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Calavera – Funerali alle Hawaii

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Valerio Vittoria, già Froben e Matildamay, oltre che chitarrista live di Colapesce e Alessandro Fiori, esordisce solista col moniker Calavera in questo colorato, agrodolce, liberatorio Funerali alle Hawaii. Il titolo è adattissimo: chitarre riverberate, tastiere, ritmi rotolanti si appoggiano ad armonie di un Pop malinconico, chiaroscurale, in un serpeggiare che è amaro e sereno insieme, come le cerimonie floreali sul Pacifico in cui si dà l’ultimo definitivo saluto alla vita sotto il sole, fra le onde, tra mosaici di petali. Il risultato di questo mix esotico e appassionato si misura in gradazioni di colore morbide, mai pastello: una vivacità sommessa, equilibrio nell’ossimoro tra una nuova libertà e la solitudine del viverla, tra il raccontarsi “senza finestre sul mondo” e un cambiamento anche esteriore: “una nuova città, un nuovo amore ed una nuova vita”. Funerali alle Hawaii è adatto alle mattine piovose ma anche ai tramonti sereni e nostalgici; suona lontano e vicino insieme, peculiare in certi toni antitetici, contraddittori, dove la luce, leggera, si mescola a ombre grigiastre, non ancora tragiche. La pasta sonora riempie ogni spazio intorno a una voce sussurrata che snocciola epifanie semplici ma taglienti, attimi di consapevolezza ritti spalla a spalla con dubbi e ripensamenti, il tutto immerso in un cangiante universo che è veramente, profondamente Pop, dove i ganci si sprecano e le canzoni si susseguono come pillole balsamiche per le orecchie grazie al talento di Calavera per il tocco giusto al momento giusto. Un disco fatto di contrari, di opposizioni, che ricorda certamente molto altro e magari non stupisce, ma che non arriva alla fine senza regalare una scintilla, un brillio di curiosità. Cullante e variopinto.

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Detox – Landing

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Esce per l’etichetta bolognese Relief Records EU (la stessa che portò al successo il rapper Inoki) questo primo grande percorso personale del beatmaker e producer Detox. Un artista che non ha bisogno di presentazioni avendo alle spalle oltre quindici anni di carriera con collaborazioni importanti quali quelle con Dj Gruff, Clementino, Angela Baraldi, Roy Paci e Videomind e una militanza nei Blatters (campioni italiani Dmc 2010, Dmc 2011 e Ida 2011). Una collana di pubblicazioni, quella della Relief, che cerca di sviluppare discorsi musicali paralleli e alternativi per voce di artisti con cui collabora o ha collaborato. Questo Landing è un breve Ep, digitale come il suo dna, in cui Diego Faggiani (in arte Detox) si mette a nudo in cinque composizioni a spasso tra Dubstep, modi Afro e ossature elettroniche metropolitane. Interamente realizzato presso il Menounolab vede alcune collaborazioni di spicco che cercano anche di deviare il flusso di tutto come per esempio la bellissima voce di carattere Soul di Alo per il brano “Mr. Hugee” o come un inaspettato suono di violoncello (anche se elettrico) grazie alla partecipazione di Bruno Briscik. Ed inoltre Alex Trebo, i producer Fuso, Q3000, Maxime e Navak (tutti protagonisti della prima traccia “Just Feel”). Un disco visionario, dalla pelle istrionica che spesso cambia faccia ma che di sottofondo mantiene sempre una stessa identità pur dividendosi fra suoni analogici, campionamenti e groove. Come a dire che se nella prima traccia “Just Feel” siamo in una periferia newyorkese, in chiusura con “Road” siamo finiti a trasformare un Reggae giamaicano in una suite Lounge con trombe quasi fosse una Fusion digitale, il tutto passando attraverso drumming africani come nella splendida “Go On” e facendo un salto in notti fumose di luce di led nel futurismo sociale di una famosa città europea.

