Si rinnova l’appuntamento con la Sagra dell’Uva di Cupra Montana, l’edizione 2014, la numero 77, si svolgerà dal 2 al 5 ottobre con pre-apertura sabato 27 settembre, ore 17:00, affidata al convegno “L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini tra presente e futuro: risultati, obiettivi, strategie” e alle premiazioni dei vincitori del Premio Nazionale Etichetta D’Oro e della XII edizione del Medagliere Del Verdicchio. Da giovedì 2 a domenica 5 ottobre la cittadina di Cupra Montana sarà immersa nel proprio evento con spettacoli musicali, popolari e di tradizione; immancabili, come ogni anno, gli appuntamenti con i grandi nomi della musica italiana: venerdì 3, ore 23:00, Modena City Ramblers; sabato 4, ore 21:30 Marta Sui Tubi e a seguire, ore 23.00, Tiromancino; domenica 5, ore 19:15, Ron in Trio. I biglietti per assistere ai concerti sono acquistabili tramite il circuito CiaoTickets, sia online (www.ciaotickets.com) sia nei punti vendita e presentano una novità: l’acquisto in prevendita ha un prezzo inferiore rispetto all’acquisto in loco la sera del concerto. Modena City Ramblers: 10,00 in prevendita e 12,00 alla biglietteria di Cupra Montana la sera del concerto Marta Sui Tubi e Tiromancino: 10,00 in prevendita e 12,00 alla biglietteria di Cupra Montana la sera dei concerti Ron in Trio: 6,00 in prevendita e 7,00 alla biglietteria di Cupra Montana la sera del concerto. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.sagradelluva.com
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Sine Frontera – I Taliani
Sine Frontera. Senza confini. Il loro nome è già un invito a superare di ogni forma di barriera fisica e mentale, concetti che vengono ampliamente espressi con la loro musica, anch’essa senza confini, appunto, libera dalle restrizioni geografiche e svincolata dall’appartenenza ad un determinato genere musicale. Contaminazione è la parola chiave dei Sine Frontera, e I Taliani, il loro ultimo album, ne è pieno. Un viaggio su un’ipotetica linea ferroviaria che passa confini e raccoglie, strada facendo, storie e musiche di posti lontani: è così che definiscono il loro progetto musicale, e quest’ultimo lavoro non si discosta dalla loro idea di fare musica. Se di generi musicali si vuole in ogni caso parlare, il viaggio avviene tra Folk Irlandese e Ska, tra musica balcanica (“La Ruota”) e Country, fino a sfiorare il Rock con “Io Sono Io”; geograficamente parlando ci spostiamo invece tra Nord e Sud America (“No Soy Borracho”, brano interamente in spagnolo dal ritmo Ska, racconta di una storia d’amore ai tempi della rivoluzione messicana di Zapata), per poi saltare dall’altra parte del mondo e toccare tutti i punti cardinali dell’Europa. Qui il viaggio prevede anche una sosta in Spagna ed una collaborazione con Albert Ferrèr, voce del gruppo barcellonese Malakaton, nel brano “Hombres”, un’esortazione agli uomini a pensare con la propria testa, cantato in italiano e spagnolo.
La meta principale del viaggio resta comunque l’Italia, il titolo dell’album non mente; sono numerosi infatti i tributi al Bel Paese. La title track “I Taliani” canta a ritmo Ska vizi e stereotipi del popolo italico, che non di solo vizi e stereotipi, però (fortunatamente) è fatto: di ispirazione letteraria e cinematografica è la ballata Folk Irlandese “Camillo e Peppone”, mentre di ispirazione teatrale è il brano “Il Villano”, Tarantella che si rifà ad un’opera di Dario Fo. Non manca nemmeno un tributo al “Marchese del Grillo” di Alberto Sordi nel brano “Io Sono Io” (e voi non siete un cazzo!). Di diversa tendenza è il brano “Dietro il Portone”, una ballata Folk (che mi fa tornare alla mente la malinconia di “Remedios la Bella” dei Modena City Ramblers), cantata per metà in italiano e per metà in dialetto mantovano, dedicata a tutte le vittime dell’Olocausto, e che riprende le parole del celebre libro “Se Questo è un Uomo” di Primo Levi.
I Sine Frontera sono la dimostrazione che la musica può davvero abbattere le barriere fisiche e mentali, e condurre l’immaginazione in luoghi impensabili; fondamentale è dunque il suo ruolo come mezzo di trasporto emotivo. Un po’ meno rilevante è, a mio parere, l’importanza che viene data ai testi, che rimangono a volte sospesi sul pelo dell’acqua, senza andare troppo a fondo, nonostante l’importanza di alcune tematiche trattate (penso a brani come “La Ruota”, una riflessione sul senso della vita che si riduce alla nota metafora della ruota che gira). In ogni caso, mi è piaciuto viaggiare con i Sine Frontera; mi è piaciuto sedermi intorno ad un falò di suoni e parole ed ascoltare le loro storie provenienti dal mondo. Durante una navigazione nell’oceano sconfinato del web, mi ha colpito un incontro accidentale con una frase che diceva più o meno: scrivere è come viaggiare senza la seccatura dei bagagli. Credo che la musica abbia gli stessi “effetti collaterali”.
