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Philm
La notizia del concerto dei Philm a Pescara circolava già da diverso tempo nell’ambiente e per questo l’attesa era tanta come lo era pure l’hype generato. Non capita spesso che rockstar mondiali passino per il capoluogo adriatico e bisogna pertanto lodare gli sforzi effettuati dalla Skeptic Agency e dallo staff dell’Orange Rock Pub (che ringraziamo anche per la collaborazione e il supporto) , soprattutto quando eventi di tale portata vengono offerti al proprio pubblico ad un costo davvero irrisorio (soli 10 euro per il biglietto di ingresso) e bisogna anche rimarcare che ad aggiungere un valore indotto al tutto c’è stata anche l’esibizione dei Noumeno, una vera e propria furia sonora proveniente da Roma.
La band è nata nel lontano 2007 ed è attualmente costituita da Emanuele Calvelli (basso), Emiliano Cantiano (batteria), Danilo Carrabino (chitarre) e Matteo Salvarezza (chitarre). Quattro elementi che fanno della tecnica il loro punto di forza e che hanno saputo intrattenere i presenti per quasi un’ora con un perfetto mix di Prog, Death e Rock. Tante le influenze che il gruppo ama citare nella propria biografia (si va dai Cacophony a Jason Becker, dai Racer X ai Death, dai Rush ai Mr.Big, passando per Symphony X, Meshuggah, Liquid Tension Experiment, Angra, Van Halen e Greg Howe) ma dietro ci sono anche tante ore di sala prove, perché la perfezione si raggiunge sì studiando e riproducendo i propri idoli, ma anche eseguendo i propri brani per decine e decine di volte cambiandone a volte anche gli arrangiamenti.
Non voglio esagerare, ma l’impressione che si ha ascoltandoli dal vivo, è che la loro preparazione e il loro affiatamento sia pari a quello di colleghi affermati quali PorcupineTree e Toto. Pochi i brani (purtroppo) proposti, ma tanta l’energia diffusa su tutti. Del resto l’organizzazione era stata chiara: inizio dei concerti ore 21:00 e gli orari sono stati rispettati quasi al minuto. Verso le 22:00 è arrivato il tanto atteso momento: sua maestà Dave Lombardo è entrato nel locale rifugiandosi subito nell’area backstage dove a fine concerto non esiterà insieme ai suoi compagni Gerry Nestler (voce/chitarra)
e Pancho Tomaselli (basso)
a concedersi per foto e autografi ai fan accorsi per l’occasione. Nel poco tempo intercorso fra il suo arrivo e l’inizio della performance dei Philm viene anche allestito il banchetto del merchandising dove è stato possibile acquistare i prodotti ufficiali quali magliette, cd e vinile del capolavoro in studio del gruppo, Fire From the Evening Sun, uscito per la Udr nel 2014. La scaletta del concerto prevede ben quattordici canzoni così ripartite: otto estratti da quest’ultimo lavoro, cinque dal precedente Harmonic, pubblicato nel maggio 2012 dall’etichetta fondata da Greg Werckman e Mike Patton, la IpecacRecordings, e un inedito con cui si concluderà la serata.Dave Lombardo esibisce tutta la sua tecnica costruita in oltre tre decadi di carriera, fatte di centinaia di concerti in tutto il mondo e di dischi in band quali Slayer, GripInc. e Fantômas dicollaborazioni con John Zorn, Testament e Apocalyptica. Precisissimo nell’esecuzione, è talmente accurato da concedersi anche un paio di interruzioni per mettere mano al suo drum kit. Sarà infatti indispensabile persino l’intervento di un fan, che gli presterà la chiave con cui accorderà la batteria, e del suo road manager. Il pubblico entusiasta lo guarda con idolatria, ma insieme a lui ci sono anche due validi musicisti senza i quali i Philm non avrebbero natura di esistere. La musica dei Philm è anni luce diversa da quanto fatto in precedenza. Lo stesso Dave Lombardo descrive il tutto in poche parole: “zero improvvisazione, zero fronzoli. La nostra musica ti ruggisce in faccia da inizio a fine. Noi proviamo a spingerci al di fuori della nostra zona di comfort e vogliamo che i nostri fan facciano lo stesso“. Difficile la catalogazione quindi nel loro caso, ma di certo tutto è tranne che Thrash. Qualcuno si chiede inoltre come Dave riesca a produrre tanti ritmi