Attendevo con entusiasmo questo secondo capitolo degli Hell in the Club, band formata da membri dei Secret Sphere e degli Elvenking. Partiamo col dire che qualche anno fa ebbi modo di ascoltare Let the Games Begin, il loro disco d’esordio e ne rimasi veramente affascinato per l’intraprendenza e il talento dimostrato. Ora è il momento di Devil on My Shoulder. Anche questo disco è di stampo Hard Rock e sarà sicuramente apprezzato dai fan dei L.A. Guns, Twister Sister, Motley Crue e Skid Row. Cosa ha di particolare questo nuovo album di Davide e soci? Fondamentalmente poco o niente ma è suonato ad arte, l’album presenta riff e assoli di una certa caratura e ci sono melodie e giri di chitarra che farebbero gola agli Aerosmith o ai Mr. Big. Un album dall’ascolto facile ti prende se fai un giro in auto, se fai jogging o magari chiuso in stanza per scuoterti un po’, è sempre il momento giusto per Devil on My Shoulder. Volendo dividere i momenti e abbinarli alle diverse tracce potremmo dire che “Bare Hands”, “Whore Paint”, “Save Me” e “Snowman Six” sembrano composte proprio per andare in giro per la città con le cuffie nelle orecchie e l’apposito walkman (perdonatemi l’antichità ma ci sono affezionato) godendosi i vari paesaggi. Con la titletrack, “Proud”, “Pole Dancer”, “Toxic Love” e la conclusiva “Night” ci sta bene un infinito giro in macchina, avete presente quando accendi il motore e gironzoli senza meta con i propri pensieri? Ecco resa l’idea. Si balla ondeggiando con “We Are the Ones”, “Muse” e “No More Goodbye”, queste potremmo considerarle le tracce più calme del platter, le classiche canzoni che le balli cantando. Insomma Devil on My Shoulder è un album veramente raffinato e gli Hell in the Club divengono una realtà da non sottovalutare. Senza ombra di dubbio la Scarlet Records ha fatto centro tenendo con se questi scatenati ragazzi che al di fuori di tutto hanno ancora tanto da mostrare.