Il carattere di Detox va ascoltato e lasciato concimare perché quello a cui siamo di fronte non è un disco immediato, non sono suite strumentali banali e superficialmente campionate. Questo Landing è un’opera elettronica che trasuda spontaneità: alcune cose sembrano rubate al caso di un’ispirazione, altre studiate a tavolino. Altre invece raccolte da anni di collaborazioni e di live. Di sicuro non va relegato ad un primo quanto superficiale approccio, come a tener vivo un sottofondo per i nostri aperitivi. In arrivo anche il video ufficiale; per ora ci godiamo questo live-set che è anche trailer di tutta la produzione di Landing.

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Cinque canzoni che fanno stare in pace col mondo gli Inutili

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Ben Harper & The Innocent Criminals – Call It What It is

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Questo ritorno di Ben Harper con gli Innocent Criminals, gruppo col quale ha scritto le migliori pagine della sua carriera, è stato per me (ed immagino di non essere il solo) come un regalo ricevuto da un gruppo di vecchi amici ed una delle uscite, nel suo ambito, che più ho atteso in questo primo terzo di 2016. L’ultimo lavoro di Ben coi Criminals, risalente ad 8 anni fa, fu indubbiamente l’episodio meno riuscito del loro sodalizio ma le meravigliose pagine precedentemente pubblicate rimangono per il sottoscritto tra le più belle che una band ci abbia regalato negli ultimi vent’anni.
Ben coi Criminals (presenti, seppur non sempre con uguale formazione, anche nei dischi pubblicati a nome del solo Harper fino appunto a Lifeline) ha coniato quello che a tutti gli effetti possiamo considerare il suo linguaggio: una miscela di generi che trovano le proprie radici nel Blues ma che affiorano nelle più svariate forme in modo naturalissimo ma con grandi contaminazioni nonché con uno splendido dialogo tra i vari strumenti e le varie anime di una band che riesce a dare colore come essenzialità alle doti chitarristiche e canore del suo leader andando così a creare un sound che è un vero e proprio marchio di fabbrica.

E dunque, dopo l’inatteso e benvenuto tour di reunion dello scorso anno, ecco arrivare questo nuovo lavoro in studio.
Diciamo subito che i tempi del magico decennio ’94-’04 non sono raggiunti ma che sicuramente questo lavoro suona meglio della loro ultima fatica insieme, cosa non così scontata, e che volendo fare un paragone col passato questo nuovo disco potrebbe essere un Both Sides of the Gun riassunto in un unico disco (il magico decennio si era da poco concluso ma qualche buona cartuccia da sparare ancora c’era), emblematica è la bella ballata “Deeper and Deeper”, che pare uscire dal disco bianco del sopracitato lavoro.
Call It What It Is pur avendo passaggi un po’ scontati (il Blues in odor di Stones di “When Sex Was Dirty”), paraculi (il rock dall’incedere moderno e appiccicoso di “Pink Ballon”) e non del tutto convincenti (la title track che punta il dito contro gli omicidi della polizia sugli uomini di colore senza grande originalità di scrittura ma in modo comunque estremamente diretto e sincero) non manca di momenti assolutamente godibili. Sotto questo punto di vista da citare il Reggae di “Finding Our Way” (bel lavoro di Jason Yates all’Hammond e Juan Nelson al basso), che pur non avendo la struggente profondità della meravigliosa “Jah Work” o il calore (ed il colore) di “With My Own Two Hands”, ci mostra un uomo ed una band che quando toccano questo genere non deludono mai, impossibile dopo un paio di ascolti non immaginarsi a ballare e cantare questo pezzo sotto un sole caraibico con una collana di fiori al collo.
Altro ottimo momento è il Soul di “Bones” (perfetto per casa Strax), brano pulito, profondo, con l’ottima voce di Beniamino accompagnata da una bella sezione ritmica e da un buon lavoro dei Criminals tutti. Oltre alla già citata “Deeper and Deeper” sono presenti altre profonde ballads, meritano una citazione l’Afro Folk ricco di pathos di “How Dark is Gone” (dedicata ad un amico morto in prigione), “All That Has Grown”, malinconico Blues per sola slide che riporta molto indietro nel tempo garantendo un risultato indiscutibile, e la toccante “Goodbye to You” con la quale, nel più classico dei modi, si chiude il disco del ritorno a casa di Ben.

