AW Recordings è orgogliosa di annunciare l’accordo con Max Navarro per la pubblicazione del suo prossimo album Somewhere South of Heaven, in uscita il 4 dicembre 2015. Il rocker italo-canadese è il primo artista ad aver firmato per la neonata etichetta italiana, nata da pochi mesi con l’obiettivo di lanciare sul mercato internazionale i migliori artisti rock della scena underground. Somewhere South of Heaven presenta un rock solido composto da nove tracce di chiara matrice americana, e sarà anticipato dall’uscita del primo singolo “Nine Flares”, disponibile dal 25 novembre. L’album, il quarto in carriera dopo i tre pubblicati per Cherry Lips Records, è prodotto da Nick Mayer e dallo stesso Navarro, ed è stato registrato e mixato da Nico Odorico presso gli Angel’s Wings Studios.
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Max Navarro in studio per il nuovo album.
Max Navarro è pronto a tornare con un nuovo album. A darne notizia è stato lo stesso rocker italo-canadese con un messaggio ai fans lasciato sul suo profilo facebook. Nove nuove tracce che andranno a confluire nel suo quarto album ufficiale di cui ancora non si conosce il titolo, e che vedrà la luce verso la fine dell’anno o ad inizio 2015 per l’etichetta Cherry Lips Records. Molti i cambiamenti a livello di line-up rispetto al passato con l’uscita dalla band del batterista Simone Morettin – passato agli Elvenking – e del bassista Jack Novell, rimpiazzati rispettivamente da Alex Parpinel e Danny Pollìci. Al fianco di Navarro sono invece rimasti il chitarrista John Paul Bellucci e il produttore Nick Mayer.
“Abbiamo ultimato la pre-produzione lo scorso gennaio, ma ci siamo presi un paio di mesi per lasciar sedimentare alcune idee – commenta Navarro -. Sarà un album meno ruvido rispetto al precedente “Hard Times”, ma non per questo meno rock. Quello era un disco arrabbiato, questo lo definirei più distaccato: non che il mondo negli ultimi due anni sia cambiato in meglio, anzi; forse sono semplicemente io che cerco di guardarlo con maggiore serenità”.
Per le registrazioni Navarro ha scelto l’Italia, affidandosi all’Angel’s Wings Studio di Nico Odorico: “In Italia ci sono ottimi professionisti, e non è necessario guardare per forza all’estero. Con Nico c’è grande sintonia. Avevamo lavorato assieme anche negli ultimi due album, ma solo per i mixaggi. Ora invece ho deciso di affidargli interamente le chiavi del disco. Un motivo in più per aspettarsi grandi cose”.
Ubba + Riccio – Desmond
Pezzi di storie personali, scazzi, melodie, albe vissute e una cantina intima su cui riempire sogni ad occhi aperti e occhi da sognatori, è quello che il duo Ubba + Riccio, musicisti in quel di Bologna mettono in questo rubino grossolano di canzoni che racchidono in Desmond, un raffazzonato quanto stupendo squarcio di poesia e canzoni tra bicchieri scolati e anime in preda di libertà che girano sullo stereo come una forza “contraria”, una competizione con l’inerzia che emoziona, che puzza di bello.
Sei tracce che rimangono impresse addosso, non solo per la celebrazione di un lavoro semplice e racchiuso dentro, quanto per l’impeccabilità e la sfrontatezza umana che trasmette, la poetica trasversale che si fa umido prodotto di bassifondi per salire dritta nello stomaco e darti quella stranissima sensazione di tutt’uno col suono e la parola, e anche se questo lavoro in miniatura non potrà mai stabilire delle nuove regole nell’underground, di certo può regalarti un inno buio di dolcezza e di espressione più che alternativa; Ubba voce/chitarre elettriche e acustiche/dobro e feedback, Riccio batteria/armonica e rumori sono gli eroi di questo notes di suoni che – dopo due stupende rivisitazioni strascicate di “800” e “La Ballata Del Michè” di De Andrè – mettono in atto tutte le tribulations e i punti di riferimento della loro luna creativa, chicche di inquietudini e pensieri ritornati in testa che danno a questo registrato il sentore di un qualcosa che già conta molto.
Il trasporto distorto e noiseizzato “Da Quando mi Stringevi Forte”, i refoli chitarristici della immaginifica “E Venne la Pioggia”, il Folk da saloon, pepite e western di provincia “Old West” e la tenerissima intelaiatura intima della ballata “Nella Sera”, parole, amore strozzato e tutte le dolci e abrasive coordinate di Giorgio Canali, sono il contenuto di uno scrigno impareggiabile di stupore che Ubba+Riccio compensano con una cifra artigianale di livello, un “perfetto armonico” che se non si sta attenti fa bibenda con i tuoi sentimenti per non restituirteli +.
