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Plan de Fuga, esce il video di “Spazi Immensi”
Il video, per la regia di Fred Cangianiello, è stato girato in un teatro vuoto, dove in un ipotetico provino si mettono a confronto due band per capire chi possa avere i requisiti per diventare una pop star, ironizzando sul ruolo della musica, ormai marginale rispetto alla prepotenza della forma.
“Sono immagini di niente, vite dello schermo, giochi di chi vince e non ha mai abbastanza e aspetto una risposta, vorrei decidere una volta anch’io”(Spazi Immensi). Il singolo precede l’uscita del nuovo lavoro del quartetto bresciano, previsto per i primi mesi del 2016, e annuncia il tour che li vedrà impegnati tra novembre e dicembre in alcuni Club della penisola.
Ecco le date:
18/10 : Secret show, Milano
11/11 : Le Mura, Roma
13/11 : Meet, Atripalda (AV)
19/11 : Biko, Milano
28/11 : Edonè, Bergamo
12/12 : Interstate, Udine
19/12 : Marcos Pub, Livigno
Plan De Fuga – Love ° PDF
La prima vibrazione che ci regala “Love°Pdf”, il nuovo disco dei bresciani Plan De Fuga, è la certezza – allegata ad una conferma – di quanto su per giu sapevamo da tempo se non addirittura da sempre, vale a dire che il punto centrale della poetica della band è quell’agrodolce malinconico e melodico che non lascia scampo e che da una lezione sonora a tanti simulacri e “succedanei” dell’emergenza sonora; lo si avverte nitidamente in questo disco, c’è tutta la sensualità di una crescita ed una cura che delinea subito un’atmosfera canagliescamente avvolgente e che è sintomo di un mondo sonoro che riparte, che rimette in moto quella perfezione attitudinale del rock autorale.
Una confezione di classe che racchiude da una parte un dvd con quattro videoclip già editi più tre ancora inediti, e dall’altra il disco con le undici tracce, le undici suggestioni che accompagnano l’ascolto di questo lavoro edito dalla Carosello come un brillante da sfoggiare tra gli scaffali sempre più impoveriti di bello; tracce che parlano, vantano, struggono, piangono e anelano l’amore in tutte le sue gradazioni, intensità e strappi sonori fanno la loro controparte, si amalgamano e dividono nelle sfaccettature del pop, rock, funk. sprizzi soul e tenerumi scuri per restituire interamente e a tratti solennemente la dimensione di un disco che non si rivolge solamente ai parterre di casa nostra, ma pronto per il grande pubblico internazionale, alle grandi platee d’ascolto allargate a dismisura.
Cantata in inglese per intero, la tracklist snocciola canzoni una più bella dell’altra, difficile fare una scelta per difetto, irrequietezze ben definite, punti d’appoggio briosi e rabbie circoscritte sono il comune denominatore di tanti passaggi, come nella stupenda e Radioheadiana “Touchè”, nella fantasticheria Stinghiana che rutila “Make it”, tra le ombre doppie evanescenti Buckleyane “On your own”, “This was your bad”; notte e giorni si alternano per l’intoccabile diametro del registrato, animosità delicate ti scompigliano delicatamente tra i tasti di pianoforte “The jump” o ti legano le vene con gli arpeggi cromatici di “All that stands around” per segarti le gambe definitivamente nel momento preciso in cui l’intimità roca di “Violence” passa chiudendo il disco, come un paravento soul loner che fa a brandelli quel poco di cuore che è rimasto a fare tunf tunf dentro la gabbia toracica.
Il loro è un piano di fuga dannatamente architettato ma che nessuno prende sul serio, nessuno vuole scappare dal loro ammaliante trappola poetica, proprio nessuno. Disco Dop.