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Fall Of Minerva – Portraits
Portraits segna l’abbandono dell’autoproduzione per i vicentini Fall Of Minerva e il conseguente approdo alla Basick Records. Dopo tre EP registrati tra il 2010 e il 2013, può questo lavoro segnare la loro naturale evoluzione?
L’inizio è confortante: “Beyond The Pines” ha un incipit claustrofobico che fa da contraltare all’aggressività del resto del pezzo, dove una batteria articolata vibra dei colpi di rullante che paiono pietre volte a tumulare una lapide. Formula identica per “Novocaine” anche se in questo caso specifico è la voce di Sido a mettere le cose in chiaro, urlandoci di indossare i caschi protettivi perché le sue parole sono una pioggia incessante di granate. “Träume” è l’unico brano con il testo in italiano e per l’occasione a Sido si affianca Luca Rocco, cantante degli Storm{O}. Ne viene fuori un marasma urticante che è un ibrido malcelato di fragore ed estemporanea melodia. La medesima potabilità che fa di “Green Ghost” l’unico episodio serafico, se escludiamo la strumentale “Sguardi Nel Buio”. Di tutt’altro aspetto “Demagogy”, una traccia che possiede tutta la violenza di cui sono capaci i The Dillinger Escape Plan, amplificandola in modo crescente all’interno dei nostri padiglioni auricolari. Ci sembrerà di avere il cervello in fiamme.
Questa volta i Fall Of Minerva hanno fatto il botto, sfruttando al meglio i mezzi a disposizione per confezionare un disco che non delude e che agisce come un Navy Seal: mantenendo un basso profilo e senza lasciare scampo.
Guignol, il videoclip di “Salvatore Tuttofare”
“Salvatore Tuttofare” è il nuovo videoclip dei Guignol tratto dal disco Abile Labile uscito lo scorso febbraio.
Landlord – Aside
Scrivere dei Landlord senza citare la loro partecipazione ad X-Factor sarebbe inutile e controproducente, nonché sintomo di incoerenza intellettuale. Se spesso queste “fortune” si rivelano in realtà controproducenti per artisti e band, stavolta stiamo assistendo ad un’interessante eccezione.
Portatori di un sound pulito e preciso, di soluzioni melodiche interessanti – anche se non rivoluzionarie – e di una delicata voce femminile (Francesca Pianini), i quattro di Rimini hanno potuto, grazie alla enorme cassa di risonanza della prima serata, portare nelle case degli italiani un sound diverso dal solito prodotto impacchettato e pronto all’uso da consumarsi in pochi mesi. I Landlord hanno davvero qualcosa da dire e cominciano a scrivere la loro storia con un EP dal titolo sibillino Aside fuori per INRI (e scusate se è poco).
Cinque tracce per poco più di venti minuti sono sufficienti a scrollarsi di dosso la pesante eredità televisiva: Let me tell you I don’t care about it / Leave it behind, get by, get by è il ritornello dell’opener “Get by” e sembra ribadire più volte questo concetto. I Landlord confidano nella bontà del proprio progetto e non abbandonano la strada maestra (in “Still Changing” il termine “stay” è ripetuto molte volte) facendo di un’elettronica sapientemente addolcita il proprio marchio di fabbrica. Royksopp, Arcade Fire e The National sono tra gli ispiratori del quartetto ma nessuna di queste influenze è così evidente da risultare sgradevole o troppo presente, tutto appare in perfetto equilibrio.
Aside è solo un assaggio di qualcosa che si preannuncia esplosivo, nonché il perfetto compromesso tra Electro, Trip-Hop e Pop, laddove quest’ultimo fa rima con ricercatezza e distinzione.
I Landlord preferiscono restare, almeno per ora, volutamente Aside e far leva sulle proprie possibilità, forti di una capacità compositiva superiore alla media e di un’attitudine elegantemente Pop che li rende padroni di un linguaggio di respiro internazionale.
Duran Duran – Girls on Film 1979 Demo
Molti si sono spesso chiesti come suonassero i Duran Duran prima di diventare famosi. La risposta era venuta già alcuni anni fa, quando i membri fondatori del gruppo Nick Rhodes e Stephen Duffy diedero alle stampe Dark Circles sotto il nome The Devils, in cui raccolsero molte delle idee disseminate nel primissimo periodo della band reincidendo dodici brani dell’epoca suonandoli con strumenti vintage.
