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Ypsigrock Festival, Castelbuono (PA) | 11-13.08.2017
“Your unexpected Sicily”, promette lo slogan che incornicia l’Ypsi Once Stage, e al termine della kermesse musicale più longeva della regione ti accorgi che sì, qualche sorpresa Castelbuono te l’ha riservata.
Four Seasons One Day, l’intervista
I Four Seasons One Day da Palermo, HC, Punk e anni novanta nelle vene. Diamo voce ad una nuova band targata Indelirium Records.
Una domanda forse “scontata”, cosa volete esprimere con il nome Four Seasons One Day?
Il nostro nome prende spunto dal famoso detto inglese “four seasons in one day” che significa letteralmente “quattro stagioni in un giorno”, ovvero “oggi è successo un casino” ahahah… Ci sentiamo molto vicino al nome scelto proprio perchè essendo in 4 ed essendo 4 ragazzi diversi a livello di personalità ed identità ci sentiamo parte di un totale chaos che però ci unisce e ci spinge ad andare avanti giornalmente.
Parliamo subito del vostro background musicale: da che parte stanno i Four Season One Day?
Non ci è molto chiara la domanda, la nostra musica rispecchia ciò che siamo. Forse siamo dalla parte delle persone vere, di chi fa musica col cuore per esprimere se stesso, quella è la cosa principale e fondamentale, esprimere se stessi al meglio e nel modo più vero possibile! E’ chiaro che ognuno di noi nella band proviene da ascolti semplicemente e prettamente Hardcore melodico, chiunque tra di noi conosce i Nofx, chiunque tra noi conosce i Green Day per dire… ma è anche chiaro che andando avanti nel tempo ognuno di noi ha prediletto degli ascolti che molto spesso non sono stati uguali per tutti, chi più Hardcore come Valerio il nostro chitarrista cantante e come anche Daniele il nostro batterista, che tra l’altro sono i più “irruenti” i più “pazzerelli” della band, chi più soft magari più sul melodico anni ’90 tra le varie scie emo come il nostro bassista Pietro… questo non implica quindi star solo da una parte, noi crediamo che l’importante sia fare del proprio meglio e creare la propria identità senza copiare, essendo e rimanendo se stessi.
Sappiamo che siete reduci da un bellissimo tour europeo con i vostri amici ONODA. Raccontateci come è stato questo primo tour e che significato ha per voi portare la vostra musica fuori dalla nostra penisola (e nel vostro caso isola).
Il tour è stata un’esperienza fantastica ed è stato bello condividere tutto ciò coi nostri amici Onoda. Quando tempo fa Turi ci propose di iniziare a collaborare con lui, e ci disse che ci avrebbe aiutato facendo un tour anche per noi, beh è stato il “notizione” che aspettavamo da tempo, no? Chi non vorrebbe andare in tour in Europa? È sempre stato il nostro sogno viaggiare e far conoscere la nostra musica, e quindi noi stessi, a più gente possibile. Essere in tour è un’emozione indescrivibile e dopo aver affrontato questa avventura per la prima volta non vediamo l’ ora di farlo ancora.
In Europa la scena è più attenta e partecipe o non avete trovato grandi differenza?
Suonando in Europa ci siamo sentiti parte di una scena che non si limita ad essere locale, bensì si allarga fino a diventare una “macro scena”. Le differenze si notano, eccome se si notano, anche la più piccola delle organizzazioni fuori all’estero è precisa, schematica, nulla è lasciato al caso ed una cosa in particolare ci ha colpito, gli orari! Al contrario dell’Italia gli orari sono rispettati in modo precisissimo, e i concerti iniziano e finiscono tutti ad orari ragionevoli, nulla comincia all’1 di notte o cose del genere anzi al massimo finisce tutto alle 23:30 per lasciar spazio al resto della serata o per permettere a chi magari lavora o studia l’indomani di tornare a casa presto! Il tour e un esperienza fantastica, ti lascia delle grandi storie dentro e ti fa crescere, ti permette di capire che strada prendere sul serio.
Tutti Morti perché ?
Nasciamo e viviamo in modo esageratamente stereotipato! Siamo molto giovani noi, ok questo e chiaro ma noi stessi notiamo quanta monotonia ci sia nel modello di vita media d tutti i giorni soprattutto qui nella nostra nazione. il titolo tutti morti è quasi uno stimolo, uno spunto per poter vivere quindi al meglio le cose pensando a cosa c’è attorno a noi e non lobotomizzandoci, bloccandoci, non facendo girare le rotelle che abbiamo nel cervello! Tra le cose buffe? Abbiamo scoperto che Cant il cantante degli Onoda e alcuni amici del suo giro “Riminense” hanno tatuato addosso questa frase, pazzesco!
Palermo… la vostra città natale, quando è importante per voi far parte di una scena che vanta nomi come Values Intact, Whales Island etc…?
Ci sentiamo onorati a far parte della scena di Palermo la quale ha contato nomi di ottime band, soprattutto nel passato. Speriamo che la storia si possa ripetere, e che Palermo possa di nuovo valersi di ottime band che possano portare avanti la loro passione, i sogni in cui credono… Insomma attendiamo che quel ricambio generazionale che deve esserci e non dovrebbe, che deve esserci, si avveri al 100%. Noi ce la stiamo mettendo tutta.
