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“Hardcore Punk is back in town” al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ)
L’Hardcore torna a Pratola Peligna (AQ) dopo 8 anni e lo fa alla grande con 3 gruppi tritaossa nel segno della miglior tradizione Old School. Gli STRAIGHT OPPOSITION da Pescara con oltre 400 concerti alle spalle insieme agli UPWARD da Milano e i RageCage saranno pronti a far tremare tutta la Valle Peligna, quella che, per molti anni, è stata la roccaforte dell’Hardcore in Abruzzo. Di seguito i dettagli dell’evento:
Hardcore Punk is Back in Town
Sabato 19 dicembre ore 22:00
Garbage Live Club
Via Levante 1 Pratola Peligna (AQ)
Ingresso free
Paincheck + NoN live al Garbage Live Club
Continua la programmazione live al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ) sempre all’insegna della musica emergente, indipendente, di qualità e fuori dai soliti schemi. Questa volta saranno sul pit i Paincheck, freschissima formazione in trio che proporrà un repertorio originale di stampo Grunge ma con diverse influenze garantite dalla diversa estrazione musicale dei suoi membri. Con loro, arrivano per la prima volta, i NoN, band fiorentina che miscela il classico Alternative Rock italiano a sonorità Wave e Slowcore. Un doppio live che accontenterà un pubblico diverso e che non vi lascerà certamente insoddisfatti per la grande qualità messa sul piatto.
SABATO 14 NOVEMBRE ORE 22:30
GARBAGE LIVE CLUB VIA LEVANTE 1
PRATOLA PELIGNA AQ
PAINCHECK + NON (evento Facebook)
STREETAMBULA MUSIC FESTIVAL: Tutto pronto per la terza edizione!
Giunge alla terza edizione l’evento musicale indipendente più importante di tutta la Valle Peligna (AQ) organizzato dall’associazione culturale Nuove Frontiere e dalla webzine Rockambula. Rispetto alle passate edizioni, Streetambula non sarà più un contest ma un vero e proprio festival che vedrà protagonisti i Thegiornalisti, la band Indie Pop rivelazione dell’anno. Ad affiancare la formazione romana ci saranno ben altri sei gruppi, che inizieranno le loro esibizioni dalle 17:00 circa.
Giocano in casa The Old School con il loro rinnovato Garage Rock; sempre abruzzese ma di tutt’altra zona lo Psych Rock dei teramani I.Muri e il Rock alternativo ed etereo di scuola anni 90 degli À L’Aube Fluorescente. Arriveranno invece dal resto della penisola i fiorentini Cento, e quindi, a dare un tocco New alla manifestazione i The Last Project di Pavia e i talentuosi torinesi We Are Waves.
La scaletta e l’orario preciso dei singoli eventi è ancora da definire; per ogni aggiornamento e informazione seguite la pagina facebook dell’evento.
Vi ricordiamo che, come ogni anno, nella Piazza Garibaldi di Pratola Peligna (AQ) (ingresso gratuito) oltre al palco e ai musicisti troverete stand gastronomici, etichette, dischi, curiosità e tanto altro.
