Potremmo definire il lavoro del duo umbro, La visone, l’ombra e le forme, una sperimentateque in cui tutto viene inglobato, divorato, rielaborato e poi “eccentricizzato” in una produzione pregevole, stranita al cubo e parente di primo grado con la psichedelica di stampo progressive – non quella teutonica pompata per la massa – ma tuttavia quella con lo sguardo allucinato, liquido e arrossato degli anni 60/70.
“La ricostruzione delle forme” è il debutto della coppia artistica Luigi Benedetti e Federico Gioacchino Uccellani che, con l’apporto prezioso al mastering di Walter Lanzara (ospite nella tracklist con le parti di theremin) accellera un ascolto contaminato e a suo modo sintetico, undici schegge formidabilmente pazzoidi che vanno a completare “La ricostruzione delle forme” – questo il disco – una lente d’ingrandimento sonica che, tra suggestioni meccaniche “La collisione”, “Conduzione” disinvolte svolte nel prog floreale “La fioritura dei profumi”, “Il guanto spoglio”, alambicchi eighties sottovetro “Controluce”, “Irrinunciabili piaceri” ed una molecolare intuizione di tramutarla poi in una materia incendiaria, acquisisce il potere espressivo già patrimonio del Museo Rosembach, un proto BMS e Cervello, conquista il controllo necessario per rendere efficace questo ascolto, questo turbinio di metafore, percorsi e raffinatezze smaliziate.
Un disco in cui la memoria vola a ritroso tra controtempi, azzardi Crimsoniani, flauti alla Focus, sperimentazioni classiche, gli Osanna che scorrazzano indisturbati per la tracklist e tutto quel dolceamaro pandemonium dalle movenze compassate che rende questo esordio umbro come una delle migliori cose ascoltate in questo 2012; c’è una grande ricerca, un disco in grado di muoversi tra suoni caldi e freddi, gravi e acuti con una scrittura ed un’idea espansa micidiale, uno ieri ed un oggi che fregandosene dei percorsi obbligati rinasce alla grande nei circuiti alternativi della fantastica fantasia self-made.
Maneggiare con cura, psichedelica certificata.