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Hell in the Club – Shadow of the Monster

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Siamo giunti al terzo disco degli Hell in the Club, un gruppo che ha dimostrato di far parte di una solida realtà, un gruppo che può far sognare la scoperta di nuovi pilastri dell’ Hard Rock. La band trova una sua personalità, dunque, un proprio stile che si differenzia notevolmente dagli altri.  Shadow of the Monster è il loro terzo disco ed è una sorta di consacrazione per Davide Moras e soci. Parliamo di un disco genuino che si lascia ascoltare anche più di una volta consecutivamente. Questo platter ha la capacità di trascinarti, farti scuotere e ballare a suon di Rock’n’Roll. AC/DC, Hanoi Rocks, L. A. Guns, Mr. Big e Steel Panther, sono le icone che hanno influenzato i ragazzi; d’ altro canto, gli Hell in the Club hanno bene appreso la lezione di questi maestri. Il prodotto sfornato è invidiabile:  c’è una canzone per riflettere, un’altra per scatenarsi e un’altra ancora per darsi al libero sfogo, insomma un disco dalle svariate emozioni e sensazioni. Un aspetto che va evidenziato è la scelta di spingersi su fronti che strizzano l’ occhio al Southern; infatti, si nota facilmente che il suono delle chitarre è più pomposo, rude e a tratti roccioso. Shadow of the Monster è un disco che una volta per tutte delinea il marchio del gruppo, nel senso che si differenzia e si fa riconoscere tra migliaia di dischi Hard Rock. Gli Hell in the Club sono un gruppo che sta prendendo il volo, hanno le carte in regola per aver un discreto successo in ambito Hard Rock. Non solo buoni dischi ma anche ottime prestazioni live nonché sceniche. Insomma si tratta di una band che si impegna e ci mette veramente il cuore in quello che fa.

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Hell in the Club – Devil on My Shoulder

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Attendevo con entusiasmo questo secondo capitolo degli Hell in the Club, band formata da membri dei Secret Sphere e degli Elvenking. Partiamo col dire che qualche anno fa ebbi modo di ascoltare Let the Games Begin, il loro disco d’esordio e ne rimasi veramente affascinato per l’intraprendenza e il talento dimostrato. Ora è il momento di Devil on My Shoulder. Anche questo disco è di stampo Hard Rock e sarà sicuramente apprezzato dai fan dei L.A. Guns, Twister Sister, Motley Crue e Skid Row. Cosa ha di particolare questo nuovo album di Davide e soci? Fondamentalmente poco o niente ma è suonato ad arte, l’album presenta riff e assoli di una certa caratura e ci sono melodie e giri di chitarra che farebbero gola agli Aerosmith o ai Mr. Big. Un album dall’ascolto facile ti prende se fai un giro in auto, se fai jogging o magari chiuso in stanza per scuoterti un po’, è sempre il momento giusto per Devil on My Shoulder. Volendo dividere i momenti e abbinarli alle diverse tracce potremmo dire che “Bare Hands”, “Whore Paint”, “Save Me” e “Snowman Six” sembrano composte proprio per andare in giro per la città con le cuffie nelle orecchie e l’apposito walkman (perdonatemi l’antichità ma ci sono affezionato) godendosi i vari paesaggi. Con la titletrack, “Proud”, “Pole Dancer”, “Toxic Love” e la conclusiva “Night” ci sta bene un infinito giro in macchina, avete presente quando accendi il motore e gironzoli senza meta con i propri pensieri? Ecco resa l’idea. Si balla ondeggiando con “We Are the Ones”, “Muse” e “No More Goodbye”, queste potremmo considerarle le tracce più calme del platter, le classiche canzoni che le balli cantando. Insomma Devil on My Shoulder è un album veramente raffinato e gli Hell in the Club divengono una realtà da non sottovalutare. Senza ombra di dubbio la Scarlet Records ha fatto centro tenendo con se questi scatenati ragazzi che al di fuori di tutto hanno ancora tanto da mostrare.

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