con un drum kit che è tutto sommato nella norma in quanto a grandezza. Ma in certi casi, si sa, la differenza la fa chi sta dietro le pelli. Tuttavia (ripeto) i Philm non sono un leader e due musicisti a supporto ma una vera e propria band. Il livello di preparazione di bassista e chitarrista è infatti invidiabile, entrambi si concedono diversi virtuosismi, cercano di conquistare anche loro il pubblico con la loro carica e il loro entusiasmo; Gerry sprizza sudore da tutte le parti e Pancho non sarà certo da meno (tanto da rimanere a torso nudo nella parte finale della setlist). La fine giunge implacabile verso le 23:00 ma tutti rimarranno molto soddisfatti da entrambe le performance sicuri di aver assistito a un evento che per anni (se non decenni) rimarrà nella memoria storica della città. Pescara e l’Abruzzo intero sono una piazza spesso trascurata dai big della musica mondiale ma per fortuna poi a noi utenti pensano realtà quali la Skeptic Agency e l’Orange che appena qualche giorno dopo hanno proposto anche i Karma to Burn, vere e proprie leggende dello Stoner Rock. Ma questa poi è un’altra storia…
Twomonkeys – Psychobabe
Due scimmie impazzite si nascondono dietro questo progetto elettronico spiazzante, irrazionale, folle che risponde al nome Twomonkeys. I fratelli Bornati di Brescia “cresciuti tra Berlino e Amsterdam” scelgono la strada dell’Elettronica “nuova” ma con la memoria ben salda agli anni d’oro del Post Punk e della No-Wave, il tutto sotto la guida attenta e la produzione di Asso Stefana (Guano Padano, Vinicio Capossela, Mike Patton). Preferiscono l’elettronica per raccontare un mondo allucinato attraverso le sue pulsioni, ma si discostano da quella più classica e danzereccia, scegliendone gli aspetti deliranti e caotici. Sperimentazione che in realtà non osa troppo, andando invece a compiere un lavoro certosino di ricerca dentro gli stili del genere, scegliendo le ritmiche e i suoni più adatti a rendere esattamente quello che il duo voleva e cioè un sound potente, ritmato, ossessivo e cupo senza le melodie e la strumentazione di Indie e Folktronica e neanche le ammiccanti e intelligenti note dell’IDM. La struttura portante è invece il Post Punk e il suo carattere decadente e quindi il Punk stesso mentre tutt’intorno ruota una serie di suoni che avvicina il duo ora alle strade della psichedelia, ora alle ritmiche geometrie del Math Rock, pur senza ricalcarne la smaniosa perfezione e l’uso smodato di tempi dispari.
La cosa che più sorprende di quest’album d’esordio è la varietà di stili che viene presentata senza tuttavia suonare mai confusionario e privo di una visione precisa. Tanta mercanzia che insieme restituisce precisamente l’idea di un’entità unica. Tutti i brani sono infarciti di un misto di giocosità infantile, surreale, onirica e macabra (“Melodrama”) che, talvolta, suona fortemente Jazz Club (“Moon”, “Psycho”). Sempre presente inoltre una maniacalità matematica in stile Battles, parallelismi rafforzati dall’uso della voce carica di effetti (“Psycho”), cosi come suonano evidenti alcuni rimandi al mondo Industrial teutonico e britannico anni 70, essenziale, cadenzato e ripetitivo (“Marshmellow”) o al Punk Rock frenetico di natura “Blitzgrieg Bop”, sapientemente miscelato alle ritmiche Drum’n Bass (“Fuckfolk”); oppure ancora alla No Wave e il Post Punk più oscuro (“Crazy Drive”). Pochissime sono le tracce che richiamino in qualche modo alle moderne ovvietà dell’Indie Rock classico o del Folk Rock e Garage Revival (“More Space”) mentre più evidenti sono le attinenze con l’Electro Post Rock e la Glitch Music dei Matmos (“Crazy Drive”, “Cry”), maestri indiscussi della manipolazione sonora, e certamente non può essere tralasciato il paragone con la band sperimentale di Baltimora che risponde al nome di Animal Collective (“Refrain”, “She Knows”, “Sacrifice”) formazione in continua evoluzione tra le cui fila milita un certo Panda Bear e che ha fatto della varietà della sua proposta, sempre diversa ma sempre riconoscibilissima da un album all’altro, la sua caratteristica primaria.
