Dopo “Hold Fast”, il primo singolo estratto dall’album omonimo di Royal Bravada, lanciato da Occupy Deejay e Wired.it e trasmesso da Radio Deejay per Un Mercoledì da Leoni, esce oggi “Black Bones”, il nuovo video della band, uscito in anteprima per MTV New Generation.
“Quando giri un video nella cantina di fiducia e prendi un sacco di botte da un sacco di ragazze, capisci subito che il risultato potrà essere più simile a un B movie piuttosto che a un corto di David Lynch. Forse Black Bones è il nostro modo di prenderti a pugni col suono? Forse Royal Bravada è il nostro modo di dirti che ti vogliamo bene?”
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Royal Bravada, ecco il video di “Black Bones”.
Helmet, 20esimo anniversario dell’uscita di Betty e tour europeo
In occasione del ventennale dell’uscita di Betty, gli Helmet punta di diamante dell’Alternative Metal statunitense – annunciano un tour europeo nei mesi di settembre e ottobre. Il tour toccherà anche l’Italia con 4 concerti nei quali l’album verrà suonato dall’inizio alla fine, insieme anche ad altri successi del loro repertorio. Betty, pubblicato da Interscope nel 1994 dopo il successo mainstream di “Meantime” , ricevette un enorme successo di critica e pubblico e all’epoca venne accolto come “sperimentale” per l’introduzione di elementi Jazz, Blues, di improvvisazione e per la sua capacità di offrire qualcosa di alternativo rispetto alle band Grunge che spopolavano in quel periodo negli USA. Il pezzo “Milquetost” – inserito nella colonna sonora del film “Il Corvo” – divenne un classico nella programmazione di MTV in quell’anno.
16 Ottobre @ Circolo degli Artisti, Roma
17 Ottobre @ Bronson, Ravenna
18 Ottobre @ RNR Arena, Romagnano Sesia (No)
19 Ottobre @ Fabrik, Cagliari
Selton – Saudade
Che storia da film che hanno vissuto i Selton. Quattro amici brasiliani che si trovano per caso a Barcellona e finiscono per fare un gruppo da strada, al Parc Guell, a suonare i Beatles. Un produttore di MTV Italia li scopre e li invita a Milano, a registrare il loro primo disco, Banana A Milanesa. E, da lì, centinaia di concerti, un mucchio di collaborazioni, l’abbraccio deciso all’italiano nel secondo disco SELTON, e, finalmente, questo terzo, multiforme disco.
Premettiamo che per ascoltare i Selton ci vuole l’anima leggera (citando un loro vecchio brano). Bisogna sapersi far trascinare dalla levità del quartetto, che è sempre in bilico tra una dolcezza malinconica e una malinconia dolce. Non fraintendete: i Selton si divertono, e parecchio, e sanno anche far divertire. Sono ritmati, solari, estivi (ma, come dicono loro, di “un’estate perenne, sottile”). Però il cinismo li uccide. Quindi rilassatevi e lasciatevi viaggiare.
Dicevamo: un disco multiforme. Ed è il pregio più grande di questo episodio della loro discografia, insieme alla loro solita grande sensibilità pop, quella vera, quella bella.
Si va (per l’appunto) dal pop carioca di “Qui Nem Giló” al cantautorato più canonico di “Passato Al Futuro” (con un testo di Dente), facendo slalom tra brani festosi e uptempo (“Piccola Sbronza”), pezzi che sembrano arrivare dall’America dei diners stile Frankie Valli & The Four Seasons (“Un Ricordo Per Me”, o la più elettronica “Across The Sea”), esperimenti funk (“Ghost Song”) e progressive-pop (“Vado Via”), episodi più riflessivi e sospesi, quasi sognanti (“Eu Nasci No Meio De Um Monte De Gente”).
Quest’ultimo brano, poi, mette la firma in calce a tutto il lavoro: “Ho preso la chitarra e d’improvviso sono andato / A cercare il mio posto nel posto sbagliato / Sono nato in mezzo a un sacco di gente / […] / Di tutto quel che ho visto c’è una cosa che ho notato / Siamo come farina in un sacco bucato”. È il meticciato, il vivere sparsi, ma allo stesso tempo il sentirsi a casa, potenzialmente, ovunque. È questa, secondo me, la grande forza dei Selton, che giocano con la nostalgia e la bellezza del viaggio, con la malinconia e l’allegria, con il sorriso burlone e le sopracciglia tese, con semi di musica rubati al vento dai quattro angoli del mondo conosciuto. Saudade è un bel disco, un disco da fischiettare. Un disco leggero, forse non imprescindibile, ma di certo gustoso. Dategli una chance.
“Non è facile essere alla moda” il disco d’esordio dei Maddai
Dopo gli ottimi risultati del singolo e videoclip apripista “Fingo di essere un nerd” (Rolling Stone, MTV New Generation, Il Fatto Quotidiano, Rai tv ecc.) esce oggi “Non è facile essere alla moda”, il disco d’esordio dei giovani torinesi Maddai, che vanta la prestigiosa produzione artistica di Madaski.
I Maddai, nel loro disco d’esordio registrato e prodotto da Madaski nello studio Dub The Demon, raccontano con ironia la smania di apparire ad ogni costo propria di questi anni dieci. Nelle 11 tracce del disco sfilano una carrellata di stereotipi ossessionati dall’idea di dover essere “normali” ed alla moda. Il messaggio è chiaro: chi privilegia l’apparire ad ogni costo non può che finire per danneggiare se stesso. Rincorrere la moda in un affannoso tentativo di mostrare ciò che non si è, essere sempre sulla cresta dell’onda, “sul pezzo”, sempre al centro dell’attenzione, “vincenti” a tutti i costi: così l’hipster “finge di essere un nerd” risultando ridicolo, la ragazza ubriachella è talmente ubriaca da non ricordarsi di essersi innamorata la sera prima, la ragazzina con la borsetta Louis Vitton litiga con l’amica perché non vuole prestarle il suo nuovo “giocattolo”. A livello musicale “Non è facile essere alla moda” è un disco scanzonato, diretto e senza fronzoli, impreziosito dalla cura dei suoni apportata dalla produzione artistica di Madaski e con dei riff che entrano in testa fin dal primo ascolto. C’è la volontà di dire le cose senza mezzi termini, ed è forse proprio questo il messaggio più autentico del disco: lasciarsi contagiare dalla carica di energia che emana, per sconfiggere con ironia il cinismo di chi si prende troppo sul serio.
“Abbiamo scritto questo disco guardandoci intorno… sorridendo, arrabbiandoci, ironizzando per le azioni che vediamo compiere quotidianamente dalle persone che ci circondano: azioni spesso prive di reale voglia di fare… e dettate invece dalla smania di apparire e di “essere sul pezzo” – racconta Luca Cattaneo, voce e chitarra della band -. Noi non siamo sul pezzo; vogliamo fare la nostra musica e raccontiamo le cose che ci sembrano importanti. Qualcuno capirà l’ironia e si divertirà, qualcuno non capirà affatto, qualcuno la prenderà sul personale… ma è giusto così, perché anche in quel caso vorrà dire che qualcosa lo stiamo dicendo davvero.”