Daushasha – Canzoni Dal Fosso
Ascolto: durante la preparazione della cena di un lunedì. Località: il mio paese. Umore: da sereno a nostalgico poi tendente all’inquietudine violenta.
Complimenti ai Daushasha: complimenti perché mi hanno provocato un moto spontaneo di vergogna. Anch’io ascoltavo e andavo ai concerti dei Modena City Ramblers: avete presente quei tipi sotto il palco tutti scompigliati con i denti viola, vestiti come se si fossero tuffati nell’armadio al buio? Io ero così, come molti di voi che state leggendo, non lo negate; ero uno di quei ragazzi che stava più al centro sociale a dividere il pasto con i cani che a casa. Nel loro comunicato stampa dichiarano di rifarsi, tra gli altri, a De Andrè: davvero? Non mi pare che Canzoni Dal Fosso sia un disco memorabile, anzi: melodie semplici al limite dell’infantilismo, insistito e strumentale richiamo al vino e alle droghe leggere come se fossero i primi musicisti a sballarsi un po’, temi da sagra di paese senza però le meravigliose storie di poesia del paese. A parte il fatto di proporre uno stile che sembra uscito dal Cretaceo, a parte il fatto di rifare il verso ai Modena e agli Yo Yo Mundi, senza averne capacità di arrangiamento e intuizioni testuali. A parte la chitarra distorta come nemmeno in In Utero dei Nirvana. A parte tutto, non si può dire che ti ispiri a De Andrè e poi scrivere: “buona sera, voglio sbatterti ancora, birra chiara e gandja e poi tra le tue lenzuola” oppure il memorabile “e quando tra cinquantanni anni le rughe solcheranno il tuo viso, tu sarai proprio un gran cesso ma la campagna sarà bella lo stesso“. I pezzi migliori di questo disco sono quelli cantati in russo, solo perché non conosco il russo.
Dori Ghezzi, citali per diffamazione: non si può, ogni volta che chiunque voglia darsi un tono poetico, dire che ci si ispira a De Andrè. Ci vuole la poesia, prima.
XI edizione per il Filagosto Fest
Dal 30 luglio al 4 agosto si terrà l’undicesima edizione del bergamasco Filagosto Fest, un appuntamento ormai divenuto imperdibile per il panorama alternativo italiano. La rassegna, quest’anno, prevede l’esibizione di grandi nomi della scena musicale nostrana, tra cui spiccano Punkreas, Israel Vibration, Modena City Ramblers, Appino, Fast Animals & Slow Kids, Criminal Jokers, Selton. Tutte le informazioni in merito all’evento sono disponibili sul sito ufficiale della manifestazione.
Nuvolari Libera Tribù: tantissimi appuntamenti estivi
La XXI stagione estiva del Nuvolari Libera Tribù di Cuneo prevede una intensa programmazione, dal 6 giugno al 7 settembre 2013. Si tratta di un grande locale all’aperto, presso il parco della gioventù della città, con concerti di musica dal vivo, praticamente quasi tutte le sere. Gli eventi sono quasi tutti gratuiti: saranno solo una decina le serate a pagamento, in occasione delle perfomance di alcuni artisti più noti, del calibro di Max Gazzè, Niccolò Fabi, Africa Unite, Modena City Ramblers. Potete trovare l’intero programma dei concerti, le indicazioni per raggiungere il locale e altre informazioni sul sito.
L’Orage – L’Età Dell’Oro
Da assiduo ascoltatore dei Modena City Ramblers (dei tempi d’oro) e da estimatore profondo e convinto di Francesco De Gregori, questo disco non poteva risultarmi indifferente. La band valdostana L’Orage, cui solamente le biografie dei membri raggiungono la lunghezza di un piccolo pamphlet o di un lungo racconto minimalista, me li riporta alla mente per motivi più che ovvi: come i primi, i sette musicanti della Valle si cimentano nella canzone d’autore in forma popolare, recuperandone stili, timbri e strumenti (ghironde, cornamuse, organetti, mandolini); il secondo, invece, pare apprezzarli parecchio, tanto da condividere con loro un intero concerto, tenutosi ad inizio 2013 a Saint-Vincent, andato sold out in pochi giorni.
Mi butto quindi alla ricerca del disco dei L’Orage, e scopro che i sette hanno da poco firmato con la Sony per pubblicare il loro primo disco “ufficiale” (i loro primi due dischi, Come Una Festa e La Bella Estate, autoprodotti e senza nessuna distribuzione, sono arrivati a vendere, negli anni, svariate migliaia di copie). Il nuovo disco, che contiene i brani migliori delle due produzioni precedenti oltre a tre inediti, titola L’Età Dell’Oro, e riesce anche, grazie a tre brani registrati dal vivo, a darci un senso delle loro esibizioni live.