Proprio gli Animal Collective possono essere visti come il miglior metro di paragone per i Twomonkeys che sono riusciti a rubare (con successo) quella capacità di suonare sperimentali senza doversi troppo allontanare dalle origini, di esprimere messaggi unici senza essere originali, di lasciar scorrere infiniti sfondi e scenari lasciando intatta l’immagine della propria musica. L’album si chiude con una sorta di omaggio al French Touch e ai Daft Punk (come se non bastasse) e la cosa sia vibra come l’esternazione di un certo modo di fare Elettronica (pur essendo due stili molto diversi) che guarda al passato, non inventa nulla eppure riesce a crearsi una sua identità ed è capace di stare tra la gente, sia nelle piste da ballo sia tra l’intimità delle cuffie. Un certo sistema di fare Elettronica che contraddistingue i francesi e farà la fortuna anche di questi Twomonkeys che rappresentano l’altro lato della medaglia, il suo volto animale.
THE KILOWATT HOUR Stephan Mathieu,David Sylvian, Christian Fennesz
HUMANI 2013 presenta l’evento dell’anno:
THE KILOWATT HOUR
Stephan Mathieu – David Sylvian – Christian Fennesz
21 settembre 2013
ore 21:00
Teatro Massimo
Via Caduta del Forte, 15
Pescara
Dopo la magia del pianoforte e le atmosfere oniriche regalate dall’incredibile performance offerta dal concerto del duo composto Ryuichi Sakamoto e Alva Noto, lo scorso al teatro Marrucino di Chieti, torna in Abruzzo, ad oltre vent’anni di distanza David Sylvian, musicista eccelso che con i suoi Japan, alla fine degli anni Settanta, diede il via al movimento New Romantic con il duro compito di proseguire il discorso di innovazione / rivoluzione sonora iniziato con il Punk che si opponeva fermamente alla Disco Music. Successivamente, se si esclude una breve reunion con i suoi ex compagni celata sotto il nome Rain Tree Crow, il cantante e compositore si focalizza su una carriera solista durante il quale sperimenta traiettorie sonore che incontrano il Jazz, la musica colta e l’Ambient senza trascurare la componente più Pop. Il gusto per la ricerca lo ha portato a confrontarsi anche con artisti del calibro di Robert Fripp, Ryuichi Sakamoto, Holger Czukay, Mark Isham, Jon Hassell, David Torn, Blonde Redhead, e molti altri. In occasione dell’evento pescarese Sylvian sarà affiancato da Stephen Mathieu, musicista eclettico ed in passato anche insegnante di Arte e Teoria Digitale all’Università di Arte e Design HBKSaar di Saarbrücken, con il quale ha anche pubblicato l’album Wandermüde e da Christian Fennesz, mago dell’elettronica e già collaboratore di Jim O’Rourke (Sonic Youth) e Mike Patton (Faith No More, Mr. Bungle, Fantômas, Tomahawk e Peeping Tom). Un progetto esclusivo ed avventuroso, un viaggio sonoro di incredibile profondità nella cornice del Teatro Massimo di Pescara che mai, prima d’ora, si era spinto verso tali confini. Inutile sottolineare che si tratta del classico appuntamento dell’anno…ovviamente targato HUMANI, label cult della scena musicale abruzzese prodotta da Rea.Pro.Gi. srl e che, tra le tante ambizioni, vanta anche l’abbattimento dei “campanilismi” che da sempre insistono nell’Area Metropolitana (Chieti-Pescara) “perchè – come sottolinea Arturo Capone (direttore artistico ed ideatore del progetto) – l’arte è un linguaggio universale che deve unire e non dividere”. L’evento èorganizzato con il Patrocinio della Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Pescara.
