Negramaro Tag Archive
Alessandro Sipolo – Eresie [STREAMING]
Il secondo lavoro del cantautore bresciano è stato prodotto da Giorgio Cordini (già chitarrista di Fabrizio De André) con la complicità di Taketo Gohara (Vinicio Capossela, Mauro Pagani, Negramaro, Brunori SAS, Edda) che ha curato le registrazioni e il mix alle Officine Meccaniche di Milano ed è un moderno disco di cantautorato folk-rock, che attraversa in obliquo le varie latitudini della musica popolare dandone una propria versione elegante ed energica, poetica e assolutamente ribelle.
Amarcord – Vittoria
Gli Amarcord, sono cinque fiorentini che ispirati probabilmente dall’omonimo lavoro del maestro Federico Fellini, hanno scelto questo nome per il loro gruppo. Vittoria è il titolo del loro album d’esordio. Amarcord è una parola di origine romagnola, la contrazione di un’espressione che in italiano suonerebbe più o meno come “io mi ricordo”. Una decisione che assomiglia a una scelta di campo, di fare del ricordo e della memoria temi importanti per l’album. Il legame con l’immaginario retrò si limita però, solamente ai testi, la parte musicale, i suoni e riferimenti sono, invece, privi di qualsiasi patina temporale e si mostrano molto moderni. Vittoria, infatti, è un album al 100% contemporaneo, che professa un Pop – Rock melodico, immediato, che li avvicina nello stile e nell’approccio a gruppi come Negramaro, Nobraino e Marta Sui Tubi. Di questi ultimi colpisce immediatamente la somiglianza nel timbro della voce del cantante Francesco Mucè con quella di Giovanni Gulino. In generale i brani sono molto simili tra loro con soluzioni e scelte musicali omogenee, rasentando spesso momenti di monotonia. Ci sono però, tra le undici tracce, alcuni brani che spiccano: “Balene” e “Vittoria” tra tutti, la prima per il ritornello killer e la seconda per l’improvvisa vivacità poiché spezza la spirale di uniformità dei primi quattro brani. Meritano di essere citati anche “Sulle Mie Spalle” per la pulizia e l’immediatezza e “Lucifero e Beatrice” ariosa ed evocativa con vaghi richiami jazz. In tutto l’album prevale un’aurea molto commerciale, nonostante i testi siano sempre ben strutturati e mediamente superiori a quanto si ascolta nel genere di riferimento. Le melodie e i ritornelli orecchiabili sono un ottimo punto di forza, anche se manca il piglio, la giusta dose di rabbia e cattiveria, che si vorrebbe sentire quando si parla di tematiche forti, come nel brano “ I Nostri Discorsi”. Vittoria è un disco d’esordio con molti aspetti positivi, mostra il lavoro di un gruppo strutturato e maturo, ma che ha preferito una soluzione stilistica intermedia tra il commerciale e l’indie. Un insieme di contenuti potenziali e interessanti che musicalmente si muovono e si mantengono in una zona sicura e confortevole già percorsa ampiamente da altri e spesso poco appassionante.
