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Pat Metheny – Unity Band
Questo stupendo disco “Unity Band”, ha riportato il grande chitarrista Pat Metheny in studio dopo trentuno anni (< 80/81>) di sperimentazioni e perlustrazioni nello sconfinato e variegato mondo free jazz, e lo fa in quartetto che vede, oltre la sua fulminante chitarra, il sassofonista Chris Potter, Ben Williams al contrabbasso e Antonio Sanchez alla batteria; è come un ritornare a casa, al jazz dell’origine, con partiture melodiche sempre messe in primo piano, orditi molto più protesi nell’armonizzazione e una valanga di improvvisazione, insomma nuovo materiale che l’artista americano del Missouri, rivolta e stila in nove tracce che pigiano forte sulle emozioni, sulle redenzioni stilistiche e delle reinvenzioni al sapore forte di Freddie Hubbard e Shorter.
Con l’arrivo del sax tenore nella formazione dell’artista, il perno architettonico è spostato decisamente sul versante jazz sofistico, si lasciano leggermente le asimmetrie fusion per accostarsi più al dettame misto, ma poi da qualsiasi punto lo si ascolta, il disco reinventa il jazz e lo spara nel futuro futuribile, lo evidenzia in maniera talmente autentica che segna la profondità come influenza progressiva di riferimento per generazioni a venire; la spiritualità libera di Metheny è percepibile in ogni centimetro sonoro del disco, tutto riporta a quella straordinaria iridescenza in cui il musicista gioca, parla, svisa, inventa sulle sonorità del suo istinto perennemente oscillante, vivo e mai statico e sempre al centro di una fulminante sequenza di cose meravigliose come le arcate zigrinate di “Roofdogs”, il contrappunto chitarristico slow dal profumo East-side “Interval Waltz”, l’algebra soft latin che ricama “New year”, il gattonare free di “Come and see” per arrivare alla fusion delle fusion di “Signal (Orchestrion Sketch)” splendido “incrocio” tra suoni, un robot e la perizia musicale di “esseri umani” al servizio della magnificenza.
Ogni suono è una goccia di concretezza senza legami, una goccia di virtù esemplare che coinvolge e disarciona anche i più barricati nel purismo o nell’ortodossia, una goccia che ti disseta l’animo e ti da la certezza che nella vita qualcosa di magico – anche se sei con i piedi a terra – può succedere, non spesso, ma può succedere davvero.