Indelirium Records ha rilasciato il vostro ep Tutti Morti in formato digitale tramite iTunes, Amazon ed altri store. Quando è importante oggi essere presenti sul web e soprattutto sentite la mancanza di una uscita fisica, come il vecchio supporto cd-audio?
Ad oggi distribuire i propri lavori sulle piattaforme digitali è essenziale. Questa cosa vanta di pregi come la possibilità con un click di poter scaricare, ascoltare i lavori di un gruppo, ma è quasi estinto l’ascolto e l’acquisto dei cd e dei vinili e così via. Noi siamo cresciuti ascoltando i dischi di tutte quelle band che amavamo e ne sentiamo tantissimo la mancanza. Negli ultimi tempi il concetto di “disco” si è completamente mutato, c’è da dire che il vinile negli ultimi anni e tornato un po di moda, questo e positivo anche per questo a luglio usciremo in vinile, vedremo!
Oggi che prospettive può avere una band Punk Rock. Avete dei progetti futuri e sogni nel cassetto?
Grandi prospettive, grandi sogni e grandi aspettative. Il nostro sogno più grande è quello di poter girare il mondo grazie alla nostra musica e vivere di essa, che poi penso sia il sogno di tutti quelli che come noi lo inseguono. Molto spesso bisogna rimanere con un piede per terra, esistono tantissimi gruppi Punk Rock e farsi notare non è affatto facile soprattutto in Italia, questo non implica fasciarsi la testa e smettere di fare, anzi!
Avete dieci battute per salutare i vostri fan.
Ringraziamo tutti quelli che ci seguono e che sentono vicina la nostra musica e ricordiamo che il nostro disco è disponibile su tutte le piattaforme online, ascoltabile gratis su Spotify e disponibile in copia fisica ai nostri concerti. Grazie mille a Emiliano Amicosante (Indelirium Records Boss) per l’opportunità data riguardo l’uscita del disco in digitale e Rockambula per l’intervista concessaci.
Nazario Di Liberto – Stasi
Nella retrogradazione la voce conseguente inizia con l’ultima nota della voce antecedente e il tutto procede al contrario, mantenendo comunque un significato comprensibile. Comunemente questo processo è denominato anche reverse e Nazario Di Liberto, giovane musicista palermitano, usa questa tecnica nel suo album, che a leggere il titolo sembrerebbe tutto l’inverso di ciò che ho appena affermato: Stasi, uscito nel 2012, primo lavoro ufficiale, ma in realtà secondo, uscito dopo Il mio più bel colore, del 2009, mantenuto ben custodito nel cassetto.
Stasi racconta la salita, la montagna, il percorso, Palermo e gli occhi silenziosi di un osservatore esterno. L’inizio avviene con l’”Apertura”, brano che per due minuti e mezzo esplora le possibilità sonore post-rock, con una chitarra lineare, sempre presente e un battito che accompagna al secondo brano “Ipernatural World”, stessa intenzione, stessa chitarra e vocalità quasi sussurrata, che in tutto il lavoro (a detta dello stesso autore) parte dal siciliano per arrivare all’arabo. E in “Fortuna 0,407”la sonorità si apre, assieme alla vocalità, molto simile all’indie italiano, tipo Afterhours, molto più di quanto forse si vorrebbe. Il testo, invece, sfiora il minimalismo con la frase “Io penso che la tua fortuna può cambiare”, concetto chiaro e contemporaneo dato che la fortuna cambia quasi di continuo. Come cambiano gli arpeggi della chitarra di Nazario, nato chitarrista quasi per caso, che in “E Lillo piange_1” si sofferma per quaranta secondi, come su un’ immagine frenata, su un’intenzione melodica, molto piacevole e riconducibile a qualche musica da film. Il numero cinque invece è la vetta, “Stasi”, brano che da titolo all’album, nel quale i colori rock si fanno più percettibili e le lingue si fondono in testi sempre minimali, che forse non servono tanto per esprimere un pensiero se vogliamo complesso, tangibile e forse, dalle percezioni che arrivano, non tanto felice, alla Depeche Mode. Si ritorna a “E Lillo piange_2”, breve melodia di 46 secondi, che non aggiunge e non toglie niente. A differenza di “Altitudine 23,975”, settimo brano, lungo più di otto minuti, nel quale è protagonista un arpeggio dissonante accostato a melodie sintetizzate, che cambiano allo sforare del quarto minuto, in un’atmosfera più cupa, che potrebbe dare, secondo me, ancora tanto: nel migliorare il volume e nel definire di più il significato delle tastiere, da un lato, e del concetto melodico, dall’altro. Ogni brano, come ogni melodia al mondo, potrebbe cambiare nel tempo e migliorare, come in questo caso.
“As Spiders i Walk Over The Walls” è il penultimo brano in scaletta, uno dei più interessanti, che racconta bene il titolo stesso attraverso le atmosfere, assieme a “Libera (Caduta in Amore)”chechiude l’album Stasi. Album che contiene molti pregi nelle chitarre, nei colori e nelle intenzioni, ma non nei testi, volutamente corti che andrebbero sviluppati oppure un tantino rivisti, per colpire ancora più affondo quelle emozioni che al giorno d’oggi sembrano essere tutte uguali, serene, sorridenti e spiattellate sui social network. Emozioni che solo l’arte può riscoprire.
Un esordio, quello di Nazario Di Libero, che da un certo punto di vista stupisce, non certo per il nome da nerd, ma per l’idea e la voglia di sperimentare.