Black Deep White – Invisible
Ultimamente mi capita spesso di recensire album di band romane. La scena capitolina è incredibilmente variegata, oltre che di buonissima qualità, e, per me che sono piemontese, scoprire quanto il sound sia differenziato è sempre una sorpresa. Ciò che mi colpisce è soprattutto realizzare una certa affezione verso gli anni 80. Non sono da meno i Black Deep White, che dopo l’Ep Tonight del 2012, tornano con questo full length, Invisible, in omaggio alla celebrare frase tratta dal “Piccolo Principe”: l’essenziale è invisibile agli occhi. Il disco apre con la title-track, una commistione di Elettro Pop anni 90 e synth che strizzano l’occhio a qualche anno prima. Segue “All For You” con il suo cambio drastico di atmosfere e sensazioni, con un fischiettato quasi Folk e sonorità acustiche di sfondo. Il brano apre poco, non c’è una vera e propria esplosione, ma nel complesso non è male. Un’altra sterzata repentina arriva con “Farther Back”, praticamente un brano Disco anni 90, forse addirittura un po’ troppo Disco (e con “troppo” intendo che il primo rimando mentale sono gli Eiffel65). La prosecuzione naturale è la cover dei Level 42, “Lessons in Love”. Le sonorità Elettro Dance proseguono con “Utopia”, sostenuta però da un riff a intervalli brevi piuttosto accattivante. E fino a qui tutto fila piuttosto liscio: la band padroneggia la tecnica con una certa competenza, i brani sono piuttosto omogenei fra loro a parte un paio di inserimenti a cui io magari avrei riservato un’altra posizione nel disco, ma, insomma, è un bel sample. Con “Lost in a Moment” mi si insinua un dubbio però: era il caso di fare un album intero e non valutare la possibilità invece di partorire un altro Ep? Perché in questo brano appaiono ispirazioni alla Marylin Manson e ai Bauhaus, con un utilizzo ben più cupo dell’elettronica, che stride con le tracce precedenti. E di nuovo la formazione cambia registro in “Shattered”, Pop puro e semplice, come se i Negramaro avessero fatto un salto negli anni 80 e gridassero di voler sposare Simon Le Bon. Il mio dubbio sembra trovare una ragionevole conferma di esistere nell’ennesimo cambio di “Up to Some Days Ago”: questi ragazzi hanno davvero tante inclinazioni diverse o semplicemente non hanno ancora individuato la propria strada? “Tonight” e “Loneliness and Death” sembrano confermare una preponderante tendenza danzereccia, ma l’impressione a questo punto è che la Dance venga solo impiegata come pretestuoso calderone di ispirazioni diversissime da esplorare, ma ancora senza la giusta consapevolezza ed espressione di personalità. La capacità tecnica, ripeto, non manca, e, questo è il momento giusto di sottolinearlo, neppure la presentazione: il press kit ha davvero tutto quello che un giornalista vuole sapere ed è incredibilmente ammirevole l’attenzione che viene dedicata ai testi e al concept che sta alla base di tutto il lavoro, ma il risultato è, sciaguratamente, un disco macedonia. Il consiglio è cercare di ascoltarsi di più, di non affezionarsi ai brani in sé, ma capire prima di tutto chi si è.
Après la Classe || Intervista
Un gruppo che offre il meglio di sé nei suoi concerti, ma che non si risparmia nei dischi in studio sprizzando energia ovunque. Con quasi venti anni di carriera alle spalle sono una delle formazioni più longeve dell’Indie Rock italiano. Ne abbiamo parlato con Puccia che si è fatto portavoce della band
Recensioni | novembre 2015
Max Richter – Sleep (Modern Classical, Post Minimalist, 2015) 7,5/10
Capolavoro totale per il compositore britannico (lo trovate qui) che confeziona un’opera titanica la quale, anche per la durata che supera le otto ore, vuole essere realizzazione perfetta da assimilarsi durante il sonno. Disco dell’anno, se siete capaci di andare oltre le barriere del Rock e della forma canzone.
Ought – Sun Coming Down (Art Punk, 2015) 7/10
Secondo album eccelso per la band degna erede dei grandi Television. Tra le migliori e più originali formazioni Post Punk di ultima generazione, qui raggiungono il loro apice creativo.
Kathryn Williams – Hypoxia (Folk Pop, 2015) 7/10
Arrivata all’undicesimo album, la cantautrice britannica compone un concept ispirato al romanzo La Campana di Vetro della tormentata poetessa Sylvia Plath. Atmosfere soavi, minimaliste, ma di una notevole intensità. Da ascoltare in solitaria. Consiglio l’esilio su un’isola deserta.