Acquisto tagliandi online:
http://www.ciaotickets.com/node/3934?mini=calendar%2F3934%2F2013-09
TIPOLOGIA POSTI:
POLTRONE
Poltrone I Settore da fila A a fila I € 70.00
Poltrone II Settore da fila J a fila U € 60.00
Poltrone III Settore da fila V a fila W1 € 50.00
PALCHI
Da P1 a P30 € 35.00
GALLERIA
Da fila 01 a fila 08 € 30.00
Da fila 09 a fila 11 € 20.00
Per informazioni, prenotazioni e prevendite i numeri da contattare sono:
339/8849631 – 392/9011934 – 335/7752562
Ufficio Stampa: Independent Identity di Marco Manzo – Marco Vittoria
Email: press@humani.eu
Contatti:
www.twitter.com/humanifestival
www.youtube.com/humanifestival
Evento Facebook:
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Tomahawk – Oddfellows
Faith No More, Mr. Bungle, Fantomas, Peeping Tom, manca solo la Sacra Sindone e poi le ha fatte tutte. Mike Patton non saturo, meglio sazio, di percorrere tutte le sacre strade del rock sotto moniker altisonanti, con i fidi Tomahawk in cui coabitano ex Jesus Lizard, Melvins, Helmet ecc, torna a scarnificare pagine di energia con Oddfellows, quarta fatica discografica in dodici anni di fondazione di questo supergruppo elettrico, una ottima combinazione di “tutto” su cui prevalgono contrappunti, bizzarrie stranezze – appunto – Pattoniane non solo non scontate, ma pure col vizio di brillare come strobo/things customer.
Il gioco di Patton e Soci, è la folgorazione ogni qualvolta di sfumature e calibrazioni amplificate, sperimentazioni e aperture che coinvolgono ogni forma stilistica da rielaborare e tirare a seconda delle caratterizzazioni volute, tutto senza risparmio di idee e tutto col pieno adrenalinico oltre il livello, come il salto in alto del 2007 con quell’album strabiliante che è stato Anonymus, farcito dalle litanie e magie dei nativi americani; tredici episodi morbide e taglienti, con il riavvicinamento ad un suono molto più ferrato, sludgering e smanettato con abbondanti scariche elettriche e rumoristiche, che a tratti spasima per il metal come la titletrack, “Stone Letter”, il Noise straniante “South Pow”, la cacofonia gutturale “The Quiet Few” o nei fantasmi desertici che esalano misteri in tribali in “I Can Almost See Them”, una summa di schegge deflagrazioni e buchi neri che percuotono l’ascolto come l’immaginazione.
La timbrica di Patton e la chitarra di Duane Denison sono le linee guida e le sacralità assurde dentro questo registrato, lotto che gira a due velocità, la già citata tempesta di distorsori di cui sopra, e quella sperimentale che nel blues squinternato di “Choke Nek”, nei tempi alterni e hard luciferini di “Waratorium” e nella tensione diabolica delle spire malefiche di “Baby Let’s Play____” approcciano tumulti sanguigni e sbalzi di pressione arteriosa da paura.
Come sempre un disco di un’artista inafferrabile, un anfetaminico pensiero che rotola, costringe e si coagula in uno stato libertario assoluto che miete ascolti doppi e regala quella follia pura con cui ingrassare tutto.
I Nine Inch Nails tornano in scena anche in Italia!!!!!
Tornano i NIN di Trent Reznor, il quale aveva annunciato mesi fa il ritorno della band con tour mondiale incorporato. Ora è ufficiale il tour farà capo anche in Italia al Mediolanum Forum di Assago (MI) per una data unica nel nostro paese il 28 Agosto con i Tomahawk del buon vecchio Mike Patton. La band eseguirà i pezzi più famosi!!!!!
Quindi non perdetreli:
NINE INCH NAILS
+ Tomahawk
28.08 MILANO Mediolanumforum
ticket: www.nin.com, www.livenation.it e www.ticketone.it
Nine Inch Nails in Italia ad agosto
Dopo quattro anni di assenza dalla scena, si riuniscono i Nine Inch Nails. I numeri uno del rock alternativo mondiale, guidati dal carismatico genio dell’elettronica Trent Reznor, hanno confermato il ritorno sulle scene annunciando un tour europeo sui palchi dei festival più importanti. L’unica data che i Nine Inch Nails terranno in Italia sarà il 28 agosto al Mediolanumforum di Milano. Ad aprire lo show di Trent Reznor & Co. un’altra grande band del panorama alternative americano: i Tomahawk di Mike Patton, che hanno da poco pubblicato il nuovo album. I biglietti saranno messi in vendita dalle 10.00 del 2 maggio sul sito ufficiale della band www.nin.com e dalle 10.00 di venerdì 3 maggio su www.livenation.it e www.ticketone.it.
http://www.nineinchnails.it/site/