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All About Kane – Citizen Pop

Written by Recensioni

Lo so che fa un caldo infernale e non avete proprio nessuna voglia di stare a tormentarvi piegati davanti al pc a leggere di band semisconosciute e ascoltare impegnata musica neoclassica scandinava. Anch’io vorrei stare al mare con un Gin Lemon in mano, il sorriso da ebete stampato sul viso (mentre da sotto gli occhialoni scuri sbirciate le note chiappe chiare italiche), con in mano un libro di uno sconosciuto scrittore senegalese incontrato in spiaggia, il Mucchio Extra col viso di Gainsbourg poggiato all’ombra e nelle cuffie Jangle Pop a non finire. Invece no. Sarà masochismo o necessità ma mi ritrovo, neanche fosse un innevato dicembre, chiuso tra quattro mura crematorie ad ascoltare e scrivere e sudare e non ho neanche il tempo di accendere la tv per scoprire dal Tg1 quale sarà il tormentone dell’estate (qual è?). Però stavolta ci facciamo un favore. Vi propongo una band che potreste tranquillamente ascoltare per radio quest’agosto, per melodie, attitudine e tanto altro. Niente pesanti droni, avanguardie e feedback assordanti. Nessuno sforzo eccessivo è richiesto.

Ve li presento. Andy, Eddy, Fabry, Thom e Guido ovvero All About Kane da Biella. Il progetto nasce nel 2008 e il loro primo Ep, “Trails”, uscirà l’anno seguente. Lo scorso anno partecipano all’Heineken Jammin Festival Contest con il brano “My Little Shop” riuscendo anche a fare da headliner sul second stage con Beady Eye,

Cremonini e Coldplay. A giugno di quest’anno, finalmente vede la luce il primo album della band, Citizen Pop (notare, tra nome di band e disco, la sottile citazione del capolavoro di Orson Welles), anticipato dal singolo “Independent Lights” il cui video è girato sotto la regia di Stefano Bertelli (Marlene Kuntz, Cristina Donà, Caparezza, Nomadi, Dari (vantiamocene pure!), Bandabardò). Il risultato dei tre anni di fatiche operaie alla Fonderia Musicale di Vigliano Biellese è un sound immediatamente piacevole, basato sulle melodie più di ogni altra cosa e con un’equilibrata amalgama tra momenti acustici ed elettrici. Forse c’è ancora troppo odore di hamburger e fish ’n chips nelle note dei quattro ragazzi o forse è ancora presto per darne una valutazione corretta.

Citizen Pop si apre con “Songs At The Window”, attacco in punta di piedi quasi esclusivamente incentrato sul sempre più protagonista ukulele (utilissimo a creare quelle atmosphere Twee Pop tanto apprezzate dagli incalliti Indie di mare) e la voce molkiana di Thom. Il brano suona estremamente intenso e piacevole nonostante la sua semplicità e piace anche il suo evolversi in chiave più classica.