L’appuntamento è dunque per
Sabato 29 Agosto 2015
Piazza Garibaldi
Pratola Peligna (AQ)
Ore 17:00 Ingresso Gratuito
Di seguito il divertente trailer in perfetto stile Lo-Fi/Streetambula
Info: Silvio 3400690969 Fabio 3482935906 Riccardo 3389365610
The Graveltones al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ)
Continua il tour italiano del duo australiano trapiantato a Londra composto da Jimmy O (guitar/vocals) e Mikey Sorbello (drums). The Graveltones saranno sabato 1 agosto al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ). La loro musica esplosiva è una miscela di di Heavy Blues e Rock and Roll , dalle influenze che spaziano da Captain Beefheart a John Lee Hooker passando per i Queens Of The Stone Age. Di seguito il loro ultimo videoclip:
“Nero” è il nuovo video dei Plunk Extend
“Nero” è il secondo singolo dopo “Rosso” tratto da Prisma e uno dei cinque brani – ciascuno intitolato come un colore – che formano quello che, pur avendo la lunghezza di un ep, è per i Plunk Extend a tutti gli effetti un disco vero e proprio. Prisma è infatti un concept album dove i colori sono una metafora per raccontare storie dal carattere esistenziale, accomunate da un desiderio di fuga e di rifiuto della realtà così come è. I brani sono tutti contraddistinti da un suono art-rock multicolor che ha lo spirito dei Settanta ma si muove nel presente mescolando indie-rock, pop, psichedelia, hip hop, cantautorato, prog e molto altro. In concomitanza con l’uscita del nuovo video i Plunk Extend hanno iniziato un mini-tour partito lo scorso 25 marzo dal Barrio’s Cafè di Milano (dove “Nero” è stato proiettato in anteprima). Le prossime date saranno il 18 aprile al Factory Live di Cormano (MI) e il 23 maggio al Garbage Live Club di Pratola Peligna (AQ).
La Band della Settimana: Dr. Quentin & Friends
Quinto Fabio Pallottini, aka Dr. Quentin, è un giovanissimo cantautore di Pratola Peligna , piccolo paese abruzzese, troppo piccolo per chi dell’arte ne fa uno stile di vita. L’approccio alla musica di questo ragazzaccio dai capelli rossi risale alla prima adolescenza, quando imbracciando un basso elettrico comincia a suonare nel garage di Prince Spark, batterista e membro originario dei cosiddetti Friends che costituiscono la formazione attuale del dottore. L’irriverenza e il carattere ribelle del nostro artista condensano in prime esperienze punk rock e già in queste comincia ad intravedersi quel talento che negli anni successivi renderà Quentin un vero e proprio showman; già, perché quel basso avrebbe potuto suonarlo anche spento, l’energia sprigionata dalla sua presenza e dalla sua voce avrebbero fatto il resto. La svolta artistica del cantautore, dopo aver macinato punk affine a Rancid, Green Day e Blink 182, si ha nella sua esperienza britannica: Quentin trascorre un anno a Londra. Qui, entra in contatto con gli artisti di strada della metropolitana e dei pub londinesi, apre i suoi orizzonti musicali cominciando a percorrere i territori del Folk e del Raggae. In questo periodo compone numerosi pezzi dalla vena cantautorale e melodica, alcuni dei quali rientreranno nel suo repertorio attuale. Con in spalla una Ibanez acustica dalle corde arrugginite e un cappello Pork Pie in testa era nato un nuovo personaggio, il Dr. Quentin. Il dottore si esibisce in un numero impressionante di spettacoli acustici in solo, aprendo gruppi abbastanza conosciuti nel panorama indie italiano come gli Zen Circus. Con uno stile dinamico e sempre aperto alle contaminazioni, preferendo le liriche british a quelle in madrelingua, Quentin entra in poco tempo nelle grazie di tutti gli amanti della musica del circondario. Le varie influenze Raggae spingono il giovane artista ad una nuova evoluzione e ad una nuova idea, che avesse comunque in lui e la sua figura artistica irriverente il centro del progetto musicale: i pezzi, finora interpretati dalla sua voce e dalla sola chitarra acustica, entrano a far parte di una sinfonia che prevede più strumenti. Nasce la formazione beffardamente nominata Dr. Quentin & Friends. Si passa ad un’interpretazione elettrica, rock, Raggae di quelle liriche e melodie intime e cantautorali: il risultato è una musica energica che coinvolge, che fa ballare, che fa cantare, che intrattiene, che ti entra in testa in atmosfere che vanno dal Pop al Roots Raggae alla psichedelia. Alla voce maledetta di Quentin si accompagnano gli assoli di Osvaldo Orsini (aka Oss, chitarra solista), le linee di basso raggaeggianti di Luca Del Rosso, le percussioni esplosive e tribali di Gregorio Liberatore (aka Prince Spark, batteria), i cori psichedelici di Jacopo Santilli e gli innesti della tastiera di Luca Di Pillo. Dr.Quentin & Friends è un progetto nuovo, fresco che vanta già performance live, come l’apertura alla rock’n’roll band romana dei Giuda, ed ha riscosso un ottimo apprezzamento da parte del pubblico. Nel 2015 è uscito un Ep contenente tre brani: “What I Got”, “Sweet Dirty Music”, “Carry On”. Oltre alla sua innata capacità di scrivere canzoni che ne fa un talento unico il dottore si fa forte di un carisma e una personalità devastanti che lo rendono un vero e proprio animale da palco, da non perdere.
Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session) 21/12/2013
Ho aspettato molto prima di buttare giù queste due righe su Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session) e, a essere sincero, non avrei mai voluto essere io a scriverne. Non è mai facile, forse neanche troppo simpatico parlare (e con amore, perché questo è il caso) di un evento del quale si è anche co-organizzatori eppure alla fine mi sono deciso ma con la promessa, che spero possiate confermarmi mantenuta, di non lasciarmi trasportare dalle mille emozioni che hanno scaldato le pareti di Caffè Palazzo il 21 dicembre a Pratola Peligna (AQ). Ormai sapete tutti che Streetambula è il braccio di Rockambula, quello che organizza festival, contest ed eventi e mette le band in contatto con tutte le realtà interessate dal panorama indipendente, etichette, studi di registrazione, uffici stampa, pubblico, locali, webzine. La storia di questa Winter Session nasce qualche mese fa, quando Lorenzo Cetrangolo, nostro fidato redattore e proprietario degli studi milanesi dalla QB Music (da poco anche etichetta), ci propose di partecipare attivamente a un contest intitolato appunto al ventennale di Grace, storico album di Jeff Buckley.
Ovviamente la risposta di Rockambula è stata positiva ma è andata anche oltre. “Perché non lasciare un posto per la compilation tributo che realizzerete il prossimo anno a una band di Streetambula”? Questa è stata la mia domanda e la Qb Music si è presto dimostrata entusiasta della cosa. Vi spiego subito di che si tratta. Il prossimo agosto Grace compirà vent’anni. La Qb Music darà la possibilità a tante band quante sono le canzoni del disco di registrare un brano dell’album, pezzo che andrà poi a finire nella compilation tributo prodotta e distribuita dalla stessa QB Music. Da quel momento è iniziata la discesa che ci ha portati al contest invernale di cui sto per parlarvi, Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session). Come anche ad agosto, ci sono state delle preselezioni e per la finale sono stati scelti quattro protagonisti che hanno confermato sul campo il loro valore, dando all’evento un valore aggiunto e alzando l’asticella della qualità molto in alto, mediamente anche più di quello che tutti si aspettavano.
Giunti alla serata fatidica, Caffè Palazzo è stato addobbato a festa, con striscioni, stand, maglie, spille, gadget e quant’altro e soprattutto, ricoperto di musica. La finale vera e propria sarebbe iniziata solo intorno alle 21:00, anche mezz’ora più tardi, ma già all’aperitivo ci aspettava una graditissima sorpresa. Basandosi su un testo scritto da me (lo trovate a fine articolo, per chi fosse interessato), Paride Sticca e Jacopo Santilli de À L’Aube Fluorescente hanno iniziato un racconto musicato che partendo da “Gloom”, un loro singolo di prossima uscita, ha attraversato tutte le mitiche canzoni di Grace, con un mix di note, cantato, teatralità, poesia e Spoken Word. Circa quaranta minuti da sogno, per uno dei momenti più toccanti di tutta la serata. Lasciata alle spalle questa fantastica introduzione, ci si andava avviando verso la gara vera e propria, mentre sullo schermo scorrevano le immagini della serata del 31 agosto, prima edizione di Streetambula Music Contest. La giuria schierata confusamente per evitare l’effetto esame di Stato era pronta. Oltre a me, in qualità di caporedattore di questa webzine e redattore di Ondarock, c’era Margherita Di Fiore, collaboratrice di RockIt, Luca Di Pillo, musicista, Salvatore Carducci, tecnico del suono, fonico, collaboratore di Rockambula e gestore di negozio di strumenti, Duilia Del Gizzi, rappresentante di Nuove Frontiere (organizzatrice dell’evento con Rockambula), Jacopo Santilli, musicista e poi c’era anche per il pubblico la possibilità di votare, per circa il 15% del verdetto finale.