Questo Call it What It Is è dunque un lavoro che tutto sommato non delude ma che sicuramente ci propone una band ancora lontana dai suoi giorni migliori, una band che osa troppo poco pur muovendosi con invidiabile disinvoltura tra i soliti svariati generi. I ragazzi, che live sono una meraviglia, affronteranno insieme un nuovo tour (da noi a Milano il 7 Ottobre) che potrà dirci se questo ritorno di fiamma sia un fuoco di paglia o qualcosa di più grande; sperando nella seconda ipotesi credo che in futuro quella voglia e quella fantasia che in questo disco vengono un po’ meno, ma che i Nostri sicuramente non hanno ancora perso, si potranno ritrovare facendoci così scartare un regalo forse meno inatteso ma più vicino a quel buon sapore dei giorni andati, come ci si confà a buoni amici di vecchia data.

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Ilaria Pastore – Il Faro la Tempesta la Quiete

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Ilaria Pastore arriva al secondo disco con delle cose da dire (e non da poco): si parla di maturità, amore, rispetto per se stessi, per il proprio tempo, per i propri dubbi. Ci arriva con le idee chiare, una voce pulitissima e leggera, scevra da ogni traccia di retorica, e un gusto per l’arrangiamento scaleno e obliquo (curato da Gipo Gurrado) che rende Il Faro la Tempesta la Quiete un’opera leggiadra, iridescente, sempre in movimento.

Il nucleo del disco è il binomio voce-chitarra, gestito sempre con una limpidezza esemplare, e con inserti misurati e accorti di batteria, basso, pianoforte, archi e fiati, che allargano il campo senza mai strafare, con una precisione di incastri di melodie e armonie che avvolge e distende.
Ilaria Pastore sa raccontare senza fronzoli dettagli minuti ma importanti: una foto della madre che sorride tra i panni stesi (“Polaroid”), il dubbio come luogo della mente da cui non bisogna per forza fuggire ma in cui si può, e forse si dovrebbe, anche sostare (“Il Dubbio”), e poi la vita di coppia, soprattutto nelle sue difficoltà e fragilità (“Buio Pesto”, “Tu Sbufferai”, “Va Tutto Bene”, “Decifrato”). Il racconto è semplice ma efficace; a volte inciampa nel ridicolo (“Compro Oro”), ma spesso riesce nell’impresa di far convivere una scrittura colloquiale e una pregnanza inaspettata: in questa passeggiata così breve / consideriamo tempo perso quello speso bene, da “Ricordi Migliori”; o forse sarebbe meglio trovare la volontà di dirsi / siamo in ritardo / abbiamo sprecato del tempo e del coraggio ed ora / siamo in ritardo, da “Va Tutto Bene”, che fotografa un certo sentimento che pare serpeggiante in una società basata sulla fretta e sulla competizione sfrenata, anche nel rapporto a due.

Il faro la tempesta la quiete rischia qui e là lo scivolone quando la semplicità dei testi, spesso gradevole, si avvicina pericolosamente all’ombra della sciatteria; per fortuna ciò non accade spesso, e Ilaria Pastore arriva alla fine con grazia e convinzione, merito soprattutto della sua voce sempre impeccabile e dal timbro così trasparente, fresco e intenso insieme. Con qualcosa in più sarebbe stato un album meraviglioso – si dovrà accontentare (si fa per dire…) d’essere un buonissimo disco.

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Home Festival, nuovi nomi si aggiugono alla line-up: Eagles Of Death Metal, Vinicio Capossela, Ministri e Modestep

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Nuova raffica di nomi nel quarto annuncio di un evento dal respiro sempre più internazionale. Gli Eagles of Death Metal hanno annunciato la loro tournée italiana, che passerà per Treviso all’Home Festival sabato 3 settembre.

