Digital Hardcore oppure Noise Punk, questi sono i generi che mi vengono in mente per inquadrare questo duo bresciano, ma forse il buon vecchio Edgard Varése avrebbe detto “Organized Sound”. Oggi però siamo lontani dal purismo espresso dal padre della musica elettronica e l’analogico ha lasciato spazio alla moderna era digitale ed a contaminazioni che includono anche strumenti “convenzionali” nell’equazione della musica sperimentale. Quindi tutto cambia, oppure il principio resta uguale ma si aprono nuove possibilità, insomma ognuno si faccia la propria idea perché fondamentalmente tutto é relativo, specialmente nel panorama musicale. Tornando a noi, i Meteor fanno pezzi brevi, crudi e caotici, ed in Có Còl e Raspe ci aggiungono una buona dose di idealismo interpretativo nel dare i nomi alle tracce. Si, perché i titoli sono unicamente delle X in progressione che posso assumere significati differenti a seconda di cosa questi viaggi sonori suscitano nell’ascoltatore. I Meteor utilizzano synth, batteria, chitarra, ed effetti come strumento per parlare al mondo.
Nel concreto ogni pezzo – “X”, “XX”, “XXX”, “XXXX”, “XXXXX”, “XXXXXX”, “XXXXXXX” – è un evoluzione del brano precedente ed è caratterizzato da un tempo musicale veloce scandito da chitarre distorte e batterie, ed invece un tempo assestante per i suoni glitch che creano quel caos tanto caro a chi prova piacere nell’impazzire. Dunque una buona dose di random, grida, distorsioni, rumori e sottofondi incazzati sono ciò che caratterizza queste sette tracce veloci e talmente brevi che non ti lasciano neanche il tempo di riflettere. Ma dato che la rabbia non è l’unica virtù di Andrea Cogno e Giuseppe Mondini, il duo ci tiene a condividere con il pubblico anche la parte gioiosa e buongustaia che li contraddistingue. Ecco quindi che se andrete a vederli dal vivo oltre a farvi una scorpacciata sonora, potrete gustare salame, vino, polenta ed altri prodotti tipici della campagna bresciana. Quindi buon appetito!