Primi a esibirsi, dalla provincia di Teramo, i Two Fates, coppia anche nella vita che ha proposto un Indietronic coinvolgente e travolgente, carico di melodia ma anche di teatralità, fatto di note orecchiabili e improvvise sferzate avanguardistiche. Bellissima la voce di lei e superbo l’utilizzo di Ableton Live (ribattezzato, Two Fates Machine), strumento abusato nel campo dell’elettronica ma che nel Rock non ha forse mai trovato in Italia un impiego tanto funzionale, pratico eppure artistico. Nessuna imperfezione, i Two Fates sanno come proporsi e sanno come interagire col pubblico, hanno carattere e talento e per tutti il verdetto sembra già scritto, se non fosse per quella cover di Buckley, forse non all’altezza del resto. Poi però sale sul palco un certo Dr. Quentin, tutto solo con la sua follia che odora di gioia. Mette allegria, mette una carica pazzesca, i suoi testi traballano in un inglese claudicante ma tutto sommato comprensibile. Sembra il fratello pazzo dei Two Gallants. Il suo è un misto di Folk Rock, Folk Punk e Alt-Country che mette i brividi e quando intona Hallelujah, a modo suo, mette la pelle d’oca. Certamente la migliore della cover proposte in tutta la serata.
Superato il Dr. Quentin, entra in scena il Rock dei Droning Maud da Rieti. Il loro sound è potenza pura, ma non di quella esplosiva quanto un big Bang, quanto piuttosto quella di un buco nero, sfuggevole e misterioso. Certamente gli unici che abbiano veramente travolto il pubblico, i più maturi, anche se magari senza stupire troppo. Ascoltarli a due passi è stato come essere investiti da un tornado di note. A chiudere la gara, i liguri Caligo. Ragazzi di una disponibilità unica, una simpatia e un amore per la musica da far invidia. Avrebbero meritato di vincere solo per questo eppure, c’era che dell’altro, nella loro esibizione. Il loro Pop/Rock è puntuale e si mette tutto al servizio della voce e dei movimenti di Marco Ferroggiaro, vocalist e leader della formazione di Chiavari. Melodie e canzoni, di quelle belle, di quelle che si possono cantare anche solo dopo averle ascoltate una volta. I Caligo erano proprio quello che mancava alla serata. Ora è proprio tutto. È ora di scegliere un vincitore.
