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Massimo Zamboni con “I Soviet + l’Elettricità” | al via domani il tour sui 100 anni della Rivoluzione Russa
Debutta il giorno esatto in cui, cento anni fa, i bolscevichi formarono il governo rivoluzionario presieduto da Lenin come primo risultato dell’insurrezione di Pietrogrado, città che dopo 7 anni sarebbe diventata Leningrado. È “I Soviet + L’Elettricità”, spettacolo/concerto ideato e diretto da Massimo Zamboni – musicista, scrittore e fondatore dei CCCP Fedeli alla linea – che andrà in scena in prima assoluta al Teatro Augusteo di Napoli proprio domani 7 novembre.
Stati di Agitazione Festival: il video-report dell’evento
Si è conclusa la due-giorni di Stati di Agitazione, manifestazione voluta della Pro Loco di Trentinara. Le telecamere di QALT, presenti all’evento, hanno raccolto un po’ le testimonianze dei partecipanti, da Massimo Zamboni (CCCP, CSI) agli A Toys Orchestra, gli Yes Daddy Yes e i Capobbanna, fino ad arrivare agli organizzatori. La domanda è la stessa per tutti: cosa significa per loro l’espressione “Stati di agitazione”. A completare il report, i live dai concerti di EX-CCCP e A Toys Orchestra.
Massimo Zamboni: “L’ECO DI UNO SPARO – Cantico delle creature emiliane”
“Questa è la storia di mio nonno Ulisse e dei suoi sparatori che si spararono tra loro. Il racconto di ciò che ha innescato quei colpi in canna, e di ciò che è stato dopo. L’eco di uno sparo non si acquieta mai”. E’ arrivato a casa mia il nuovo libro, e le prime parole che leggo sono quelle riassuntive sul retro. “Massimo Zamboni affronta la storia più dolorosa e rimossa della sua famiglia e si ritrova fra le mani il volto sfinito di un intero Paese, col suo eterno ripetesi di soprusi e di vendette”. Quanti anni di ricerca e scrittura per arrivare a questo. Pensarli a ritroso, sembra impossibile. Eppure il libro è qua. Ben rilegato, una eccellente copertina tratta da un’opera di Burri e – soddisfazione nella soddisfazione – il logo Einaudi Supercoralli sulla costa. “Un memoir, un’indagine, ma soprattutto un canto appassionato in nome di tutte le creature”. Dal 31 marzo il libro sarà disponibile in tutte le librerie.Comincia la sua avventura indipendente. Lunga vita, e che sia buona.
Massimo Zamboni
Voglio narrarvi una storiella alquanto triste. Avete presente quando in strada o in un locale, dove diavolo volete insomma, incrociate lo sguardo di una donna e il vostro cuore inizia a battere i denti. Qualcosa di oltre il semplice piacere estetico, qualcosa di più assoluto. Vi fate forza, le dite qualche parola imbarazzata e stupida e voi sudate gonfi d’amore e poi sparite, entrambi, per sempre. O no. Sapete che quell’amore durerà per sempre ma poi, magari, la rincontrate e maledicendo Dio, capite che proprio in quell’istante avete smesso di amarla. Venerdì all’ex Wake Up di Pescara (si! Ha riaperto, almeno fino a maggio, con nome Zu::Up o qualcosa del genere (Zu::Bar, altro locale della zona andato in fiamme letteralmente qualche mese fa + Wake Up) sempre nella vecchia location) è accaduto qualcosa di simile. C’era il concerto di Zamboni, proprio lui, l’ex chitarrista e compositore di CCCP e CSI, le band che hanno segnato la nostra adolescenza “ribelle” a modo nostro, una delle più stravaganti e geniali formazioni che la fertile Emilia abbia mai prodotto. Lui è sul palco ed io lo osservo, curioso e intimorito mentre appoggiato al bancone mi gusto la compagnia di un Americano da cinque euro (lezione di vita numero 1 – Una consumazione all’ex Wake Up è sempre cinque euro, birra o cocktail. Fai la scelta giusta calcolando la proporzione a te ideale tra gradazione alcolica e gradevolezza). Sembra che il problema del tempo che passa non sia un suo problema, sempre uguale a quel giovane sognatore che con Ferretti vagava per la Mongolia. Mi vengono in mente mille ricordi, di amici svaniti, serate passate sotto un ponte, tra materassi vecchi, Peroni ad ascoltare Zamboni. Poi il concerto inizia. Lui solo sul palco, con chitarra, i suoi testi e qualche base. Ed io mi rendo conto che qualcosa sta per accadere. Le mie emozioni di cristallo cominciano a farsi in mille pezzi. Con una voce improponibile e testi pseudo impegnati, alterna canzoni che paiono semplici bozze a brani Spoken Words talmente anacronistici che puzzano come cadaveri imbalsamati e rispuntati dalla terra in un’altra dimensione spazio temporale. Siamo circa trenta persona. Quasi tutte siedono a terra, ai piedi del palco. Trepidamente in silenzio, si applaude con fare incerto. Qualcuno sembra apprezzare. La realtà mi sembra lontana. Vedo una mescolanza di ragazzi diversi, spaesati, che si chiedono perché sono lì. Altri hanno paura di urlare “Che è ‘sta merda” per timore di apparire ignoranti. E tanti sembrano rispettare più che gradire. Di scatto mi alzo e decido di andare. Non resisto che quasi mi viene da piangere. Tutto troppo imbarazzante, per me, per lui, forse anche per chi mi ha chiesto dieci euro. Punkow è crollata sotto i bombardamenti tanti anni fa. E noi neanche ce ne eravamo accorti. Il volto di Zamboni è Dorian Gray. La sua musica, il suo dipinto.