Lo show del 7 dicembre scorso che ha visto Ghali sul palco del Pin Up Disco & Live è stata l’occasione per tantissimi ragazzi abruzzesi di ascoltare dal vivo per la prima volta il loro idolo e fenomeno del momento.
(foto di Antonello Campanelli)
(foto di Antonello Campanelli)
(foto di Antonello Campanelli)
I Verdena sabato al Pin Up di Mosciano Sant’Angelo TE.
Il secondo, attesissimo, volume del sesto album in studio della band bergamasca ha infatti raggiunto il primo posto della classifica FIMI nella settimana di uscita. Ma non solo. Endkadenz Vol.2 ha conquistato il primo posto tra i dischi più ascoltati su Deezer, è presente con oltre 6 brani (tra cui 1° e 2° posto) nella classifica dei brani più condivisi su Spotify, si è piazzato al secondo posto tra i best seller della categoria musica su Amazon (al sesto posto con il vinile) e vanta un giro promozionale nei Record Store italiani tra i più affollati della stagione
22/10/2015 – Firenze – AuditoriumFlog
Ingresso:13 euro+ d.p
24/10/2015 – Mosciano Sant’Angelo (TE) – Pin Up
Ingresso:13 euro+ d.p.
29/10/2015 – Roncade (TV) – New Age
Ingresso:13 euro+ d.p.
31/10/2015 – Foligno (PG) Serendipity
Ingresso:13 euro+ d.p.
06/11/2015 – Bologna – Estragon
Ingresso:13 euro+ d.p.
07/11/2015 – Rimini –Velvet
Ingresso:13 euro+ d.p.
09/11/2015 – Milano –Fabrique
Ingresso:13 euro+ d.p.
Prevendite disponibili da martedì 15 su www.ticketone.it e www.vivaticket.it
13/11/2015 – Ciampino (Roma) – Orion
Ingresso:13 euro+ d.p
16/11/2015 – Palermo – Teatro Biondo
Ingresso:12/15 euro+ d.p.
17/11/2015 – Catania – Zo
Ingresso:13 euro+ d.p
22/11/2015 – Napoli – Duel Beat
Ingresso:13 euro+ d.p.
27/11/2015 – Fontaneto D’Agogna (NO) Phenomenon
Ingresso:13 euro+ d.p.
28/11/2015 – Brescia – Latte+
Ingresso:13 euro+ d.p.
03/12/2015 – Verona – Emporio Malkovich c/o Pika Club
Ingresso:13 euro+ d.p.
04/12/2015 – Torino – Hiroshima MonAmour
Ingresso:13 euro+ d.p.
05/12/2015 – Livorno – The Cage Theatre
Ingresso:13 euro+ d.p.
11/12/2015 – Genova – Magazzini del cotone
Ingresso:12/15 euro+ d.p.
I Marlene Kuntz saranno al PinUp di Mosciano Sant’Angelo (TE) il prossimo 23 novembre, unica data per Abruzzo e Molise della prima parte del Catartica Tour 994/014. Il costo del biglietto sarà di 15 euro ma è già possibile acquistarlo in prevendita al prezzo di 13,50 euro. Un progetto speciale e un tour per celebrare il ventennale di Catartica. Un progetto speciale uscito il 16 settembre dal titolo Pansonica e un serratissimo tour in partenza da Livorno il 4 ottobre con il quale il gruppo festeggia i venti anni da Catartica ed i venticinque anni dei Marlene Kuntz.