Il pubblico ha già deciso. Per loro a vincere è il Dr. Quentin. Ma lui, è l’unico che gioca in casa e a Streetambula ci teniamo a fare le cose nella maniera più obiettiva possibile. Il pubblico conta solo per il 15% e come vedrete, non basterà. A vincere infatti non sarà il Dr. Quentin, nonostante tutti abbiano apprezzato la sua cover, nonostante quasi tutti ne riconoscano la voce stridula ma perfetta. Nonostante io stesso abbia affermato che il dottore “scrive canzoni, melodie, come pochi sanno fare”. Non sarà lui a vincere perché tutti ne sottolineeranno i limiti. Suonare Folk Rock, in inglese, solo chitarra e voce e farlo senza stancare dopo venti minuti è difficile e, infatti, anche in questo caso la giuria lo farà notare. A vincere non saranno i Droning Maud, nonostante l’apprezzamento incondizionato di tutta la giuria che ha rilevato solo l’uso eccessivo di una precisa effettistica sulla voce in sostanza per tutta l’esibizione. Non vinceranno non per i problemini tecnici dovuti all’audio e la resa nel piccolo locale ma perché è vero che c’era da fare una sola cover di Jeff Buckley, ma a lui era intitolata la serata e quindi, quella cover, avrebbe avuto un certo peso. Non è piaciuto che quel riarrangiamento sia stato fatto con un paio di minuti di ritardo perché il testo non era stato imparato a memoria e il foglio dove era stato scritto non si ritrovava. Inoltre non è piaciuto molto il riarrangiamento. Dispiace, perché i pezzi originali targati Droning Maud si sono dimostrati una bomba, e forse questo conta più del verdetto finale. Non hanno vinto neanche i Caligo, forse troppo emozionati, certamente stanchi per i 500 Km percorsi per arrivare dalla Liguria in Abruzzo, qualche errore di troppo in fase esecutiva e uno stile troppo magro, asciutto, con poca personalità esclusa la voce di Marco Ferroggiaro, per poter arrivare davanti ai colleghi, i Two Fates.
Già, proprio loro. I Two Fates. Per una volta hanno vinto quelli che tutti si aspettavano che avrebbero vinto; la band più completa, che ha fatto meno errori, che ha arrangiato con cura il brano di Jeff Buckley (una curiosità, Giuliano Torelli mi ha confidato di essere uno dei mille ad aver visto Buckley dal vivo in Italia), che ha messo sul piano le composizioni più curate, più interessanti e, anche in ottica futura, dalle prospettive più rosee. Senza ombra di dubbio, hanno vinto i migliori ma tutti gli altri si sono dimostrati non solo all’altezza ma certamente capaci di ritagliarsi un gran bello spazio nel mondo della musica. Basta capire quale spazio.
Di seguito trovate il testo suonato e recitato dagli À L’Aube Fluorescente e scritto da me, nel caso qualcuno voglia leggerlo. Alla fine trovate invece il trailer realizzato per la serata da Andrea Puglielli.
Per i ragazzi di Streetambula, scegliere Jeff Buckley e il suo unico album compiuto Grace, il suo capolavoro che tra qualche mese compirà vent’anni, come cuore del Contest invernale non è stata certo scelta agevole. Ogni canzone di quel disco racchiude una magia che solo pochi capolavori possono vantare e anche le cover interpretate da Jeff hanno acquisito un’aura singolare, un abissale senso di eternità e spiritualità. Avete capito bene, quell’opera d’arte contiene ben tre cover. “Lilac Wine” di Nina Simone, “Corpus Christi Carol” di Benjamin Britten e “Hallelujah” di Leonard Cohen. Tre riarrangiamenti che hanno dato in dono a quei brani l’immortalità che meritano palesando come un artista possa adagiare la sua essenza anche in brani di altri, quando si suona con sentimento. Quello che speriamo possano fare stasera i Droning Maud da Rieti, il Dr. Quentin, pratolano Doc, i Caligo da Chiavari in Liguria e i Two Fates di Colonnella. Fare musica col cuore, per farci sognare il suo volto ancora una volta. Sognare la sua vita.
Una vita che per Jeff non doveva essere stata facile. Il 17 novembre del 1966 nasceva il figlio di Tim Buckley. Il padre di Jeff era proprio quel Tim Buckley che qualcuno sta fantasticando ora. Una delle voci più strabilianti che si ricordino e uno dei più eccelsi sperimentatori vocali e del Folk. Musicista mirabile, non proprio come nel suo ruolo di genitore. Non si consacrò molto al piccolo Jeff, prediligendo cercare buona sorte nella Grande Mela; più in là i due si sarebbero rincontrati ma quest’abbandono non fece altro che appesantire, col tempo, la grandezza di Tim sulle fragili spalle del figlio.
