervisterà Erlend e Eirik, poi il duo eseguirà la prima metà di Quiet Is The New Loud, a seguire ancora intervista ed infine l’esecuzione della seconda parte del disco.
Date:
25 novembre 2015 – Verona – Teatro Camploy
Via Cantarane, 32, 37121 Verona
27 novembre 2015 – Bologna–Teatro Antoniano
Via Guido Guinizelli, 3, 40125 Bologna
Erlend Øye & The Rainbows in Italia
Dopo la breve incursione nella lingua italiana con “La Prima Estate”, il cantautore scandinavo Erlend Oye, già fondatore dei Kings of Convenience e Whitest Boy Alive, ritorna in Italia per presentare l’atteso Legao, il secondo disco solista, in uscita il 3 ottobre per Bubbles. A distanza di undici anni da Unrest, un lavoro che esplorava il mondo della musica Electro, l’artista di Bergen è volato sino a Reykjavik per produrre tutti i brani del nuovo album con la band reggae Hjálmar. Anticipato dal video del singolo pop “Garota”, le tracce che compongono l’album si muovono all’interno della musica Pop Rock dei 70 (“Bad Guy Now”, “Same Some Loving”), flirtano con il Reggae (“Say Goodbye”, “Whistler”, “Fence Me In”), sarebbero a proprio agio in un nuovo album dei Kings of Convenience (“Rainman”) oppure in un disco di solo piano (“Who Do You Report To?”). Con la pubblicazione di Legao, supportata anche da un lungo tour europeo che dovrebbe toccare anche l’Italia, Erlend Oye si conferma come uno dei più talentuosi artisti della sua generazione, capace di unire, con grande eleganza, il songwriting all’eclettismo musicale tipico dei paesi nordeuropei.
04 novembre 2014 – Roma – Venue TBC
05 novembre 2014 –Bologna–Teatro Antoniano
06 novembre 2014–Milano–Fabrique
Turin Brakes
14 Giugno 2013 @ San Damiano d’Asti
La cornice scelta per l’unica data italiana dei Turin Brakes è la piccolissima cittadina di San Damiano d’Asti, in Piemonte, in occasione del Fuori Luogo Festival, una tre giorni di letteratura, cibo e musica che le Officine Carabà hanno ideato l’anno scorso. L’idea fondante che traspare subito, è quella di avvicinare i giovani al proprio territorio, alla cultura enogastronomica di una regione che su questo aspetto ha molto da offrire, offrendo anche loro show di qualità di ospiti internazionali, per altro gratuiti. Certo, alla sola seconda edizione ci sarà ancora probabilmente molto da apprendere, modificare, progettare, ripensare, ma il progetto è coraggioso e ha buone prospettive di fronte a sé, difendendosi con dignità in un panorama in cui persino i più grossi festival faticano a completare una line up e fanno che annullare tutta la manifestazione. L’edizione del 2013 del Fuori Luogo si è aperta il 14 giugno, proprio con l’esibizione dei Turin Brakes. Un po’ troppo forse per una provincia di hipster per moda e indie snob annoiati. Così snob che sotto il palco ci saranno state sì e no trecento persone, ridotte particolarmente in fretta ad ogni brano eseguito dalla band (e non perché fosse tardi, visto che la band ha suonato un’oretta dalle 23 alle 24 e la piazza adiacente, quella con gli stand di cibo e bevande, per capirci, era gremita di primi vestitini da bancarelle indiane, calzoncini corti e sandali). I Turin Brakes non sono certo dei mattatori da palco, l’estate che ha tardato ad arrivare avrà fatto uscire di casa un sacco di sprovveduti, accorsi per l’occasione festaiola e per la gratuità del concerto e probabilmente ignari di ciò che avrebbero trovato sul palco.
Cosa c’era dunque sul palco? Una band poco calorosa e anzi proprio tendenzialmente freddina, con una grande competenza tecnica e un ottimo gioco dialogico delle linee melodiche, ma pressoché immobile, silenziosa perché probabilmente frenata dalla differenza linguistica, riflessiva, intima ma in modo poco empatico. Il concerto si apre con Time and Money, brano inedito che dovrebbe essere inserito nel nuovo album (la cui uscita è prevista per il prossimo agosto) e prosegue con Stalker, Oblivion ed Emergency 72. Solo la prima fila sembra particolarmente entusiasta di ciò a cui sta assistendo, ma per il resto del pubblico arriva la cover di Wicked Game, che, per lo meno, han già sentito da qualche parte.