Dhole – Oltre i Confini della Nostra Essenza (Post Hardcore, 2015) 6,5/10
Pregevole incastro di strutture sonore Post Rock e cantato Scream per questo quartetto lodigiano agli esordi, matasse di distorsioni da cui lasciarsi avvolgere mentre le liriche colpiscono violente. Un debutto meritevole di spazio nel consolidato panorama nostrano del genere.
Open Zoe – Pareti Nude (Pop Rock, Post Punk, 2015) 6,5/10
Carico di echi delle esperienze Alt Rock italiane anni 90 il primo disco di questa band veneta, armata di tradizionali basso-batteria-chitarra, a cui si aggiungono pochi tocchi di elettronica e un timbro vocale femminile che conferiscono un gusto catchy e contemporaneo al risultato finale.
Il Mare Verticale – Uno (Alternative Pop, 2015 ) 6,5/10
Non è semplice fare un bel demo. Bisogna essere esaustivi nel saper dar sfoggio di sé e delle proprie abilità compositive, senza strafare e risultare pesanti. E su questo Il Mare Verticale, con Uno, ha saputo davvero fare bene. Il disco apre con “Tokyo”, un brano Alternative Pop delicato, a cavallo tra Afterhours e sonorità Indie nordeuropee, che chiarificano subito timbri e accorgimenti che la faranno da padrone: arrangiamenti mai scontati per quanto perfettamente in stile, liriche (in italiano) trattate più come pretesto fonico che come significanti, atmosfera galleggiante e onirica, che sfocia naturalmente in “Non Luoghi”, con i suoi echi alla Radiohead. “Spuma” è forse la più italiana di tutto il lavoro della band romana, con richiami alla produzione di Benvegnù e Gazzè su tutti. Il disco chiude con “Elaborando”, che, quasi in maniera volutamente descrittiva, si connota in fretta come il brano più complesso tra i cinque, con i suoi ritmi marcati e il sound più cinematografico.
Prehistoric Pigs – Everything Is Good (Instrumental, Stoner, Psych Rock, 2015) 6,5/10
Distorsioni e spazi immensi, sabbiosi e oscuri. Un viaggio interminabile (otto brani per quasi un’ora di musica) tra i più desolati deserti descritti da un trio non sempre impeccabile e fantasioso, ma che cerca perennemente il suo suono, incastrando la chitarra di Jimi Hendrix nel caldo torrido dell’Arizona. Peccato manchi la voce, avrebbe potuto dare maggior senso e maggiori vibrazioni a questo serpente sporco, vorace e velenosissimo.
La Casa al Mare – This Astro (Dream Pop, Shoegaze, 2015) 6,5/10
Viene da Roma il terzetto che compone La Casa al Mare, con sonorità che non posso che richiamare subito una certa produzione Pop anni 80: voci indietro sullo sfondo, chiamate a far le veci di un vero e proprio strumento aggiunto, chitarre quasi prepotenti, seppure senza giri virtuosistici, effetti trasognani e riff ariosi e cantabili. This Astro apre con “I Dont’ Want To” che per i primissimi venti secondi sembra richiamare quasi gli Smashing Pumpkins e poi cede il passo allo Shoegaze in “Sunflower” e “M, particolarmente interessante per le aperture armoniche e il trattamento della dinamica. La mia preferita del disco risulta però essere “At All”, che suona come un brano degli Indiessimi Yuck. La costruzione dell’impianto sonoro cambia leggermente in “Tonight or Never”, in cui ogni elemento emerge con una brillantezza che sembrava mancare nelle tracce precedenti. L’EP chiude con “CD girl”, una traccia à la Raveonettes o My Bloody Valentine. Nulla di nuovo dunque, ma neppure qualcosa da cui rifuggire come la peste.
A Copy for Collapse – Waiting For (Electronic Synth Gaze, 2015) 6/10
Interessante duo barese che si muove agevolmente sulla via dei vari Telefon Tel Aviv, Mouse on Mars e The Postal Service. Qualche richiamo alla Dance Music poteva essere evitato. Sound anni 80 per chi non è fanatico degli anni 80.