Giovedì 1 settembre arrivano i Ministri , che dall’inizio dell’anno con il loro Cultura Generale Tour 2016, hanno collezionano un sold out dopo l’altro. Lo stesso giorno sul palco ci saranno gli Inude, duo elettronico nato nel 2014 in provincia di Lecce, noto per un sound ritmato dall’uso di tappeti sonori con lunghi riverberi e loop di batterie elettroniche miste a percussioni, gli archi con le voci a rafforzare le melodie.
Venerdì 2 a far ballare il popolo dell’Home Festival ci saranno i Modestep: il gruppo ora è impegnato in un tour europeo con gli Enter Shikari, che saranno anche loro presenti. I Modestep arrivano da Londra con un dj set esclusivo e il loro sound Dubstep, Rock elettronico e Drum’n’Bass.
Sabato 3 settembre in console ci saranno invece Ackeejuice Rockers, dalla collaborazione con Kanye West al loro ultimo album Future Dancehall, uscito proprio in questi giorni e già passato tra le mani importanti come quelle di Diplo e il suo show “Diplo & Friends” su BBC Radio 1Xtra. Lo stesso giorno suoneranno anche Indian Wells.
Domenica 4 settembre sarà la volta dello straordinario Vinicio Capossela, con il suo ultimo album Canzoni della Cupa, in uscita il prossimo 6 maggio e anticipato dal singolo “Il Pumminale”: è un doppio album che si divide tra un mondo fatto di tradizioni e l’onirico, una vera eccellenza della world music. Sempre domenica, sul palco C+C=Maxigross, ma anche i “padroni di casa” Down to Ground e il giovane e promettente Damien Mcfly. Si segnala anche Coez, artista pop dall’enorme seguito.

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L’ingresso giornaliero costa 18 euro + 2,7 euro diritti prevendita.
Abbonamento a 60 euro + diritti prevendita per i quattro giorni.
Biglietti a disposizione sui circuiti di Ticket One e Mail Ticket.

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Deftones – Gore

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I Deftones sono uno dei pochi superstiti all’ondata Nu Metal che travolse la scena musicale americana e non nei primi anni del 2000, toccando anche la nostra nazione (vedi i vari Mas Ruido o Browbeat per citarne due a casaccio), grazie ad evoluzioni continue che ne hanno evitato un’apparente omologazione.  Gore è il loro ottavo lavoro in studio ed è stato caratterizzato, purtroppo, da alcuni rumors che vorrebbero il chitarrista Stephen Carpenter in procinto di lasciare la band a causa di contrasti interni.  Non hanno mai nascosto di essere influenzati dal Dream Pop, come si intuisce immediatamente con la prima traccia “Prayers/Triangles”, un serpente sonoro che si insinua nei meandri della nostra anima, delicato al tocco seppur letale nel morso. In “Doomed User” è proprio la chitarra di Stephen ad esaltarsi, partorendo un riff di una ruvidità Punk che non si sentiva dai tempi di Around The Fur. E’ come se si avesse l’impressione che in questa canzone il gruppo, e Chino Moreno in primis, gli avesse lasciato totale carta bianca. Dico così perché resterà, inspiegabilmente, un episodio isolato. Il romanticismo New-Wave è assoluto protagonista in “Hearts/Wires”: una lunga introduzione fa da preambolo a quella che sarà la composizione più tranquilla e, al contempo, una delle più riuscite del pacchetto, valorizzata da un chorus di una bellezza inebriante. Chiacchiere a parte, anche in “Pittura Infamante” (titolo che strizza l’occhio al nostro Paese?) è il dialogo funambolico tra la batteria secca e precisa di Abe e il consueto lavoro del chitarrista a ergersi addirittura sopra le linee vocali di Chino. Una sorta di riscatto del proletariato. Nella titletrack il singer, però, si riprende lo scettro di re supremo con una performance vocale sopra le righe, ritornando ai fasti del passato con uno stile screaming capace di far vacillare le fondamenta di un edificio, per poi creare un’atmosfera soffusa nel ritornello clean. L’ospitata di Jerry Cantrell  degli Alice In Chains in “Phantom Bride” pare avere più lo scopo di produrre clamore, rispetto all’utilità nella struttura della canzone stessa. Assistiamo praticamente ad un assolo Hard Rock in un brano dalle tinte Shoegaze. Perplessità a secchiate.