Non sono mai stato un fan sfegatato dei romani I Cani, anzi, conoscevo appena un brano tratto da uno split realizzato con i simpatici e altrettanto grandi Gazebo Penguins. Eppure la possibilità di assistere a un loro concerto mi ha smosso un inquietante entusiasmo. Sarà stato merito di quell’unico pezzo di cui accennavo in precedenza? Chissà…
In un Pin Up pieno a metà assistevo ancora tiepido alla performance del gruppo di apertura, i Testaintasca, quartetto capitolino e piacevole e inaspettata sorpresa che ha interagito meravigliosamente con il pubblico presente, sfoderando uno dietro l’altro i migliori colpi del repertorio, compresi alcuni brani del loro ottimo esordio, Maledizione! da “Un Minuto Duro” fino a “Maledizione!” passando per “Sai che c’è”, “Cazzi Tuoi”, “Collaborare”, “Blu”, “Settembre”, “Grazie al Cielo”, “La Musica (Mi Piace Tanto)”. Dopo mezzora di live il palco si svuota, avvolto dalla penombra e da un suono che ricorda le astronavi della pellicola Independence Day. Silenziosi, senza nessuna altezzosità, i quattro ragazzi si sono posizionati ai loro posti di combattimento. Il primo colpo diretto e micidiale è stato dettato dalla batteria metronomica di Simone, che scandiva l’opening di “Come Vera Nabokov”, una canzone viscerale e a tratti romantica, la summa della loro proposta musicale.
Una a una, come da una Gatling, sono partite le altre tracce in uno spettro sonoro che racchiudeva molte song tratte dall’ultimo Glamour senza rinunciare ai classici come “Hipsteria” o “Velleità”. Menzione particolare va anche al brano citato in apertura di questa recensione,“Asperger”, delirio elettronico dai toni amari e malinconici. Ogni paragone con i vari Subsonica o Bluvertigo, raffronto che personalmente trovo fuori luogo, si demolisce nell’esecuzione disperata di “Storia di un Impiegato” e soprattutto della punteggiante “FBYC (Sfortuna)”, una piccola perla che ha traslocato da giorni nella mia mente e mi costringe a canticchiarla a oltranza. Un lungo e bellissimo concerto che si chiude con un bis nel quale Contessa da sfoggio di due suoi gioielli che già in tanti stavano reclamando, “Velleità”, presente nel precedente Il Sorprendente Album d’esordio dei Cani e “Lexotan”, già hit del nuovo lavoro. Il modo migliore per lasciarmi, appena dopo aver fatto conoscenza.
Non sono ancora diventato un fan sfegatato de I Cani, per ora mi ritengo solo un giovane segugio. Tuttavia il mio fiuto col tempo è migliorato notevolmente.
Negli anni Settanta il Progressive era certamente uno dei generi più seguiti dai giovani e di quella generazione, di gruppi ne sono sopravvissuti non molti (peccato!). In Italia i grandi alfieri erano Premiata Forneria Marconi (meglio nota come P.F.M.), gli Osanna, i Delirium, Le Orme, i New Trolls e il Banco del Mutuo Soccorso. Questi ultimi. il 19 ottobre scorso hanno dato vita a un concerto che raccontava la lunga carriera della band che ha saputo con la sua musica anche conquistare il mercato discografico d’oltralpe spingendosi a esibirsi persino in Messico e in Giappone.
Tanti gli aneddoti che Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi raccontano dal palco del Pin Up, di Mosciano Sant’Angelo (TE) fra una canzone e l’altra, interagendo spesso con il pubblico ma soprattutto tanta la qualità e la perfezione assoluta delle esecuzioni di brani che, diciamolo, non sono certo semplici da suonare in studio e ancor più live. Non si è assistito tuttavia a una sorta di autocelebrazione (perché si sa che la modestia li ha da sempre contraddistinti) ma a una continua ricerca sonora fatta anche di lunghi assoli e improvvisazioni di tastiere e chitarre che ben si incastonavano le une con le altre. Recentemente è stato ripubblicato anche uno dei lavori più importanti della band, Darwin, in un prezioso cofanetto disponibile in doppio cd e in triplo vinile e contenente l’album in versione rimasterizzata originale e live e un inedito, “Imago Mundi” in cui è ospite un certo Franco Battiato.