Con Girls on Film 1979 Demo siamo invece di fronte alla trasposizione sonora da cassetta a vinile e cd del primissimo demo ufficiale della band inglese. Certamente sono presenti anche alcuni limiti nell’audio, ma c’è da dire che è stato fatto davvero un ottimo lavoro di masterizzazione, oltre che a livello di artwork. La formazione non vedeva né Duffy né Simon Le Bon alla voce, ma un giovanissimo Andy Wickett, che aveva lasciato da poco i Tv Eye, band di cui John Taylor e Nick Rhodes erano soliti seguire i rehearsals in studio. La fusione fra i due gruppi avvenne così in maniera naturale e la line up a cui si era giunti era così composta: Andy Wickett (con il nickname Fane) alla voce e al piano, John Taylor alle chitarre, Roger Taylor alla batteria e Nick Rhodes alle tastiere.
Quattro i brani qui presenti.
“See me, Repeat me” è spesso indicata come una primordiale “Rio”, mentre in realtà la primissima incarnazione del pezzo fu “Stevie’s Radio Station” (che potete trovare in una sorta di greatest hits di Andy Wickett in vendita sul suo sito ufficiale); la canzone è caratterizzata dal drumming preciso e metronomico di Roger Taylor, che si esibisce anche in rullate ben assemblate che fungono da divisorio fra i vari riff. La voce di Andy Wickett ha uno stile prettamente Punk, quasi à la Johnny Rotten; peccato che (solo in questa occasione, sia chiaro) John Taylor e Nick Rhodes passino quasi in secondo ruolo.
In “Reincarnation……”qualcuno ha sentito anche reminiscenze di “Khanada”, b-side dell’hit “Careless Memories”, che dà anche il nome a uno dei più ricercati bootleg su vinile dei Duran Duran. Questa volta però anche le tastiere e le chitarre hanno un ruolo essenziale nella struttura. Viene da chiedersi come mai una piccola gemma come questa non trovò spazio nel disco omonimo di debutto della band. Sarà stata la voglia di rinnovamento? Di certo sarebbe stata all’altezza della situazione, ma questa è in fondo solo un’opinione personale.
“Girls on Film” è nella sua prima stesura con testi e musiche molto differenti da quelli che appena due anni dopo compariranno sul primo omonimo album della band. I ritmi sono molto più veloci e risentono maggiormente delle sonorità tipiche della Disco Music anni 70; i tecnicismi abbondano ed il talento dei ragazzi di Birmingham appare più evidente facendo capire che presto sarebbe diventata per forza di cose un singolo, che pur acquistando una pelle diversa, avrebbe entusiasmato le generazioni a venire tanto da venire spesso usata come bis nei concerti anche quasi quarant’anni dopo.
“Working The Steel” ha il duro compito di chiudere questo lavoro che pur essendo stato pubblicato nel 1979 solo come cassetta demo ha un grande valore per l’intera storia musicale britannica. Forse non si stava lavorando l’acciaio come suggerisce il titolo in fase di scrittura ma di certo si forgiava un sound che avrebbe influenzato tre decadi di musicisti.
Girls on Film 1979 Demo, nonostante siano passati quasi quarant’anni dall’inizio della storia dei Duran Duran, suona ancora fresco, grazie anche all’immenso lavoro di produzione di Bob Lamb (che nel 1979 stava lavorando in contemporanea a un’altra pietra miliare della musica inglese, il primo disco degli UB 40). Mai i Duran Duran mi sono sembrati così istintivi nella loro musica, tenendo fede a quell’attitudine Punk che tanto andava di moda ma guardando anche a modelli quali i Japan di David Sylvian che grazie ad album seminali quali Adolescent Sex e Obscure Alternatives erano già considerati fra i padri fondatori della New Wave britannica. I Duran Duran negli anni a venire getteranno invece le basi per il movimento New Romantics e Girls on film 1979 Demo non può che essere il punto di partenza da cui è nata una leggenda.