Jeffrey Scott Buckley, “Scotty” per chi lo amava, perse il padre che in fondo non aveva mai veramente avuto, a Santa Monica il 29 giugno 1975; Tim fu schiacciato dal peso di alcol, eroina e da una vita impossibile da sopportare. Tim entrava nella leggenda e Jeff era ancora un bambino. Poche volte “Scotty” ebbe la possibilità di stare con lui ma fu proprio durante una serata in omaggio al padre, nell’aprile del 1991 a New York, che per la prima volta le sue sorprendenti abilità canore furono alla portata di un pubblico di un certo spessore.
Da quel giorno Jeff Buckley ha inseguito il modello del padre, talvolta superandolo e diventando a sua volta un mito, nella sua fragilità una specie di divinità carnale fatta di sogni, illusioni, angosce e dei suoi molteplici amori; si dice che amò tante donne, forse anche Courtney Love con la quale di certo fu fotografato a teatro; di sicuro Joan Wasser (qualcuno tra voi la conoscerà come Joan As Police Woman) ma anche Elizabeth Fraser, splendida voce dei Cocteau Twins. Jeff presto sarebbe diventato una leggenda però consapevole della vacuità della sua vita, che, come in una premonizione, sembrava sapere che non sarebbe stata molto più duratura di quella del padre. Jeff inizia a suonare come tanti di noi hanno fatto, come io stesso ho fatto, con piccole band, con i Group Therapy; quindi incide le Babylon Dungeon Sessions e poi lavora con Gary Lucas e con i Gods And Monsters fino a giungere al colosso Columbia. Nascono una moltitudine di tracce, tanto materiale spesso ancora inedito che finirà soprattutto per alimentarne il mito, nella sua sfuggevolezza.
Jeff non dimentica mai da dove viene. Forse non sa ancora dove vuole andare . Sapete a chi è intitolato uno dei suoi primi Ep? Al Sin-è. Il locale nella parte orientale di New York dove giovanissimo si guadagnava il pane come sguattero e poi incominciò a esibirsi. Da lì e da allora ha iniziato una corsa frenetica che l’ha portato a Grace, uno degli album più importanti e struggenti di tutti i tempi. Dopo Grace, in un’inquietante analogia con le vicende emotive del padre, Jeff, che certo non era uno scrittore maniacale, si dimostra impossibilitato a reggere i ritmi del mercato e soprattutto a sottostare alle sue pressioni. Sketches For My Sweetheart The Drunk, l’album seguente, uscirà postumo e incompleto; Jeff non riusciva a produrre tanto e velocemente quanto il sistema richiedeva.
Ma chi era veramente Jeff Buckley? Un musicista stravagante e anticonformista, non sempre attento agli aspetti tecnici della sua arte, un uomo capace di non prendersi sempre sul serio, anche quando si trattava di spiegare il senso delle sue parole. Anche un uomo che si sentiva solo, ma non aveva paura della sua solitudine. Sapete, una volta iniziò un tour, otto date, in posti sperduti d’America, con un falso nome, sempre diverso. Spesso suonò solitario, in quel Phantom Tour, senza pubblico. Avete capito bene. Cercava nel suo isolamento di ritrovare se stesso, la tranquillità dell’essere “uno qualunque”, l’unico modo per capire chi sei è forse non essere nessuno, agli occhi degli altri.