Il disco è, senza dubbio, un gran disco. È suonato bene (anzi, benissimo), e davvero ci si ri-lancia nel paragone con i Modena City Ramblers, che, almeno secondo il sottoscritto, sono il gruppo Folk tecnicamente più riuscito che il Bel Paese abbia partorito da parecchio tempo a questa parte. Inoltre, L’Età Dell’Oro rischia anche di avere una vena cantautorale più approfondita, più studiata: la testa che Alberto Visconti presta alle liriche del gruppo è una gran bella testa, a quanto pare (la sua voce, invece, pare quella di un Max Gazzè meno folle, più cantastorie – non che sia un male).
Le canzoni dei L’Orage sono un misto di Folk, musica popolare europea e cantautorato uptempo, e risentono del meticciato etno-geografico della band. Ci si diverte e si sogna, con L’Età Dell’Oro, tra riferimenti a Rimbaud (“Queste Ferite Sono Verdi”, testo dello scrittore Dario Voltolini)e omaggi ad Apollinaire (“A Loreley”), una cover de “Il Panorama di Betlemme” (sempre di De Gregori), inni al “mondo della nuova musica acustica europea” (“La Canzone Dell’Orecchino”); o, ancora, si danza un lento levare con “Come Una Festa”, si viaggia con ballate di violini verso “La Bella Estate”, si cantano tradizionali francesi, come “La Voltigeur”, e si rimane stupiti nello scoprire una delle perle del disco, la bella “La Teoria Del Veggente” in versione live con in prestito la voce (sempre più ricca col passare degli anni, bisogna ammetterlo) di Francesco De Gregori.
Come sempre per i dischi che s’accostano al cantautorato, il consiglio è di approcciarlo senza cinismo, e farsi trascinare dalle storie e dalle suggestioni di questo stupendo melting pot di musicisti sospesi tra le Alpi e Torino. Il resto, credo, verrà da sé.
Gnac – Luna Park EP
Gli Gnac sono un gruppo padovano, più precisamente un quartetto con una biografia stringatissima, anzi potremmo dire inesistente. Degli Gnac sappiamo i loro nomi e talvolta nemmeno i cognomi: Matteo, voce e chitarra, Mejo, batteria e percussioni, Marco Cristofori, tastiere e Fabio Gasparini, basso. Sulla pagina facebook del gruppo ci viene detto che Gnac è una figura onomatopeica (suono, rumore simile al cigolio o a qualcosa che stride), ma facendo una ricerca su Wikipedia si può scoprire che Gnac è anche lo pseudonimo usato dal cantautore Mark Tranmer e che deriva anche dal racconto di Italo Calvino “Luna e Gnac”, quindi comunque un rumore carico di significato. Inoltre sappiamo che il gruppo italiano definisce la sua musica “da spiaggia per una città senza spiaggia”, che a giugno uscirà il loro primo ep e che su soundcloud si possono ascoltare i primi brani di Luna Park.
Cinque brani che anche se registrati non perfettamente, in produzione casalinga, inquadrano perfettamente il sound del gruppo con chitarra ritmica che apre tutti i branie testi veloci come in “Aria” che ricorda alla lontana Jovanotti, con le sue ripetizioni insistenti di parole o frasi del testo. “È Adesso” è il secondo brano, molto cantautorale, con una struttura che si ripete sempre uguale: testo e poi momento musicale, quasi d’improvvisazione. La voce appare secca, cruda nel suo parlato molto veloce anche e soprattutto nel terzo brano “Se Tutto Fosse Semplice”. “Pazienza è la Vita” racchiude in sé tutti gli elementi già citati prima, ma che mi ha fatto venire in mente i Modena City Ramblers e non sapendo le effettive influenze del gruppo rimane comunque un paragone aleatorio. “Uomini” è l’ultimo brano che chiude l’ep un po’ nella stessa maniera in cui si apre.
Quindi un lavoro tutto italiano nella sua tradizione ritmica, un album nel quale però si sente la mancanza di un brano acustico solo chitarra voce e null’altro per raccontare la visione e i racconti che si intravedono sullo sfondo, e un disco che chi lo sa potrebbe essere già cambiato, ma per dirlo e per esprimere un vero giudizio aspettiamo il lavoro definitivo.
Irlanda in Festa
Sarà lo staff dell’Estragon ad organizzare l’edizione 2013 del festival “Irlanda in Festa” che passerà per Bologna, Urbino, Padova e a Rimini.
Si partirà dalla cittadina marchigiana il prossimo 6 Marzo, per concludersi il 17. Tra i diversi e tanti ospiti della scena Folk, non mancheranno i Modena City Ramblers, Roy Paci, gli ungheresi Selfish Murphy’s, i Casa del Vento e Folkabbestia.