Passata la poco coraggiosa “Exile Supermen” arriviamo al singolo “Independent Lights”, che alterna una corposità, una carica e una melodia Pop-Rock degna delle grandi band da stadio come gli U2 a passaggi più oscuri e intimi da far invidia ai primi Fanfarlo. Bellissima la ballata “Madness We Need” nella quale la chitarra si manifesta come i colori d’un sogno, il basso danza come in un ballo anni sessanta e la voce di Thom si prende il centro della pista mettendosi in mostra con tutte le sue potenzialità. La voce viene raggiunta da quella di Marella Motta nella successiva In “This Black Night” per un duetto azzeccato tanto quanto il ritornello fresco e il riff di chitarra dal sapore stars and stripes. Con “Sorry For The Delay” si torna a godere delle tonalità morbide e rapite che sembrano essere una delle cose che meglio riesce agli All About Kane. Ma riesce benissimo anche una cosa diversa come “Rainbows Are Collapsing”, nel quale il sound prende velocità sotto la carica della batteria di Eddy. Il brano, concentrato di speranza e desiderio di opporsi, è un perfetto esempio di quella che è la musica dei biellesi. Vi sembrerà di ascoltare un misto di Fanfarlo, U2 e Placebo eppure le variabili fonti d’ispirazione sono tanto numerose che potreste trovare celati riferimenti completamente diversi. Ovviamente la cosa può essere vista tanto quanto un pregio (non è certo lusinghiero suonare identici a una band esistente) che come un difetto (sembrare simili a tanti può creare difficoltà a sembrare se stessi) ma siamo certi che tempo e maturità aiuteranno a limare gli ovvi problemi. L’attacco piano-voce e colpi di cuore impazzito di “January” sembrano il preludio a follie cabarettistiche stile Dresden Dolls ma in realtà il pezzo prosegue in una linearità quasi eccessivamente melliflua con sporadici inserti glitch a provare ad alzare un po’ la polvere. Alla fine il risultato è un pezzo di puro Pop dai capelli rossi (ammetto che ascoltarlo mi ha fatto pensare a Tori Amos) non troppo apprezzato da chi vi parla ma che potrebbe attecchire su un pubblico più radiofonico. In “Carry On” gli All About Kane provano a cambiare strada mescolando acute note folk, ritmi vagamente giamaicani e fiati irridenti ma il risultato non convince troppo. Ancora una ballata dal titolo “The First Lovers” che farà certamente sognare gli adolescenti brufolosi grazie ad una musicalità quanto mai gradevole nella sua banalità (del resto ci sono suoni che piacciono prontamente all’orecchio più di altri) e quindi il finale “Marzyplans” che punta ancora su ritmi leggeri e mai invadenti. Per chiudere, visto che ho scritto anche troppo per essere il nove luglio d’una torrida estate e sia io che voi abbiamo necessità fisica di una Nastro gelata, difficile dire quanto sia apprezzabile questo Citizen Pop. Al primo ascolto sembra certamente orecchiabile e gustoso ma in seguito le cose cambiano. Voglio essere sincero fino in fondo. Non mentivo all’inizio quando vi ho detto che vi avrei parlato di una “band che potreste tranquillamente ascoltare per radio quest’estate”. Non mentirò ora. Per i miei gusti tutto è troppo Pop, sia il cantato sempre in primo piano, che le melodie a volte ripetitive cosi come quel sound che non si muove mai da invisibili ma presenti e precise linee guida evidentemente necessarie per provare ad avere successo. Sembra pieno di tanta roba ed effettivamente tra arrangiamenti sfarzosi e altre scelte artistiche del genere non è certo un timbro semplice. Eppure lo sembra fin troppo. Come parlare troppo e dire poco. Quando si piega verso il Pop-Rock, il sound suona come i momenti peggiori della band di Bono e troppo spazio per le ballate mi getta in un incubo popolato di Brian Adams e Bon Jovi  e altri mostri sconsacrabili. Di sicuro non sembra esserci la voglia di provare a fare qualcosa di nuovo. Innegabilmente c’è tanta voglia di esprimersi, comunque. La voce di Thom è assolutamente appagante e il resto del gruppo suona con precisione senza mai rischiare ma comunque dimostrando competenza inconfutabile. Di sicuro sarà dura piacere a un certo tipo di pubblico, presumibilmente quello più numeroso della nostra webzine, sempre in cerca di novità e “sporcizia” artistica, ma di certo ci sono tutti gli ingredienti per l’apprezzamento della più semplice, meno attenta e indagatrice, platea radiofonica. Se l’obiettivo è quel tipo di ascoltatore, gli All About Kane dovranno solo fare più ricerca melodica visto che è quello che conta per vendere, no. Ritornello e melodia. In questo Citizen Pop di momenti che ti mettono la tenda nelle orecchie, non ce ne sono quanti dovrebbero.

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