Gore è un gradino sopra il precedente Koi No Yokan, ma ci lascia comunque ancorati al terreno, non facendoci spiccare il volo, come pregustavamo dai fenicotteri in copertina. Parliamo sempre di una band simbolo che giunta all’ottavo disco crea tendenza e dipendenza. E dopo vent’anni non è per niente facile.

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Agostino Tilotta | Intervista al chitarrista di Uzeda e Bellini

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Explosions in the Sky – The Wilderness

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Oltre quindici anni di carriera alle spalle, sette album all’attivo, quattro colonne sonore tra cinema e TV e la consacrazione nell’olimpo delle migliori band post rock di sempre. Cos’altro chiedere agli Explosions in the Sky dopo un lavoro eccellente come Take care, take care, take care, la cui apertura e rottura col passato aveva cominciato a scalfire l’unicità dei Mogwai? Ebbene, le vie del Post Rock sono infinite così come sembrano essere le frecce nella faretra di Hrasky e soci che, senza troppi fuochi d’artificio, dopo cinque anni dall’ultimo lavoro in studio sfornano The Wilderness.
Un titolo secco e preciso e una scelta non usuale per i quattro texani che apre le porte della nostra percezione su una landa selvaggia che però, a detta dello stesso Hrasky, non proviene da nessuna esperienza di vita à la Into the wild e si configura come mezzo per creare la sensazione di un viaggio dove le cose non vanno nel modo in cui ti saresti aspettato.
The Wilderness, seppur ben ancorato all’aspetto strumentale chitarristico e marchio di fabbrica della band, spesso riluttante ad un uso massiccio dell’elettronica, appare come un album innovativo. L’accoppiata “The Wilderness” – “The Ecstatics” racchiude il core sound dell’intero lavoro ed è qualcosa di sorprendente nel suo essere così lontano e allo stesso tempo così vicino alla loro tipica eleganza. Lungo le nove tracce di The Wilderness si possono apprezzare dei richiami vaporosi agli anni Settanta (“Logic Dream”) che ne dimostrano la profondità e l’accuratezza sonora. “Disintegration Anxiety”, che divide il tutto a metà, è una corsa contro il tempo in pieno stile EITS, “Colors in space” conclude la sua cavalcata trionfale in un’estasi mistica che apre alla splendida, finale e riflessiva “Landing Cliffs”.

Un sound positivo che conduce per mano tra luoghi, persone, ricordi, parole, voci e rende The Wilderness un disco satellite rispetto ad un ascoltatore ormai in continuo movimento.
Le parole di Michael James su John Congleton, storico produttore della band , ben fotografano la situazione della band e la gestazione di questo disco: “Ok John, sei stato un tipo strano per tutto questo tempo. Facciamolo ancora più strano.” E l’abbiamo fatto!.
Se il Post Rock è ancora un pasto digeribile è anche merito loro.

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Chi Suona Stasera – Mini guida alla musica live | Maggio 2016

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“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD
04/05@Quirinetta, Roma
05/05@Locomotiv Club, Bologna
06/05@Lavanderia a Vapore, Collegno (TO)
08/05@Santeria Social Club, Milano
Il 15 Aprile, a 3 anni dall’ottimo Still Smiling, è uscito Nerissimo il nuovo album della coppia italo-tedesca che suonerà in Italia per 4 imperdibili date
[ascolta]

OSLO TAPES
05/05@Dal Verme, Roma
06/05@Malloni Trace, Porto Sant’Elpidio (FM)
13/05@Off, Lamezia Terme (CZ)
Progetto di Marco Campitelli autore sul finire dello scorso anno del buon Tango Kalashnikov prodotto da Amaury Cambuzat che vi suona anche (come nel disco d’esordio del 2013), tra i nuovi nomi da tenere d’occhio per il Rock alternativo italiano, quello buono.
[ascolta]

