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“I Giardini di Marzo – Lucio ’74” – Il tributo dei Lato B domenica a Milano
Un omaggio al grande musicista italiano che si tramuta in uno spettacolo lungo più di 2 ore.
I Katmai tornano sulla scena con Abitudini
Dopo la vittoria a Rock Targato Italia nel 2010 e i palchi condivisi con Motel Connection, Fluon, Ricky Portera, Lombroso e Sasha Torrisi, questo nuovo lavoro è il frutto di mesi di prove e registrazioni in diversi studi nell’area di Milano con la collaborazione di RnO (produzione artistica, mix), Matteo Sandri (rec e mix, Mono Studio), Frank Libertino (mix, 99Studio), Andrea Lapiccirella (rec voci e archi) e Giovanni Versari (mastering, La Maestà Studio). Sei tracce autoprodotte racchiuse in un album che mostra la cura del dettaglio, la volontà di non lasciare nulla al caso, di ricercare sonorità nuove, rimanendo sempre fedeli alle radici del Pop/Rock italiano, genere al quale i Katmai fanno riferimento fin dagli esordi. Il titolo racchiude l’essenza di questo lavoro, porta in sé tutto quello che per la band milanese è fare musica, un’abitudine, che vuole essere condivisa in ogni momento della giornata, nella quotidianità di ogni ascoltatore. Abitudini definisce i Katmai come contemporanei, sempre con il desiderio di raccontare esperienze, dolori e amori nelle loro molteplici sfaccettature, la ricerca di un’emozione, di un riscontro, di un brivido oltre il palco. Più maturi e critici, nella stesura e negli arrangiamenti, ma sempre riconoscibili nel sound: dai ritmi intensi di Minime abitudini e Tradimento, all’avvolgente ballata Sottovoce, lasciando spazio alla contaminazione di sintetizzatori in Devo, aprendo verso dissonanze più ricercate con Sospiri o puntando sul Rock potente di Blackout. Dal 29 novembre, in occasione dello spettacolo dal vivo che presenteranno alle Scimmie, storica vetrina musicale a Milano, sarà possibile scaricare Abitudini dalla pagina bandcamp del gruppo (katmairockband.bandcamp.com), e, successivamente, da tutti gli store digitali.
Revo Fever – Più Forte
Se dovessi riassumere in tre righe i Revo Fever li definirei la risposta italiana ai Franz Ferdinand con degli inserti alla Ministri e un cantato simile agli Oasis (la voce ha lo stesso timbro di Liam Gallagher!). Rimango quindi quasi incredulo quando leggo che i quattro ragazzi hanno poco più di vent’anni e un curriculum di tutto rispetto composto da due Ep registrati da Federico Dragogna (chitarra e seconda voce dei Ministri), trattasi di Fegato! del 2011 e Il Mendicante/Tutto da Rifare del 2012. Inoltre una grande esperienza live in giro per Milano e provincia li ha portati a condividere il palco con Ministri, Dente, Management del Dolore Post-Operatorio, Tonino Carotone, Lombroso e tanti alti nomi illustri della scena indipendente. Il loro primo disco autoprodotto si chiama Più Forte. Tra le loro influenze citano le aperture (solo quelle?) dei Queens of the Stone Age (provate a fare un paragone tra “No One Knows” e “Tutti i Santi Giorni”…), i riffs dei Black Keys (duo americano ormai affermato a livello mondiale che gode di ottima stima persino in Inghilterra) e l’attitudine Punk acustica dei Violent Femmes (che però di Punk avevano secondo me ben poco).
Pochi quindi i riferimenti italici, ma soprattutto sono pochi gli elementi innovativi presenti nel disco, un altalenarsi di roba buona e roba mediocre (era proprio necessaria una canzone come “Non Chiedermi Come Sto” all’interno della tracklist?). Meno male che appena dopo averla sentita i Revo Fever riprendono la strada giusta con un one two three four tanto caro ai Ramones e riescono quindi ad arrivare fino alla fine senza particolari problemi. Ok per l’attitudine do it yourself marchio del Punk anni settanta che da sempre caratterizza le scelte della band, la quale ha scritto, registrato, mixato e masterizzato la musica nonché ideato, stampato, piegato, timbrato e cucito l’artwork. Ma una mano da un produttore di grido non avrebbe certamente giovato? Come esordio certamente non c’è male, ma sono sicuro che il livello di qualità crescerà notevolmente in un’eventuale seconda fatica discografica, soprattutto se qualche major dovesse accorgersi dei Revo Fever. Noi la sufficienza gliela diamo (in fondo se la meritano pienamente) ma siamo sicuri che il loro sound si presta più a una dimensione live che a quella in studio.
Non fermatevi quindi alle apparenze del primo ascolto di Più Forte e magari se potete andate a sentirli dal vivo dove sicuramente daranno il meglio di loro!