Evoluzione darwiniana a parte, i fortunati che erano presenti alla serata hanno potuto ascoltare tutti i loro più grandi successi, da “Non mi Rompete” a “Il Ragno”, da “750000 Anni fa… L’Amore?”, da “Canto Nomade per un Prigioniero Politico” a “E mi Viene da Pensare”. Un trionfo apparentemente scontato quindi, con fan che nonostante spesso superavano i cinquant’anni, erano sempre attenti ad ogni dettaglio ed eseguivano persino richieste di brani non previsti in scaletta. Purtroppo grande assente della serata è stato lo storico chitarrista del Banco, Rodolfo Maltese, comunque stato sostituito egregiamente. Da segnalare inoltre un merchandising molto fornito di tutte le ultime uscite discografiche e persino di alcune rarità difficilmente reperibili sul mercato “normale”. Insomma nel complesso davvero un gran bel concerto, che se dovesse capitare fra le vostre mani non dovreste assolutamente farvi sfuggire.
Come vi sarete resi conto, se da un lato è sempre più facile proporre la propria musica grazie a facebook, youtube, soundcloud, spotify e tutte le diavolerie del web a costo (quasi) zero, l’aumentata concorrenza sembra ridurre le possibilità per gli addetti ai lavori di riuscire a organizzare eventi e concerti di medio-alta qualità e interesse guadagnandoci anche qualcosa. Il pubblico è sempre meno interessato ai live e si limita o ai grandissimi nomi da stadio o alle cover band di paese, poco impegnative sia per chi paga (band o biglietto) sia per chi ascolta. Chi fa musica propria e non ha ancora la fortuna di essere stato invitato al Circolo fatica anche a chiedere 200/300 euro per percorrere 800 chilometri e dormire in furgone (questa cosa è comunque utile per evitare che si freghino tutto; vedi gli ultimi Fast Animals And Slow Kids). Di solito la risposta tipo è: “Vi diamo da mangiare e una birra a testa prima di iniziare; poi se la serata va bene, possiamo aggiungere un’altra birra a testa e se la serata dovesse andare molto bene (come consumazioni, chiaramente!) allora si possono aggiungere altri cinquanta euro”.
Di chi è la colpa se ci sono sempre più cover band e sempre meno artisti veri? Se suonare sul serio è diventato impossibile sempre che non ci si voglia rimettere? Di chi è la colpa se sono sempre meno i locali che danno spazio alla musica (che non siano cover band o Dj)?
C’è chi se la prende col pubblico e non a torto. Ormai sono in pochi gli appassionati veri, quelli che ancora amano cercare, scavare, provare, sperimentare. Gli altri sono esattamente com’erano i loro tanto criticati genitori. La musica è solo quella che ascoltavano a vent’anni e lì sono rimasti. Vanno felici con le loro t-shirt ancora sporche di sudore adolescenziale ai concerti dei vecchi dinosauri e si divertono a parlare male delle band emergenti che neanche conoscono. Oppure sono totalmente in balia dei media, Mtv su tutti, e vivono la musica come un continuo intervallarsi di jingle pubblicitari.
Ma poi è anche colpa di chi suona in queste cover band. Spesso, gente dalla tecnica mediocre che a furia di ripetere lo stesso pezzo di Vasco per anni ha dimenticato anche quelle poche cose che sapeva sulla chitarra. Perché lo fanno? Per amore verso un artista? Per vanità? Perché è l’unico modo per farsi pagare un cachet decente?
Altro grande accusato è “il gestore del locale”. Strana bestia. Spesso di musica non capisce nulla ma ha un locale “Rock”. Per una band emergente, fatta di persone capaci, che hanno sudato tanto e messo l’anima nei loro pezzi, può offrire un pasto e le consumazioni ma per una cover band o un fake/new Dj (sono questa nuova specie di Dj che in realtà si limita a far girare casualmente pezzi presi da cd masterizzati o direttamente dal proprio Hard Disk. Siamo anche tu ed io, in fondo) che spesso (ma non sempre, siamo sinceri) hanno cultura musicale inadeguata e scarsa voglia di reale ricerca, ne hanno di soldi da spendere. Colpa loro? Anche loro “tengono famiglia” e sono Dj e Cover/Tribute band che gli riempiono il locale.
