Mandrake illusionista della musica del nostro tempo strappa pensieri come fossero petali gettati al vento gelido di questa giornata, “Zarastro” è il suo lavoro ultimato e presentato da Forears. Ma Mandrake non è il personaggio ideato da Lee Falk ne il giocatore burlone del film di Steno, Mandrake è una band livornese rockeggiante come la pettinatura di un Tim Buckley in cerca d’autore, come una Great Britain degli anni 60, come la musica impegnata ai tempi della crisi economica. Possiamo scrivere di musica fino allo sfinimento, Mandrake presenzierà in tutti i dettagli come il più feroce dei diavoli (The evil meeting). Viola, violino, tromba, lampi, tuoni e saette per un disco senza calo di pressione, un ritmo social popolare come il migliore degli artisti destinati alla dannazione eterna, una band che prende le sembianze di un singolo. Un miscuglio generazionale incontrollato fonde punte di musica tradizionale a soluzioni attualissime, l’indie rock piace perché vario e senza freno. Undici pezzi ben assemblati che danno vita alla primissima produzione dei Mandrake, in alto nel cielo hanno occhi a loro favore, le note si accompagnano di delicatezza innata. E’ pieno inverno, carichiamo i gelidi polmoni con “The Copelands”, il vento taglia i nostri zigomi con inatteso piacere, poi “Nothing is predictable” mi rende nervoso ma bello, “Soft Temple” incide pericolosamente le arterie.
Non c’è bisogno di pensare per ascoltare questo lavoro imparentato con la musica classica, il rock impegnato alla ricerca di coscienze tutte ancora da sporcare, la linea sottile tra il bene e male. Mandrake piace per quello che letteralmente vorrebbe apparire, l’inganno potrebbe esserci ma non si vede, l’illusione lasciamola a chi di musica non ne ha mai capito una mazza. “Zarastro” scoppia nel petto come una bomba senza controllo, tassello irremovibile della musica indipendente italiana.
…e non mi sembra poco…mi sembra veramente bello…