Il Video della Settimana: Rocky Horror – “Lo Spazio che ti Spetta”
“Lo Spazio che ti Spetta” è il nuovo videoclip e singolo dei pugliesi Rocky Horror. Per l’occasione due ospiti speciali. Pino Scotto e Dj Blast (ex Sona Sle). La clip è diretta da Marcello Saurino, già a lavoro con Assalti Frontali, Lacuna Coil, Baustelle, Negramaro, Emis Killa e tantissimi altri. Il brano anticipa il disco Sciogli il Tempo, in uscita in autunno e che vedrà altre collaborazioni illustri con Los Fastidios, Africa Unite, Folkabbestia e Dj Argento. Potrete vedere il video di seguito e in homepage fino al prossimo sabato.
ROCKY HORROR: con PINO SCOTTO e Dj Blast esce “Lo Spazio che ti Spetta”
In radio “Lo Spazio che ti Spetta” il nuovo singolo dei pugliesi ROCKY HORROR. Un brano arricchito dalla collaborazione del grande Dj Blast (ex Sona Sle) e dell’eterno PINO SCOTTO che da oggi è anche in video per la regia di Marcello Saurino, già a lavoro con Assalti Frontali, Lacuna Coil, Baustelle, Negramaro, Emis Killa e tantissimi altri. Ecco la prima grande anticipazione del nuovo attesissimo disco dei ROCKY HORROR dal titolo “Sciogli il Tempo” che vedrà la luce in Autunno per PROTOSOUND Records / CRAMPS Music / EDEL Dischi. Un lavoro ricco di partecipazioni come LOS FASTIDIOS, AFRICA UNITE, FOLKABBESTIA, DJ ARGENTO, solo per fare alcuni nomi. La denuncia e la rivalsa sociale che dal movimento delle Posse italiano prende forma e musica e suoni contaminandosi di Funky, di Punk e di Hardcore. Ecco i caratteri con cui tornano a far parlare di se dopo anni di tour e reduci da un disco che li ha accreditati in tutto il circuito Rock ‘n’ Roll italiano.
“Voglio Una Pelle Splendida” feat. Samuel Romano anticipa l’edizione speciale di HAI PAURA DEL BUIO?
Esce l’11 marzo, per Universal Music, l’edizione speciale di Hai Paura del Buio?, album storico egli AFTERHOURS, pubblicato nel 1997, e definito dalla critica musicale come miglior disco della musica indipendente italiana degli ultimi vent’anni. Il brano “Voglio Una Pelle Splendida” interpretato insieme a Samuel Romano anticipa il disco nelle radio a partire dal 28 Febbraio. Il progetto vede coinvolti diversi artisti di spicco della musica italiana ed internazionale che hanno collaborato con gli Afterhours: Hai paura del buio? feat. Damo Suzuki; 1.9.9.6. feat. Edoardo Bennato; Male di miele feat. The Afghan Whigs; Rapace feat. Negramaro; Elymania feat. Luminal; Pelle feat. Mark Lanegan; Dea feat. Il Teatro degli Orrori; Senza finestra feat. Joan as Policewoman; Simbiosi feat. Der Maurer + Le Luci della Centrale Elettrica; Voglio una pelle splendida feat. Samuel Romano; Terrorswing feat. John Parish; Lasciami leccare l’adrenalina feat. Eugenio Finardi; Punto G feat. Bachi da Pietra; Veleno feat. Nic Cester; Come vorrei feat. Piers Faccini; Questo pazzo pazzo mondo di tasse feat. Fuzz Orchestra + Vincenzo Vasi; Musicista contabile feat. Marta sui Tubi; Sui giovani d’oggi ci scatarro su feat. Ministri; Mi trovo nuovo feat Rachele Bastreghi; Televisione (2014) feat. Cristina Donà + The Friendly Ghost of Robert Wyatt; special track: Male di miele feat. Piero Pelù.
Il brano in questione prima dello scempio.