UFOMAMMUT
05/05@Bronson, Ravenna
06/05@Tetris, Trieste
07/05@Benicio Live Gigs, Giavera del Montello (TV)
14/05@Cueva Rock, Quartucciu (CA)
27/05@Cycle Club, Calenzano (FI)
28/05@Magazzino sul Po, Torino
Il trio Sludge Doom piemontese di casa Neurot porta in giro per l’Italia il l’ultimo lavoro Ecate, uscito nel Marzo dello scorso anno
[ascolta]

SOPHIA
06/05@Covo Club, Bologna
Mr. Robin Proper-Sheppard porterà la sua malinconia nel nostro paese per un’unica data durante questo mese, da non perdere
[ascolta]

MOTORPSYCHO
07/05@Il Deposito, Pordenone
09/05@Circolo Magnolia, Milano
10/05@Init, Roma
11/05@Teatro Polivalente Occupato, Bologna
Il supergruppo norvegese non ha certo bisogno di presentazioni, sempre più dolci e psichedelici, sempre e comunque essenziali, in italia per il tour del nuovo lavoro Here Be Monsters
[ascolta]

JOZEF VAN WISSEM
10/05@Sotto la Sacrestia, Milano
11/05@Vicious Club, Roma
12/05@Museo del Sottosuolo, Napoli
13/05@Chiostro delle Grazie, Vittoria (RG) per Scenica Festival
14/05@Circolo Dong, Recanati (MC)
Il liutista olandese che ha stregato Jim Jarmusch sarà in Italia per 5 concerti che assicurano una grandissima intensità
[ascolta]

POLAR FOR THE MASSES
14/05@La Cantina Mediterraneo, Frosinone
15/05@Le Mura, Roma
19/05@Serraglio, Milano
A due anni di distanza da Un Giorno di Merda, i Polar for the Masses tornano a calcare i palchi per presentare il loro nuovo album, Fuori.
[ascolta]

EGLE SOMMACAL
08/05@house concert, Fidenza (PR)
12/05@Klamm, Roma
13/05@El Chupito Bar, Perugia
14/05@Altroquando Dart Club, Zero Branco (TV)
16/05@Rifugio Falc, Pizzo Tre Signori (BG)
Il chitarrista italiano che da qualche anno lavora come solista dopo le esperienze con Massimo Volume ed Ulan Bator ha da pochi giorni pubblicato il nuovo album L’Atlante della Polvere, queste le date per poterlo gustare live
[ascolta]

RESUMED
14/05@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
La band di Sulmona fa tappa a Pratola Peligna per una notte all’insegna del Death Metal
[ascolta]

WREKMEISTER HARMONIES
13/05@Freakout, Bologna
14/05@Asilo Occupato, L’Aquila
15/05@Godot Art Bistrot, Avellino
16/05@Location da definire, Roma
17/05@Giardini del Frontone, Perugia
18/05@Parco della Musica, Padova per Sub Cult Fest
19/05@Lo-Fi, Milano
Esplorazioni emotive di chi percepisce la vita come un lungo e graduale processo di decadimento, il Doom pastorale di J.R. Robinson sarà questo mese nel nostro paese per 7 date, il suo ultimo lavoro Night of Your Ascension è fuori da Novembre 2015
[ascolta]

DE RAPAGE
28/05@ Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
La band abruzzese torna sui palchi per farvi ascoltare il suo ultimo lavoro Droga e Puttane uscito lo scorso anno. Carica esplosiva assicurata.
[ascolta]

MICHAEL NYMAN
16/05@Auditorium Parco della Musica, Roma
19/05@Teatro Comunale, Vicenza
Il grande pianista, celebre in particolar modo per le colonne sonore realizzate per il regista Peter Greenaway oltre che per Lezioni di Piano di Jane Campion, sarà in Italia per 2 date
[ascolta]

