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Nobraino

Written by Interviste

Rockambula incontra una delle band più interessanti e sui generis della musica italiana. Poesia, immagini, “cuori muscolosi”, sapiente irrazionalità. E molto di più, un mondo tutto da esplorare nel nostro panorama. I Nobraino stanno per ripartire in tour (date su  HYPERLINK “http://www.nobraino.euwww.nobraino.eu) e noi abbiamo voluto farci quattro chiacchiere.

Ciao ragazzi, iniziamo tirando le somme. Siamo a fine anno e direi che questo vostro 2012 è stato speciale: disco nuovo (e pure d’oro!), Primo Maggio e un anno in giro per il paese. Che voto vi dareste? Cosa vi meritereste da Babbo Natale?

I Nobraino crescono, con calma e ostinazione. i voti non ce li diamo, al limite ne facciamo, a qualche dio delle arti o degli uomini, o a babbo natale, perché tenga insieme i Nobraino ancora a lungo.

Disco d’Oro è a mio avviso un disco “raro”, molto semplicemente è bello. Il vostro miglior lavoro. Tocca tutti i sensi e li tocca nelle loro estremità. Sa essere allo stesso tempo frivolo e intensissimo. Quanto considerate la vostra musica strumento di divertimento? E quanto invece è necessità artistica? Che peso date i due ingredienti? 

La pulsione creativa, la necessità di scrivere, l’istanza artistica. Non saprei come verbalizzarla esattamente, ma c’è. E’ una cosa dentro che non ti da pace  finchè non riesci ad estrarla sotto forma di componimento, o altro. Una quiete che dura relativamente poco, perché qualsiasi cosa sia è cronica, e tende a rispuntare di nuovo, dopo qualche tempo e il processo, lento e faticoso di estrazione deve ricominciare. Esibire il frutto di tutto questo su un palco è la parte più divertente della questione, il palco è un momento del tutto diverso, fatto di emotività, nostra e del pubblico. Un momento di condivisione, di energia e sudore, una sorta di celebrazione, di festa che forse inconsciamente viene dedicata a quel processo di creazione.

Credo che la vostra musica sia un bel minestrone di influenze ma in ogni caso debba essere molto riconoscente ai nostri grandi cantautori. Io poi vedo De Andrè ovunque. Chi sono i cantautori che tenete come “santini” in studio di registrazione? 

io sento molto distintamente una vocazione autorale in quello che faccio. un approccio al testo molto artigianale, una lavorazione lenta e profonda delle parole. Amo moltissimi autori italiani, la lista è lunga. insieme a De Andrè ci sono Conte, de Gregori, Battiato, e altri della loro generazione. Ma ho ascoltato anche dei precursori come Buscaglione, Modugno, Carosone, e contemporaneamente apprezzo la grande comunicazione di Jovanotti quanto l’anarchia narrativa di Giorgio Canali, per non parlare delle bellissime cose scritte da Manuel Agnelli. Ascolto molto, la canzone italiana da tanto, fortunatamente.

Che rapporto avete invece con la musica “folkloristica” della Romagna? “Bella Polkona” sembra evochi sentimenti contrastanti nei confronti della vostra terra.

Nei confronti della forma artistica abbiamo una predilezione per il classico. Suoni e soluzioni tendono sempre in quella direzione. Poi ci sono episodi di divertissement come Bella Polkona dove uniamo forma tradizionale a messaggi ironici. La romagna ci ha dato più che altro il carattere con cui guardare al di fuori. In questo siamo glocal, molto appartenenti al proprio territorio ma con una forte voglia di confronto

Raccontateci un po’ dei vostri esordi. Davvero provavate in una palestra? 

Ogni band di sedicenni ha un primo grosso problema: dove andare a provare. Non sempre si ha a disposizione il famoso garage. Noi abbiamo provato un pò ovunque, soffitte, scantinati, camere d’alberghi chiusi, residence fuori stagione, capanni in campagna, ville sfitte, sale prove a pagamento e anche in una vecchia palestra..
per il resto la nostra è una storia molto normale, abbiamo iniziato da bambini, e adesso dopo vent’anni è diventato un lavoro, un gran bel lavoro.

E che rapporto avete con la musica di strada? Vi è capitato (o vi capita ancora) di “buskeggiare” in giro per Italia o Europa?

Purtroppo non più, tra prove e concerti siamo sempre molto impegnati e non ci verrebbe in mente, ma non escludo che in futuro possa ricapitare, credo che sia la forma più  primitiva e autentica di esibirsi.

Diteci qualcosa della vostra esperienza televisiva a Parla Con Me. Come vi siete trovati davanti al grande schermo e soprattutto come ci siete arrivati? 

In televisione ci stiamo bene mi pare. è un esibizione meno faticoso e ci si può permettere di lavorare su altre cose mentre si suona, meno fisiche che in concerto, ci si può dedicare molto di più all’ interpretazione. Ci siamo arrivati in quel periodo dove il programma dava spazio ad emergenti, noi eravamo molto attivi su Roma all’epoca, suonavamo in molti locali e iniziavamo ad avere attenzioni, sicché quando siamo stati proposti la porta si è aperta. Poi una volta dentro abbiamo fatto in modo che si ricordassero di noi.

Domanda scontatissima: vi abbiamo visto al Dopofestival, come vi ponete invece nei confronti del Festival vero e proprio? E’ ancora uno strumento fondamentale per far arrivare la musica alle masse oppure è ormai un triste sottofondo ad una sfilata di moda? Chissà cosa si inventerebbe Kruger davanti una platea del genere…

Non si è presentata ancora la buona occasione per il festival, sicuramente una manifestazione deprecabile per molti versi, per la sua gestione e per certi atteggiamenti ultraconservatori,  ma innegabilmente un buon palco per far ascoltare agli italiani la propria musica. Se capiterà ci inventeremo qualcosa per tenere sveglio il pubblico.

Torniamo al tour. Noto che avete un bel po’ di date anche al Sud Italia. Com’è l’approccio del pubblico nei confornti dei vostri live da quelle parti?

Il pubblico del sud è più abituato alla piazza, alla condivisione, credo sia proprio una questione climatica, si vive di più all’aperto, in giro in mezzo alla gente. Inevitabilmente sono più coinvolgibili ed eccitabili. a volte addirittura troppo. Ma a noi piace, sono sempre dei live intensi.

Curiosità. Come viaggiano di città in città i Nobraino? E che cosa ascoltano nelle lunghe traversate italiane?

da qualche hanno abbiamo un furgone, che ormai è cotto, e con quello giriamo in lungo e in largo l’Italia. nello stereo sempre di tutto, tantissimo indie italiano, ma anche tutti gli anni 90 internazionali, e tutto l’autorato di cui ti parlavo prima.. chi guida sceglie.

Dateci qualche consiglio per gli acquisti. In tutti questi anni avrete conosciuto un sacco di band e di cantanti. Quali meriterebbero veramente di emergere? Chi è che vi ha colpito particolarmente?

Tutto l’indie italiano va ascoltato con cura, c’è tantissima musica nuova, di grande qualità, e varietà. Ultimamente abbiamo un rapporto di grande simpatia con una band romana di pazzi scatenati, i Kutso, andate a vedere.

Grazie ragazzi e in bocca al lupo per questa nuova esperienza. 
Ora lasciateci un bel messaggio che possa invogliare i lettori di Rockambula ad alzare le chiappe flaccide dalla sedia del pc e venire a sentire un vostro concerto.

Prima dovresti spiegarmi perché dovrei convincere un nerd dalle chiappe flaccide a venire ad un nostro concerto

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