In realtà, forse è anche colpa di chi suona pezzi propri da due giorni e chiede duecento euro quando io a vent’anni avrei pagato per suonare.
Alla fine ti accorgi che sembra colpa di tutti e quindi non è colpa di nessuno. Ognuno di questi punti meriterebbe una serie di considerazioni a sé ma…
…ma poi capita che ti ritrovi in un paesino d’Abruzzo chiamato Mosciano Sant’Angelo in provincia di Teramo e t’imbatti in un locale (il Pin Up) spettacolare, nuovo ma dallo stile vintage. Grande tanto quanto il Circolo degli Artisti. Perfetto esempio di recupero industriale. Gestito alla perfezione e capace di portare in terre tendenzialmente dimenticate dai grandi nomi artisti come Giovanni Lindo Ferretti o Dinosaur Jr. E allora mi chiedo. È ancora possibile credere alla musica, quella vera? Perché un locale come il Pin Up ci riesce e gli altri no? C’è ancora chi va ai concerti e non solo a quelli strapubblicizzati. Si può fare…allora!
Invece che sparare cazzate l’ho chiesto direttamente ad Aldo Minosse, uno dei gestori del Pin Up. Nella seconda parte dell’articolo, che sarà pubblicata la prossima settimana, troverete l’intervista.
Sabato 4 maggio @Pin up Mosciano (TE)
Live report scritto da Silvio Don Pizzica e Marco Vittoria. Le parti in corsivo sono di Marco e le restanti di Silvio.
Con quale spirito ci si appresta a godere dell’esibizione di un artista come Giovanni Lindo Ferretti a ventinove anni di distanza da Ortodossia? Avevo solo quattro anni allora e la vita dei CCCP, quella fantastica macchina di ribellione artistica e sociale, socialista e anarchica, italiana, russa, mediorientale e mediterranea si sarebbe conclusa solo pochi anni dopo. Ma il genio di Giovanni Lindo Ferretti non trovò certo pace con la fine dei CCCP. Dalle sue ceneri nacque un’altra band che avrebbe segnato la mia esistenza per sempre e che ebbe il merito di farmi scoprire anche la creatura precedente, a me tenuta nascosta dai miei pochi anni. Da quell’istante in poi, quando i CCCP divennero CSI, tutto iniziò a mutare in maniera quasi fulminea e nello stesso tempo a nascondersi agli occhi di chi come me si era innamorato di Canali, Ferretti, Zamboni, Maroccolo e tutti gli altri con incolpevole ritardo. Ognuno di loro prese la sua strada, chi scegliendo la via della spiritualità, chi della continua produzione musicale. Sto per vedere Giovanni Lindo Ferretti dal vivo e quello che sento è la paura dell’amore. Paura di non riconoscere quel folle compagno con la cresta. Paura di cosa avrei potuto ascoltare dopo che mi avevano raccontato dei suoi spettacoli, per molti tediosi e non certo musicali, fatti di poesie e Spoken Word.
Ho visto la scaletta.
CANTO EROICO – TU MENTI – AMANDOTI – TOMORROW – MI AMI? – OH! BATTAGLIERO – AND THE RADIO PLAYS – RADIO KABUL – POLVERE – OCCIDENTE – CUPE VAMPE – ANNARELLA – DEL MONDO – MORIRE – BARBARO – PER ME LO SO – IRATA – OMBRA BRADA – EMILIA PARANOICA – UNITA’ DI PRODUZIONE – SPARA JURIJ.
Non posso che esserne felice, una felicità nostalgica. Non ho amato l’ultima parte della sua carriera e, con la banalità e la semplicità di gran parte di chi è al Pin Up questa sera, ecco la scaletta che volevo. Sono al locale di Mosciano (TE) per la prima volta. Una sorpresa. Un perfetto esempio di recupero industriale. Un ex capannone trasformato in luogo di aggregazione, ideale per i live (non perdetevi se potete i Dinosaur Jr il 26/05/2013), grande abbastanza per il tipo di artisti che ospita, organizzato alla perfezione, sia per quanto riguarda la gestione pre serata (promozione, ufficio stampa, ecc…) che per quanto riguarda la coordinazione, la disposizione dei posti a sedere, dei bagni, dell’area fumatori. Uno dei migliori locali del genere che abbia visto negli ultimi anni, forse, per la parte al coperto, meglio di locali storici come Il Circolo Degli Artisti.