Come il padre, Jeff aveva però tanti problemi, con l’alcol, con la droga e con se stesso anche se in maniera meno romantica (aperte e chiuse le virgolette) e meno meravigliosa. Nonostante questo però non sarebbe mai arrivato al punto di morire per sua intenzione. C’era un disco in cantiere sotto l’ala protettrice di Tom Verlaine, leader dei Television; quindi il trasferimento a Memphis. Il padre era morto ventidue anni prima, “Scotty” ne aveva trenta all’epoca. Il suo talento era ancora tutto da scoprire e quello che resta delle sue incisioni racconta di un uomo che non si sentiva certo arrivato, anzi aveva voglia di vedere fin dove la sua mente, la sua arte poteva spingersi.
Era il 29 maggio 1997 quando Jeff e il suo autista si stavano dirigendo verso gli studi di registrazione. Si fermarono, Jeff voleva fare un bagno nelle acque del Wolf River. Si tuffò vestito, cantando “Whole Lotta Love” degli Zeppelin. Non era drogato, non era ubriaco. Non aveva deciso che quello sarebbe stato il momento di lasciarci. Qualcun altro, forse, lo aveva deciso, se ci credete, forse Dio. O forse il destino, il caso, chiamatelo come volete. Fatto sta che in quelle acque fresche di un affluente del Mississippi Jeff, “Scotty” per chi lo ama ancora, ci lasciò facendo quello che più amava, cantando.
Di lui restano poche canzoni ma per chi lo chiama ancora “Scotty” nelle sue preghiere, ha lasciato molto di più. Resta il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e soprattutto resta un album inarrivabile come Grace, al di là del mito.
Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session), 21 DICEMBRE 2013
Dopo la splendida riuscita del contest/festival estivo Streetambula Rock Contest, i ragazzi di Nuove Frontiere e noi di Rockambula Webzine siamo orgogliosi di presentarvi la versione invernale dedicata a Grace, mitico album di Jeff Buckley. Si inizierà sabato 21 dicembre alle ore 19:00 circa presso Caffé Palazzo a Pratola Peligna (Aq) e la competizione, che come ripetiamo sempre è una gara nella quale tutti devono sentirsi vincitori, vedrà la partecipazione di 4 band selezionate da tutta Italia, oltre alla presenza degli A’ L’aube Fluorescente che ci hanno preparato una sorpresa proprio in apertura. Dall’Abruzzo il duo Two Fates ci delizierà con una performance Electroacoustic sensazionale mentre gioca in casa il Dr. Quentin, chitarra, voce, cuore e anima. Arrivano invece da Rieti i Droning Maud, che porteranno una ventata di sano Rock mentre dalla Liguria, da Chiavari, arrivano i Caligo.
I 4 si alterneranno nelle loro performance semi-acustiche, proponendo sia pezzi originali e sia alcuni riarrangiamenti di brani di Jeff Buckley tratti dall’album Grace. Perchè è proprio questo disco il pretesto per questa fantastica Winter Session. Gli Studi milanesi della Qb Music infatti, in collaborazione con la nostra webzine Rockambula, hanno pensato di realizzare per il prossimo anno un tributo in occasione del ventennale dello stesso Grace. Al tributo parteciperanno diverse band da tutta Italia, le quali potranno registrare il brano proprio negli studi della Qb Music. Il pezzo sarà poi inserito nell’album promosso dalla stessa Qb. Una delle band partecipanti sarà proprio la vincitrice di Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session). Al premio si aggiunge un rimborso spese offerto da Streetambula.
Il vincitore sarà deciso da una giuria competente che valuterà sulla base di criteri quali l’esecuzione, la composizione dei pezzi originali, il riarrangiamento della cover e la validità della proposta artistica. Inoltre, uno dei membri della giuria sarà lo stesso pubblico, attraverso modalità che vi sveleremo solo durante la serata. Non vogliamo aggiungere altro. Solo, non mancate perché sarà una serata magica.
Per arrivare a Pratola, sulla A25, uscita Pratola Peligna/Sulmona
Ecco programma, locandina, copertina e trailer.
Questo il sito ufficiale per scoprire tutto su Streetambula, che non è solo contest ma anche organizzazione eventi
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