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What’s up on Bandcamp? || marzo 2018
I consigli di Rockambula dalla piattaforma più amata dall’indie.
Algiers @ Astoria, Torino | 13.11.2017
L’Astoria di Torino ha ospitato lunedì 13 novembre sul palco del suo basement gli Algiers, band che con soli due album pubblicati è riuscita ad attirare su di sé una discreta attenzione.
Persian Pelican – Sleeping Beauty
Potrei stare ore a scrivere litanie di aggettivi presi dal campo semantico del sonno, della morbidezza, della levità, per darvi un’idea sonora del disco di Andrea Pulcini, in arte Persian Pelican, ma mi annoierei io e vi annoiereste voi.
Invece vi dico che ho ascoltato questo disco lasciandolo depositare prima nel sottofondo della mia giornata e poi nello sfondo di una salutare e pienissima dormita. Una tale perfezione nell’accompagnamento onirico l’ho provata solo con certe cose dei Low. C’è chi – ne conosco qualcuno – si offende quando dici che la sua musica concilia il sonno. Io lo trovo un complimento bellissimo: vuol dire mano precisa, voce calibrata, scrittura carezzevole. Certo, se fai Metal magari fatti qualche domanda.
Il terzo disco di Persian Pelican è questo: preciso, calibrato, carezzevole. Ma con gli aggettivi mi fermo qui. Quello che posso fare d’altro è consigliarvelo sinceramente, soprattutto se vi piacciono le canzoni piccole, con le chitarre perfette nella loro imperfezione, con questi rampicanti di elettrica che fanno scintille leggere, con una voce che spunta cauta dal riverbero, malinconica ma quasi mai triste, serena anche se forse poche volte allegra (e va bene così). Canzoni lievi ma (ci casco ancora) puntuali, esatte, affascinanti. Canzoni sottovoce che pure la batteria, quando appare, non riesce a scardinare da questo abbraccio alle orecchie e al sogno. Anche se la loro forza non si esaurisce lì, fatevi un favore: dormiteci su o, almeno, ascoltatele a occhi chiusi. Non ve ne pentirete.
Recensioni | ottobre 2015
Frankie Knukles – House Masters Frankie Knukles (House, 2015) 7,5/10
La migliore raccolta possibile di remix, extended e quant’altro per il padre dell’House Music, uscita postuma per la scomparsa dell’artista avvenuta solo lo scorso anno.
Low – Ones and Sixes (Slowcore, 2015) 7/10
A poggiare le basi del genere ci pensarono, a metà degli Ottanta, Galaxie 500 e American Music Club. Poi arrivarono i Red House Painters e i Low appunto a farlo grande. Nel 2015 lo Slowcore avrebbe il sapore di qualcosa di stantio se non fosse per i maestri di Duluth che ne propongono questa rilettura in chiave moderna, tesa verso l’intimismo dreamy e sempre gonfia di canzoni straordinarie.
Algiers – Algiers (Post Punk, Gospel, 2015) 7/10
In tempi in cui l’assenza di originalità pare essere il primo capo d’accusa di ogni band all’esordio, un album come questo è manna dal cielo. La materia prima è di stampo Post Punk, voci e cori spaziano tra Soul e Gospel, la strumentazione classica si mischia all’Electronic creando un sound cupo e profondo che talvolta finisce in territori Industrial. Non il capolavoro che poteva essere ma tra le cose più “nuove” da ascoltare nel 2015.
Chelsea Wolfe – Abyss (Darkwave, Gothic, 2015) 7/10
Dopo una carriera in bilico tra Ethereal Wave e Gothic Rock, l’oscura regina di Los Angeles realizza il suo album più completo, introducendo elementi nuovi, dal Noise all’Industrial, passando per il Doom, il tutto impreziosito da una voce incantevole.
ESKA – Eska (Art Folk, Blue Eyed Soul, 2015) 7/10
Eska Mtungwaki, londinese di adozione ma nata nello Zimbabwe al suo esordio convince non solo per la sua voce, poderosa, intensa e poliedrica ma anche per una varietà stilistica che ci trasporta in territori tutti caldissimi ma dal panorama sempre diverso. Soul, Songwriting, Pop, Reggae, Jazz sono solo alcuni degli spunti di un album tutto da scoprire.
Beach House – Depression Cherry (Dream Pop, 2015) 7/10
Apparentemente meno ispirato rispetto ai trascorsi, il duo di Baltimora confeziona comunque un gioiellino Dream Pop che ne sancisce l’unicità nell’attuale panorama Dream Pop. Il meno riuscito tra i lavori della band è comunque ben oltre la sufficienza anche grazie ad un paio di perle assolute.
The Black Dog – Neither/Neither (Minimal Techno, 2015) 7/10
L’ultima volta dal vivo con The Black Dog (Londra) fu al Razzmatazz di Barcellona in occasione dell’uscita del non eccelso Tranklements. Con Neither/Neither e la sua miscela di Ambient Techno, Idm e Minimal si continua per la stessa strada, con qualche ispirazione in più. Sempre un piacere ascoltare The Black Dog ma le cose superbe si sono fermate ai Novanta.
John Chantler – Still Light, Outside (Ambient, Electronic, 2015) 7/10
Decisa e coraggiosa svolta minimale e intimista per l’artista australiano che in queste nuove, quattro tracce, propone un Ambient Drone ovviamente di stampo Electro dalla grande intensità pur se con qualche ridondanza di troppo.
Breznev Fun Club – Il Misantropo Felice (Avant Prog, 2015) 6,5/10
Il collettivo italiano che da metà degli anni Ottanta procede nel suo percorso di formazione e sperimentazione, realizza un’opera che appare come l’unico modo di suonare Progressive alla vecchia maniera senza scadere nel puro anacronismo. Ci riesce miscelando con maestria influenze diverse, da Canterbury a Zappa, dal Rock in Opposition al Jazz.
General Magic & Pita – Fridge Trax Plus (Abstract Elettronic, 2015) 6,5/10
Gli storici leader della label Mego, mettono insieme questa compilation in collaborazione nata dall’idea folle di piazzare dei microfoni all’interno di un frigorifero per coglierne ogni micro aspetto sonoro. Un’opera di difficilissima interpretazione che a tratti affascina ma che sfocia spesso in un “anti”manierismo puro e tedioso.
Bilderbuch – Schick Schock (Nu R&B, Funk, Indie Pop, 2015) 6/10
La band austriaca di Kremsmünster impreziosisce il suo anomalo Indie Pop Rock con elementi che pescano nel Funk e nel contemporaneo R&B. Risultato discreto ma povero di veri brani degni di nota.
Troum & Raison d’Etre – De Aeris in Sublunaria Influxu (Dark Ambient, 2015) 6/10
Tedeschi i primi, svedesi ma con nome in francese i secondi, mettono insieme un album, dal titolo in latino, che nonostante le premesse polimorfe finisce per dipingere una linea piatta di Dark Ambient senza troppe idee e spicchi. Un paio di brani dalla maggiore intensità ne spostano il voto verso una risicata sufficienza.