Il posto è caldo, in tutti i sensi. Il pubblico è variegato, come ci aspettavamo. Giovanni Lindo Ferretti si fa attendere e noi aspettiamo con ansia. Non sarà solo. Lo accompagnano Ezio Bonicelli (chitarra e violino) e Luca Alfonso Rossi (chitarra e basso). Eccolo finalmente; si parte…
Inizia un cammino che ripercorre quasi trent’anni di carriera con un pubblico attento, sempre abbastanza tranquillo (pochi gli stati di agitazione, per usare un’espressione a lui cara) e due ex Ustmamò (il gruppo che aveva alla voce Mara Redeghieri) a supporto musicale di una voce mai sbiadita dal tempo e che semmai è andata sempre via via migliorando nello stile.
L’impressione è di trovarsi di fronte a un trio che è una sorta di CCCP 2.0, un gruppo teso al futuro più che al passato (e, infatti, il concerto inizia con l’ultimo pezzo dell’ultimo lavoro di Ferretti che vede fra i collaboratori un certo Pat Mastelotto, già in forze nei Mr. Mister e nei King Crimson e oggi apprezzato solista e membro degli Stickmen) che è capace di alternare la delicatezza di “Amandoti” a “Tomorrow (Voulez-Vous un Rendez-Vous) ” che pur mancando della voce di Amanda Lear emoziona tutti i presenti.
È sorprendente l’opera di ristrutturazione effettuata da Ezio Bonicelli e Luca Rossi, ma del resto se avete ascoltato il disco A Cuor Contento che uscì in allegato con Xl di Repubblica e oggi reperibile solo nei punti vendita Feltrinelli, dovevate aspettarvelo!
Pochi i momenti della serata narrati, tanti quelli suonati e cantati con un Ferretti che esibisce una presenza scenica che a sessant’anni pochi potrebbero avere.
Peccato solo per la presenza forse un po’ troppo massiccia della drum machine e di continui campionamenti, ma del resto negli anni duemila ormai è questa la prassi, che lo si voglia o no.
Comunque sia, se il tour “In concerto, a Cuor Contento” dovesse toccare la vostra città non lasciatevi sfuggire l’occasione di ammirare un pezzo di storia della musica italiana.
Del resto molti artisti “moderni” devono tanto ai CCCP e ai CSI, basti pensare alle cover di Gianna Nannini e dei Subsonica e forse persino noi che usufruiamo della musica tutti i giorni dobbiamo qualcosa a loro per l’innovazione sonora apportata durante gli anni ottanta e novanta.
La domanda quando arrivano le ultime note di “Spara Jurij” che chiude il concerto infatti è stata per molti: “Ci sarà mai qualcuno in grado di raccogliere un’eredità tanto pesante quanto quella di CCCP, CSI e PGR”?
Per me la risposta è ovviamente no e i 100 minuti cui ho assistito sono stati indubbiamente fra i più intensi della mia esperienza concertistica.
Lunga vita a Giovanni Lindo Ferretti dunque!
Finito il concerto, la cosa che resta più di ogni altra è la pelle d’oca che ho avuto quando ha intonato “Mi Ami” o “Occidente” e il vedere tutta quella gente scatenata sotto le urla di “Spara Jurij”. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando sono entrato al Pin Up, da quando ho ascoltato l’ultima volta questi brani, da quando mi sono sentito vivo l’ultima volta. Il tempo si è fermato, l’esistenza di Giovanni Lindo, la mia, la serata in questo locale in stile anni cinquanta, la musica. Tutto è fermo. Tutto è diventato un unico istante talmente piccolo da somigliare all’infinita eternità.
E non capisci tutto il veleno che qualcuno riesce a sputargli contro.