Il concerto prosegue, senza troppi momenti di particolare pregio con Rescue Squad, Mind Over Money e la bellissima e freschissima Painkiller. E a questo punto è bene spezzare una lancia a favore del pubblico e fare una seria critica alla band: pulitissimi da disco, perfetti, particolari pur nel loro essere comunque uguali a centomila altri gruppi, i Turin Brakes dal vivo mancano di appeal, di verve, di energia. Persino la vocalità nasale del cantante, elemento che lo distingue per esempio da una formazione come i Kings of Convenience, con cui condividono sensibilità e costruzione della forma-canzone, viene meno. E la delusione in me è tanta che mi perdo persino l’esecuzione di Fishin’ For a Dream. Mi riprendo praticamente solo per Underdog, con momenti improvvisativi in cui finalmente sul palco qualcosa si muove, e la chiusura con Slack. Probabilmente quanto ho scritto non sarà condiviso dai presenti, ma mi aspettavo davvero tutt’altro. L’augurio è che almeno un nome di respiro internazionale come quello dei Turin Brakes porti un po’ di lustro alla manifestazione crescente. Sicuramente, invece, consiglio di continuare ad ascoltare la band da disco, anche se vi suonano praticamente sotto casa e gratis.
Granturismo – Caulonia Limbo Ya Ya
Ci sono voluti tre anni dall’esordio discografico, Il Tempo di Una Danza, perché i Granturismo tornassero sul mercato con un disco nuovo. Caulonia Limbo Ya Ya è un crogiolo di generi, ispirazioni, commistioni. C’è l’occidente precario, afflitto, abbattuto e introspettivo, ma c’è sopratutto la leggerezza, il calore, la giovialità del sud, dei Tropici, delle danze istintive e pulsionali. Un mix di generi musicali che va dal Punk al Mambo, dal Cantautorato all’Indie Rock, dal Rock’n’Roll alla Bossa Nova. “Me ne Vado al Mare” apre l’album con una serie di rime e distorsioni controllate che si lasciano andare in un bel riff incisivo che riprende il tema del ritornello, mentre “Vieni a Dormire Con me” è una deliziosa canzone dal sapore tropicale, fresca per sonorità e termini impiegati, dal ritmo cadenzato e ironicamente scanzonato. Un bel gioco di voci e cori caratterizza invece “Meraviglioso Errore”, con un arpeggio delicato e atmosfere a tratti fumose, pulp, seducenti. Quattro mele hai lasciato nel frigo è la frase chiave di “Domenica”, in cui il tema dell’amato abbandonato è pretesto per comporre liriche pungenti e sarcastiche, con numerose citazioni Pop e rime baciate. Ma è da “Canzone di Parole” che mi sono resa conto che avevo a che fare con un trio davvero geniale, sia per la capacità di giostrare la forma-canzone, sia per la cura naturalissima degli arrangiamenti: il brano è fondamentalmente un Rock’n’Roll, a tratti debitore del Surf dei Beach Boys, con un bridge lento e sospeso alla Procol Harum e una lallazione nonsense profondamente percussiva. La costruzione del testo è particolarmente cantautorale, ma il vomito-elenco di parole prese dall’universo culturale Pop la rende sperimentale, come confermato dalla chiusura Noise, assolutamente inaspettata. “Inno della Repubblica di Caulonia” è uno strumentale di andamento mosso e sonorità latine, ripreso alla metà della velocità, o quasi, in chiusura del disco. Ed è sempre il Sud a farla da padrone in “Può Darsi Sia l’Autunno”: non c’è il Sud delle migrazioni, delle fronti sudate per il lavoro, dell’arsura che attanaglia la mente, ma solo quello dell’acqua fresca, dei frutti esotici dai succhi dissetanti. La bravura tecnico-strumentale dei Granturismo emerge in “Distanze”, con il suo intro alla Kings of Convenience, il cui stile viene ripreso anche in “Dubbi Dubbi”, una Bossa Nova che ricorda molto la “Misread” dei norvegesi. E se vi foste convinti di aver di fronte un terzetto di burloni, “Non Essere Triste” completerà il quadro della maturità di questi ragazzi, capaci anche di scrivere una ballata riflessiva, dondolante, esistenzialista.
Che dire? Io 5 su 5, prima d’ora, non l’ho dato mai…
Kings of Convenience: 4 date in Italia
I Kings of Convenience tornano in Italia per ben quattro concerti a luglio. Il duo norvegese composto da Erlend Øye e Eirik Glambek Bøe manca dai palchi nostrani dal 2010. Le esibizioni live si terranno a partire dal 23 luglio a Venezia, Roma, Salerno e Lecce live. Conosciuti dal pubblico di tutto il mondo soprattutto dopo il successo ottenuto grazie all’album del 2004 Riot on an Empty Street, hanno da poco tributato la canzone popolare italiana realizzando una cover del brano dei Giganti, intitolato “Una ragazza in due”. I biglietti per gli show italiani dei Kings of Convenience, saranno disponibili a breve presso i circuiti autorizzati, ad un prezzo compreso tra i 15 e i 45 euro a seconda della data e della location.
23 luglio – Venezia, Teatro Verde
24 luglio – Roma, Villa Ada
26 luglio – Salerno, Neapolis Festival
27 luglio – Lecce, Piazza Libertini
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