Noise Rock come non ci fosse un domani. Mr. Kiss è il disco d’esordio del trio strumentale Gli Anni Luce dove troviamo la piacevole presenza di Bruno Germano dei Settlefish, quanti ricordi dal sapore Indie, il buon vecchio Indie (lasciamo perdere le lacrimuccie, ormai siamo diventati grandi uomini maturi dalle elevate prospettive culturali). Cinque pezzi che prendono vita su vinile per esaltarne le qualità del suono, cinque pezzi di prepotente avanguardia che non lasciano spazio a riposi mentali (la mente vive uno strano vincolo di abbandono). Mr. Kiss tira di brutto dall’inizio alla fine senza sosta, un disco dalle diaboliche ispirazioni. Si parte con “Scaricatori di Porno” e le situazioni metalliche iniziano ad impadronirsi di un ascoltatore rapito e senza scampo, basso e batteria come spietati orologi del miglior Dalí a definire sonorità Post Rock. Le chitarre esplodono in tempesta, una devastazione incontrollata e poi di nuovo la quiete.
Tutto per ben oltre cinque minuti. “Il Ciccione Viaggiatore” inizia con una calma quasi impaziente, un suono caldo inizia ad avvolgere quello che potrebbe essere un viaggio interstellare, Gli Anni Luce mettono il tocchetto di genialità quando è necessario metterlo senza rendere mai il pezzo pesantone e stantio. Le chitarre chiamano luce, tutto il resto lancia ombra. Questo pezzo emette un suono incontrollato per oltre dieci minuti, ne rimane una condizione di torpore mentale. “Bello Anzi Bellissimo” non è un complimento esagerato al disco (che comunque lo merita) mai il terzo pezzo di Mr. Kiss, Ambient esasperato al massimo delle possibilità, non arriva mai l’esplosione delle chitarre a cui eravamo abituati nelle incisioni precedenti, si vive un innaturale imposizione di angoscia e il mio pensiero inevitabilmente vola verso gli Ulan Bator ma forse sono solo considerazione che lasciano il tempo che trovano. Tutto completamente diverso nella martellante “Le Reni di Babbo Natale”, ancora molto Post Rock, sempre singolari nelle scelte che in questo brano ci tengono col fiato tirato per appena due minuti. Mr. Kiss chiude le proprie porte con una nostalgica “2323”, una dolce ricerca dell’interiorità caratterizzata da sperimentali giochi sonori e poi come un fulmine a ciel sereno una chitarra spezza la pace, ma è solo questione di un secondo. Soltanto un secondo. Un alternarsi tra bianco e nero, si gioca con la luce, con i sentimenti, con la razionalità. Gli Anni Luce presentano un esordio discografico di grande impatto tecnico ed emotivo, la soluzione più congeniale alla musica alternativa italiana, poi con aria vergognosamente fighetta e rassegnata non andate a raccontare in giro che in Italia la musica e morta. Gli Anni Luce sono la risposta alla “falsa” crisi creativa in Italia, Mr. Kiss è senza nessun ripensamento un discone.