JOAN AS POLICE WOMAN
20/05@Monk Club, Roma
21/05@Teatro Leopardi, San Ginesio (MC)
22/05@Teatro Giuseppe Verdi, Busseto (PR)
23/05@Spazio Alfieri, Firenze
24/05@Teatro Grande, Brescia
A due anni dalla pubblicazione di The Classic torna Joan Wasser per 5 nuove date nel nostro paese, famosa quasi più esser stata la fidanzata di Jeff Buckley che per i suoi dischi e le sue infinite collaborazioni (Lou Reed, David Sylvian, Sparklehorse, Antony and The Johnsons e tanti altri), (ri)scopritela
[ascolta]

MARK LANEGAN
22/05@Teatro Antoniano, Bologna
23/05@Teatro Metastasio, Prato
24/05@Fabrique, Milano
Sarà possibile ascoltare l’inconfondibile voce del songwriter statunitense per 3 date nelle quali troveremo come opening act Duke Garwood bluesman col quale Mark nel 2013 pubblicò Black Pudding dopo averlo ospitato in un paio di tracce del precedente Blues Funeral
[ascolta]

ELVIS COSTELLO
23/05@Teatro Colosseo, Torino
24/05@Teatro degli Arcimboldi, Milano
25/05@Gran Teatro Geox, Padova
26/05@Teatro Verdi, Firenze
28/05@Auditorium Manzoni, Bologna
29/05@Auditorium Parco della Musica, Roma
31/05@Palabanco, Brescia
Il cantautore e chitarrista britannico autore nella sua lunga storia di grandissimi dischi toccherà questo mese la nostra penisola con un buon numero di date
[ascolta]

EXPLOSIONS IN THE SKY
30/05@Orion Club, Roma
31/05@Circolo Magnolia, Milano
I Post-Rockers di Austin saranno a fine mese in Italia per il tour di supporto al loro ultimo disco The Wilderness uscito lo scorso 1°Aprile
[ascolta]

THE CHROMOSOMES
20/05@Irish Café, L’Aquila
21/05@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
La storica band Punk Rock livornese, attiva dal 1993, fa tappa in Abruzzo per una notte di fuoco. Hey! Oh! Let’s Go!
[ascolta]

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Recensioni | maggio 2016

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Jenny Penny Full – Eos (Dream Pop, Folk, Psych) 7/10
Misurati e cullanti come la migliore delle ninne-nanne. Un’incantevole voce femminile e tappeti sonori che stregano senza mai eccedere, forse peccando, qui e là, di troppa linearità, ma recuperando altrove in piccole fughe eteree, fumose ascensioni improvvise. Prodotto dalla Vaggimal dei C+C=Maxigross, Eos è un debutto sussurrato, ma convincente.

[ ascolta “Far Continents” ]

Echoes of the Moon – Entropy (Doom Metal, Ambient, Post Rock) 4,5/10
Prolisso e noiosetto concentrato di batterie finte, distorsioni acide, urla distanti e cupezza senza fine. Troppo immerso nei cliché per poter sostenere brani da 10 minuti senza evocare sbadigli o prurito al tasto “skip”. Solo per fan del genere, sfegatati al punto da sfiorare il masochismo (ce ne sono).

[ ascolta “Entropy” ]

Foxhound – Camera Obscura (Alt Pop, Funk) 7/10
L’ex quartetto torinese sembra muoversi con più disinvoltura in questo EP, che in cabina di regia ospita Mario Conte (Meg, Colapesce). Rimasti in tre, i Foxhound continuano a muoversi in territori Funk ma si lasciano andare a sperimentazioni analogiche che li rendono soffici e gradevolmente retrò. Ora che la nuova rotta è fissata e funziona attendiamo la prova in long-playing.

[ ascolta “My Oh My” ]

Blackmail Of Murder – Giants’ Inheritance (Metalcore) 6/10
I bresciani, freschi di contratto con la label Indiebox, ci presentano il loro secondo disco: Metalcore indiavolato come da tradizione Killswitch Engage, Caliban e compagnia bella. Il confronto con i mostri sacri del genere regge bene, compresa la ballata “Whisper”, unica variante di un lavoro che ha come punto debole la troppa somiglianza tra i singoli pezzi, risultando, alla fine, impossibile distinguerne uno dall’altro.

