Poesia indie-rock Tag Archive

This is Head – The Album ID BOPS

Written by Novità

Ancora una volta un disco di una band svedese tra le mie mani, fuori è troppo caldo per questa musica ma una pioggia improvvisa crea la giusta atmosfera. Io musicalmente li ho sempre visti superiori gli svedesi, sarà qualche concetto assurdo assorbito con gli anni di ascolti ma non mi ricordo un disco svedese che facesse completamente schifo. Questa volta la mia attenzione è chiamata a confrontarsi con i This is Head e il loro disco The Album ID. Il lavoro suona senza troppi giri di parole sotto un tetto indie pop rock tipicamente (nord)europeo, le melodie semplici ma orecchiabili catturano subito l’ascoltatore temporaneamente ipnotizzato, tutti i pezzi si legano tra di loro con una semplicità disarmante. Brani come “Staring Lenses” e “Summertime” rendono molto bene l’idea di The Album ID. Non voglio lasciarmi scappare la naturale passione trasmessa dai This is Head, non sarà certamente un capolavoro ma ricordiamo sempre che sono svedesi e gli svedesi fanno le cose per bene. Almeno è quello che da anni continuo a credere.

http://www.youtube.com/watch?v=kUlMJ4edhrM

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Edda – Odio i vivi

Written by Recensioni

Stefano Edda Rampoldi, al mondo Edda,  non scrive solo canzoni, ma da un senso da brivido a quello che dice nelle convulsioni della sua sofferenza dentro, al centro di quella sua poesia malata che si sbatte e rotola come in un catino rovente pieno di ferite e momenti di felicità al pus, ed è da quel senso da brivido e di gran rinascita  che la musica alternativa italiana prende uno scossone tremendo da parte di quest’artista stupendo, forte e fragile riesploso al mondo con Semper Biot – dopo i fasti e le cadute con i Ritmo Tribale –  e qui nella riconferma assoluta del nuovo album “Odio i vivi”, secondo personale incunabolo “off” che va ad emozionare ulteriormente lo spirito di un ascolto oltre il privilegio.
Disco da ascoltare varie volte prima di entrare nel suo io, è un percorso tortuoso e salvifico che Edda – con Walter Somà con cui ne divide i testi – intraprende attraverso una canzone d’autore che pizzica il rock, una certa “avanguardia” sperimentale e un’anarchia metrica, di convenzioni e scrittura, dieci tracce trasversali che della libertà espressiva ne fanno baluardo di sincerità totale; una sonorizzazione che, oltre alla strumentazione di prassi, prevede autoharp, ottoni, marimba, sega musicale e lamiere ferruginose, contrasti e melodie che si fanno copiose come l’umorale che l’artista cambia di continuo, come un temporale prima o dopo di una giornata ossessa.

Non ci sono direttrici da seguire od inseguire come i dischi “classici” pretendono, qui si viaggia beatamente a vista, tra ondate poetiche d’inimmaginabile bellezza come la stupenda “Topazio” sangue interiore che vomita fuori pensieri fuori geometria, il subliminale resoconto di un delirio vivo “Marika”, la ballata per una mancanza d’amore vero “Gionata”, tracce queste scritte insieme a Gionata Mirai de Il Teatro degli Orrori, il rumorismo lavico che esce da “Omino nero”, la sinfonia vibrante in crescendo “Il seno” e quel diadema storto appeso in finale che risponde al nome di “Tania”, un blues da piangere con il quale il grande Edda ci offre un affresco da pelle d’oca di quello che questo musicista interprete può far germogliare dal suo spirito, in alto, sempre più in alto fra trombe, ottoni, ottavini squillanti e lo spazio illimitato di quel cielo che si apre davanti come un sipario accogliente.
Prodotto da Takedo Gohara, arrangiato da Stefano Nanni, magnificato da Stefano Edda Rampoldi.    

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