Max Navarro – Hard Times
Il quarto lavoro di Max Navarro, rocker friulano di origini canadesi, arriva dopo tre anni di silenzio, tre anni molto difficili sul piano personale, come dice l’artista stesso in diverse interviste rilasciate nei mesi scorsi. Tre anni che gli hanno comunque consentito, anche grazie al supporto del nuovo produttore (e bassista) Nick Mayer e alla fiducia della sua ormai consueta etichetta, la Cherry Lips Records, di scrivere le nuove canzoni contenute in questo Hard times, tempi duri, appunto.
Il disco si apre con un suono di carillon e per alcuni secondi si ha la sensazione di essere in procinto di ascoltare un album di musica da ambiente o uno di quei lavori da “cantautore sperimentale”. La sensazione svanisce immediatamente però quando arriva la chitarra di John Paul Bellucci, quasi immediatamente accompagnata dal rullante “flamato” di Alex Parpinel. E’ subito rock, un rock che sembra venire da oltreoceano, dal continente del quale Max è appunto originario. Quando la voce di Navarro irrompe nel pezzo si consolida la certezza che del suo illustre concittadino Bryan Adams (Max è originario di Vancouver B.C.), Navarro ne abbia ascoltato davvero tanto. La voce di Max è sabbiosa, graffiante, decisamente rock, nel senso più romantico del termine. Non c’è più nessun dubbio sul genere e sulle intenzioni dell’artista: già dal primo minuto di ascolto si capisce che si è di fronte ad un disco che non pretende di essere innovativo e non vuole in nessun modo nascondere la vera natura di Navarro, alla faccia di chi dice che il rock degli anni’80 è morto e che c’è bisogno di qualcosa di nuovo per attirare l’attenzione del pubblico. A questo punto occorre senza dubbio alzare il volume e proseguire nell’ascolto, magari con una birra ghiacciata in mano.
La traccia 2, “Out of bounds”, conferma la mia prima impressione sulle chitarre di John: gli arrangiamenti sono al tempo stesso classici e originali. Il chitarrista della band di Max Navarro osa con suoni e parti di chitarra “coraggiosi” ma non tradisce le aspettative del sano american rock. E le melodie vocali continuano, sul ritmo pesante di basso (a cura del bravo Nick Mayer) e batteria, ad essere orecchiabilissime e godibilissime, come il genere pretende.
Dobbiamo attendere la terza traccia di Hard times per ascoltare la prima ballad del disco. Ascoltandola non si può fare a meno di notare la melodia e il songwriting tipicamente Springsteen-style. Vedo, visitando la pagina facebook dell’artista, che il Boss appare nelle influenze dichiarate da Max stesso. Lo sferragliante suono delle chitarre acustiche e la melodia sognante della voce, accompagnate da un impeccabile e mai invadente arrangiamento di basso e batteria, fanno di “the Wrong side” (traccia 3 appunto) un’apprezzabilissima ballata che richiama strade infinite e polverose del nuovo continente.
Il disco scivola via, passa dalla veloce “Nothing’s guaranteed”, brano senza infamia nè lode, con un ritornello molto cantabile e facile da ricordare, per arrivare a “Cryin’ ” brano che è stato il primo singolo tratto dal disco. “Cryn’ ” è potente ed evocativa, richiama un terzo ispiratore della musica di Max Navarro, l’americanissimo Jon Bon Jovi, del quale a Max però mancano diversi punti in termini di vocalità.
Il sesto brano è “Winter in Chicago” che si apre con le bellissime chitarre acustiche di John Paul Bellucci: l’atmosfera qui è veramente avvolgente e personalmente preferisco questa seconda ballad alla prima.
Il rock non è finito e lasciate alle spalle le due ballate possiamo metterci alla guida della nostra cabrio, con il sole in zona tramonto di fronte a noi, ascoltando “Beyond the silence”. Continuiamo a guidare e, prima che la notte ci raggiunga, riusciamo ad ascoltare anche “Poison girl” e “End of the universe”, tracce 8 e 9 che chiudono il lavoro di Max Navarro.
Concludo la mia recensione con alcune piccole critiche puramente di natura tecnica: il bellissimo timbro vocale di Navarro non è accompagnato purtroppo da una vocalità altrettanto sorprendente, sia dal punto di vista della precisione dell’intonazione, sia per agilità ed estensione. Anche la pronuncia, nonostante le origini nordamericane del rocker, non è a mio avviso all’altezza di altre produzioni “madre lingua”. Questi, intendiamoci, non sono assolutamente motivi validi per non apprezzare l’album, soprattutto per chi non cerca altro che un po’ di sano, genuino e ben fatto rock.
Hard times non mi è piaciuto al primo ascolto, forse proprio perché, essendo anch’io musicista e cantante, mi sono lasciato prendere da valutazioni molto tecniche. Ora però non escludo di riascoltarlo in futuro, quando avrò voglia di rock. Ho capito da subito a cosa ero di fronte e questo è molto importante. Max Navarro non tradisce le aspettative, ha le idee molto chiare ed è musicalmente, sinceramente sè stesso.
Chi ha voglia di rock e non ha necessariamente voglia di innovazione godrà del disco e non ne rimarrà deluso. Consiglio invece caldamente di evitare l’acquisto dell’album a chi è in cerca di nuove sonorità.