Officine Underground Tag Archive

A Maggio il nuovo disco dei Peter Punk

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I Peter Punk, uno dei gruppi più amati del Punk Rock italiano, è tornato più in forma che mai!
Dopo dieci anni l’attesa è finita e la band è già in studio per registrare un nuovo album che al momento prevede 14 tracce. “Il materiale nuovo ci piace moltissimo”, dice il cantante Nicolò.
“Eravamo tutti dubbiosi del rientro in studio, ma il feeling è rimasto e le cose sono subito andate al posto giusto. Sarà un disco nello stile Peter Punk, però in dieci anni cambiano molte cose e questo sul disco si sente indubbiamente”. La band registrerà presso gli studi di registrazione Officine Underground di Montebelluna e avranno l’onore di essere assistiti da un professionista del calibro di Ryan Greene, noto produttore americano che ha lavorato con artisti come Jay-Z, NOFX, Usher, Lita Ford, Strung Out, Megadeth e molti altri. A seguito dell’uscita del disco che si prevede per inizio Maggio sotto catalogo La Grande V Records, la band inizierà un tour di promozione del disco di cui a breve saranno annunciate le prime date.

Un video di qualche tempo fa.
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Daushasha – Canzoni Dal Fosso

Written by Recensioni

Ascolto: durante la preparazione della cena di un lunedì. Località: il mio paese. Umore: da sereno a nostalgico poi tendente all’inquietudine violenta.

Complimenti ai Daushasha: complimenti perché mi hanno provocato un moto spontaneo di vergogna. Anch’io ascoltavo e andavo ai concerti dei Modena City Ramblers: avete presente quei tipi sotto il palco tutti scompigliati con i denti viola, vestiti come se si fossero tuffati nell’armadio al buio? Io ero così, come molti di voi che state leggendo, non lo negate; ero uno di quei ragazzi che stava più al centro sociale a dividere il pasto con i cani che a casa. Nel loro comunicato stampa dichiarano di rifarsi, tra gli altri,  a De Andrè: davvero? Non mi pare che Canzoni Dal Fosso sia un disco memorabile, anzi: melodie semplici al limite dell’infantilismo,  insistito e strumentale richiamo al vino e alle droghe leggere come se fossero i primi musicisti a sballarsi un po’, temi da sagra di paese senza però le meravigliose storie di poesia del paese. A parte il fatto di proporre uno stile che sembra uscito dal Cretaceo, a parte il fatto di rifare il verso ai Modena e agli Yo Yo Mundi, senza averne capacità di arrangiamento e intuizioni testuali. A parte la chitarra distorta come nemmeno in In Utero dei Nirvana. A parte tutto, non si può dire che ti ispiri a De Andrè e poi scrivere: “buona sera, voglio sbatterti ancora, birra chiara e gandja e poi tra le tue lenzuola” oppure il memorabile “e quando tra cinquantanni anni le rughe solcheranno il tuo viso, tu sarai proprio un gran cesso ma la campagna sarà bella lo stesso“. I pezzi migliori di questo disco sono quelli cantati in russo, solo perché non conosco il russo.

Dori Ghezzi, citali per diffamazione: non si può, ogni volta che chiunque voglia darsi un tono poetico, dire che ci si ispira  a De Andrè. Ci vuole la poesia, prima.

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