[ ascolta “Never Enough” ]

Oaken – King Beast (Dark Ambient, Post Hardcore) 5,5/10
Gli Oaken da Budapest hanno il coraggio di osare, influenzando il Death Metal con una massiccia dose di Dark Ambient e degli inserti Melodic Hardcore. Immaginatevi dei Converge fatti andare a briglia sciolta e calmati con forti scosse elettriche. I brani sono solo quattro ma durano un’eternità, allungati da contaminazioni a profusione. Si salva la voce femminile che impreziosisce “The Hyena” e poco altro.

[ ascolta “The Hyena” ]

Kai Reznik – Scary Sleep Paralysis (Elettronica, Ambient) 4,5/10
Dalla Francia, un’elettronica cupa e retrò che non stupisce per ricerca sonora né per maestria compositiva, tra arpeggiatori ossessivi e synth poco a fuoco. Un poco più interessanti le voci di Sasha Andrès degli Heliogabale su “Post” e “Nails & Crosses”. Se le atmosfere claustrofobiche sono volute, ci sarebbe da lavorare sui suoni per renderle masticabili e non distrarci troppo con gli spigoli grossolani dell’impianto strumentale.
[ ascolta “Post” ]

HUTA – How To Understand Animals (Alternative, Post-Grunge, Shoegaze) 6/10
Un mix saporito di sporcizia echeggiante attitudine Grunge e tappeti sonori e rumoristici da trip oscuro e nervoso. Il trio di Cuneo sforna un album che non delude dal punto di vista strumentale, abbastanza muscolare e ipnotico da convincere nonostante la voce non eccelsa e i suoni a cavalcioni del confine tra frizzone Noise controllato e amalgama poco riuscito, ribelle, fastidioso. Un equilibrio in bilico che mette in luce una qualche potenzialità senza però esplicitarla compiutamente.

[ ascolta “Hone” ]

Guns Love Stories – The Beauty of Irony (Alt Rock) 6/10
Unite il cantante degli Hardcore Superstar ad una qualsiasi band del filone Emocore stile Silverstein o Emery, per fare due nomi a caso, e avrete ben presente come suonano gli svizzeri Guns Love Stories. L’album gode di una produzione ottima che tira a lucido dieci canzoni ad alto tasso di infiammabilità. Eppure, nonostante ciò, il senso di incompiuto è perennemente dietro l’angolo.

[ ascolta “Predigested Hollywood” ]

Xayra – Resilience Blues (Pop) 5,5/10
Se questo disco fosse stato pubblicato più o meno vent’anni fa si sarebbe potuto tranquillamente gridare al miracolo: sarebbe stato un mix perfetto fra Silencers, Smashing Pumpkins, Ellis, Beggs and Howard e il primo Brit Pop. 
Tuttavia la musica negli anni si è evoluta ed è forse giunto il momento per gli Xayra di aggiornarsi e di adeguarsi ai giorni nostri. Certamente un bel lavoro ma fuori tempo massimo.
[ ascolta “Worries+Faults” ]

Filippo Dr Panico – Tu Sei Pazza (Punk, Cantautorato) 6,5/10
Si può descrivere il rapporto di coppia in musica senza mai delineare troppo il confine tra Punk e Cantautorato? Per Filippo Dr Panico è impresa fin troppo facile. Il suo valore lo aveva già dimostrato con il precedente lavoro, ora però ascoltatevi con attenzione “Bravo a Parole” e la title track meditando sui testi, chissà che non vi identifichiate nelle medesime situazioni. Da segnalare inoltre “Ci Vorrebbe Una Notte”, scritta assieme a Calcutta.

[ ascolta “Ogni volta che te ne vai” ]

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Tim Hecker – Love Streams

Written by Recensioni

Un’amorevole e malinconica riflessione sulla condizione umana di un artista che si rinnova senza snaturarsi.
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